di Penny*
Lasciate che i bambini giochino.
Corrano e cadano.
Si rotolino sull’erba.
Si arrampichino sugli alberi.
Che non stiano in fila.
Che lascino i giochi in disordine.
Che parlino da soli.
Che s’incantino di fronte a un libro o a un cartone animato.
Che si picchino. Un po’.
Poi facciano come se niente fosse.
Che non si allaccino la giacca.
Che non mettano il berretto quando fa freddo.
Lasciate che si addormentino sul tappeto, braccia in su.
Che si sporchino i vestiti.
Che rovescino l’acqua.
Che non sappiano stare dentro ai bordi.
Che disegnino mostri e ne parlino.
Che chiedano continuamente perché.
Lasciate che non stiano fermi.
Che si sbuccino le ginocchia.
Che inventino scuse e mondi.
Che dicano: quello non è più mio amico.
Che non si vogliano pettinare.
Che giochino a palla. A prendersi e corrano a perdifiato.
Che sappiano disobbedire.
Lasciate che a fare tutto ciò siano soprattutto le femmine.
A loro chiediamo di riordinare.
Di essere ragionevoli.
Di essere composte.
Di vestirsi da signorine.
Poi metti a posto, mi raccomando.
Regaliamo pentolini, bambole e cucinette.
Corone e bacchette da fatina.
Fammi questo, prendimi quello, tu che sei responsabile!
Ci aspettiamo cose. Da subito. Da sempre.
Poi diventano donne.
E non sanno dire di No.
Mettere limiti.
Si sostituiscono. Raccolgono. Tacciono.
O si lamentano perché non ce la fanno più.
Allora è il caos.
Credono che quella vita, sia cioè che le spetta.
Se le avessero fatte arrampicare sugli alberi. Sbucciarsi le ginocchia. Essere scomposte. Disobbedienti. Come i maschi.
Ora. Forse. Le cose sarebbero diverse.
Non è mai troppo tardi per essere quelle bambine. Ciò che non siamo state.
E disobbedire. Salire sugli alberi. Desiderare un paio di guantoni. Fare ciò che ci piace. Prenderci tempo. Lasciare che la vita la riordinino altri. E la casa pure. Buttare i pentolini. E correre a perdifiato.
Guance rosse. Vento tra i capelli.
Tempo nostro. Scomposto. Irriverente. Che a essere riverenti ci abbiamo occupato una vita.
Non serve essere protagoniste della storia per cambiare le cose. Scienziate. Scrittrici. O che altro.
Bastiamo noi. E la nostra vita. Che vale.
* Insegnante e madre di due ragazze adolescenti. Sul sul suo blog sosdonne.com dice di scrivere “per necessità” e che la sua ragazza quindicenne fa i disegni (davvero belli, come quello di questo articolo). Ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi articoli e ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui scrivendo:
Se c’é una libertà che abbiamo ancora, è quella di poter utilizzare le parole. Le parole sono potenti. Hanno la presunzione di cambiare le cose. Distruggere muri e creare ponti. Comune dona una possibilità alle parole, come quella di avvicinarsi alla verità, anche se scomoda. E lo fa nell’unico modo possibile, mettendo insieme e interrogandosi. Noi possiamo esserci. E farlo insieme in un progetto che unisce. Dicendo no a una società che divide. Penny
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