di Maria Rita D’Orsogna*
Siamo a Bondi beach vicino a Sydney, Australia dove un gruppo nutrito di surfisti ha deciso di ribellarsi contro le trivelle in mare. Hanno organizzato un paddle out, cioè tanti assieme diretti verso il mare aperto per puntare l’attenzione sul Great Australian Bight, la casa di balene, ricca di biodiversità e dal mare blu. Perché l’area è a rischio? Perché la ditta nazionale di stato norvegese, ex Statoil, ora Equinor che fa più chic, vuole e persiste nel suo volere, trivellare questo paradiso d’Australia.
Da queste parti ci sono amanti del surf, amatoriali, ma anche noti professionisti. Il surf è uno degli sport più popolari del paese, e tutti vogliono tenere il mare e la costa il più possibile incontaminati. La gente è arrabbiata e scioccata che si sia arrivati a voler trivellare fin qui. Io sono invece scioccata che quei santarelli del norvegesi che fanno la predica razzolano poi cosi male in casa altrui.
https://www.facebook.com/GreatAustralianBight/videos/466262173908338
Della storia delle trivelle nel Great Australian Bight si parla da tempo (anche qua). Ma in questi giorni l’urgenza è forte visto che le elezioni qui si terranno il 18 maggio. In molti vogliono che ci sia maggiore attenzione a politiche green e non solo in nome, ma di fatto, e le trivelle nel santuario delle balene è forse uno dei contenziosi maggiori. Ci sono poi anche proteste sul fatto che il governo attuale non è stato sufficientemente propositivo e concreto nel dinimuire le emissioni di CO2, o che ancora adesso si parli di nuovi progetti per centrali a carbone.
Non è il primo paddle out della stagione, già ne sono stati organizzati altri a Bells Beach, per esempio, un altro paradiso dei surfisti a Melbourne, oppure sulla Gold Coast e in Tasmania. Ogni volta ci sono state sempre più persone, migliaia e migliaia fra cui per esempio, il campione mondiale di surf Layne Beachley.
Il Great Australian Bight è una specie di Galápagos dove vanno a riprodursi balene e i pesci; la Equinor/Statoil invece dice che ci sono qui enormi riserve di gas naturale e vogliono trivellare entro la fine del 2019. Dicono che sarà tutto safe (“sicuro”). Che altro vogliono o possono dire? Manca invece l’approvazione finale del governo australiano. Il governo è però notoriamente vicino agli speculatori del fossili – tutto il mondo è paese no? – e qui si continua a propinare il mito dei posto di lavoro, della sicurezza, dell’energia. Ma la gente non ci crede e l’incubo di perdite catastrofiche di petrolio non ne vale la candela, nell’immaginario collettivo. La stessa Equinor/Statoil ha dovuto ammettere che in caso di perdite ci sarebbero stati enormi danni lungo migliaia di chilometri della costa meridionale del paese.
I mari del Great Australian Bight sono profondi, burrascosi, remoti. Non ci sono adeguate strutture di supporto nè a terra nè a mare, ed è difficile trivellare qui in completa sicurezza, ammesso che mai lo sia!. Si teme che le condizioni possano portare a incidenti rilevanti, peggio che in Louisiana nel 2010. Addirittura si punta il dito al fatto che queste operazioni mai e poi mai sarebbero ammesse in Norvegia, la sede legale della Equinor/Statoil. E questo lo dice chiaramente Soliman Hunter, dell’Aberdeen University Center for Energy Law: “Equinor is proposing a lesser standard for the Bight than they would propose in the Norwegian Sea”.
Del resto anche in Norvegia ci sono delle aree sensibili, entro i quali la Equinor non può trivellare, come ad esempio, al largo delle isole Lofoten, dove finalmente dopo tanti anni di tira e molla, il governo di Oslo ha detto no, nonostante le stime di enormi riserve petrolifere. Gli australiani non mollano, e anzi le proteste proseguiranno anche ad Oslo; un gruppo di surfisti volerà fino alla capitale norvegese per manifestare la loro opposizione. Intanto il Great Australian Bight è stato proposto come sito UNESCO, e le varie celebrità (fra cui Mick Fanning e Steph Gilmore) del surf dicono di no. Vediamo chi vince, anche se i norvegesi hanno già perso in partenza: un paese arricchitosi con il petrolio che fa la morale sulla pelle delle balene altrui…
* Fisico e docente all’Università statale della California, cura diversi blog (come questo, dove l’articolo è stato pubblicato con il titolo completo I surfisti d’Australia a salvare il mare delle balene dalle trivelle norvegesi). Consapevole dell’importanza dell’informazione indipendente, Maria Rita ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi
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