La ricchezza e complessità di un’epoca che ha cambiato la storia della musica melodica ma anche la cultura politica
Titolato così è semplificativo, ma dà un idea di un’epoca complessa e ricca di utopia. Io faccio riferimento soprattutto a Milano dove ho vissuto quegli anni strepitosi (ma se volete aggiungere altre informazioni ben vengano, anche perché lo scenario è molto ampio).
I “figli dei fiori”, ricordate “mettete i fiori nei vostri cannoni” non era solo una canzone, ma lo slogan di un’intera generazione di pacifisti. Il movimento hippy nasce in California alla fine degli anni Sessanta e si estende in tutto il mondo. È un movimento di contestazione giovanile che rifiuta le convenzioni e abbraccia il pacifismo. Il fotografo francese Marc Riboud in questo scatto immortala una ragazza con un fiore in mano davanti ai fucili spianati nell’ottobre 1967. L’escalation della guerra nel Vietnam (1964) fu il collante principale che unificò la cultura musicale dei giovani. Desidero, in questa complessità, dare spazio ai cantanti che hanno anticipato la ribellione, in particolare a Enzo Jannacci che da milanese ho seguito con ammirazione. Le sue canzoni sono di rottura rispetto alla musica melodica precedente, così come quelle di Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla e Francesco Guccini, Adriano Celentano, Francesco De Gregori, Mina, Milva, Ornella Vanoni. Non sono di politica in senso stretto come quelle Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli e Giovanna Marini, ma parlano degli ultimi, dei “poveri cristi” di cui, Jannacci, come chirurgo di rilievo, si è occupato. È interessante l’analisi che fa l’enciclopedia Treccani e che qui riporto. “Tra le figure chiave per lo sviluppo del rock e del jazz in Italia, con i suoi testi, allo stesso tempo surreali e ricchi di riferimenti all’attualità, di frequente in dialetto milanese (…). L’ambiente che Jannacci frequentava fra fine anni Cinquanta e primi anni Sessanta era animato da un particolare fervore teso a rompere con la tradizione melodica e a percorrere vie innovative in campo musicale. A Genova, città di frontiera prossima alla Francia, autori come Fabrizio De André, Gino Paoli, Bruno Lauzi e Luigi Tenco si facevano interpreti di una nuova sensibilità; dalle parti di Bologna Francesco Guccini e Lucio Dalla inauguravano la via emiliana al rinnovamento della canzone” (Treccani). Vincenzina, El purtava i scarp de tennis, Ho visto un re, Prete Liprando sono tra le canzoni dedicate, come ho già scritto, agli ultimi.
Poi c’erano le canzoni della “Mala”.
Una strepitosa Ornella Vanoni
Jannacci era un attore oltre ad essere cantante: era consapevole dell’impatto che aveva sul pubblico. Basta osservarlo. Dario Fo, che ha scritto parecchi testi delle canzoni di Enzo, era a sua volta famoso per gli spettacoli alla Palazzina Liberty (non ne ho perso uno) a partire da Il mistero buffo. Un periodo così ricco di sollecitazioni non poteva che influire su teatro, cinema, letteratura e via discorrendo. Pensiamo al “Piccolo Teatro” di via Rovello a Milano che mette in scena le opere di Bertolt Brecht. La letteratura (Pasolini, Calvino, Morante per restare in Italia). Il cinema degli anni sessanta è un’esplosione di creatività: da François Truffaut a Jean-Luc Godard, (era la Nouvelle Vague), da Fellini a Bellocchio, da Bertolucci a Sergio Leone, Giuliano Montaldo morto in questi giorni e chissà quanti ancora!
La pedagogia è al centro, essendo stata il motore della contestazione. I nomi sono noti a partire da don Milani e il movimento di cooperazione educativa (MCE) fino al mio professore Francesco De Barolomeis.
Poi c’è il dopo-sessanotto con l’impegno in tutti i settori che diventa politico a partire dalla vita sociale. Un esempio per tutti è Franco Basaglia psichiatra, fondatore di “Psichiatra Democratica” che riuscì in dieci anni di battaglie ad abolire i manicomi con la Legge 180 del 1978 Per tornare alla musica, sempre a Milano c’è un cantastorie famoso, Franco Trincale, Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica (Ambrogino d’Oro) che nelle strade canta canzoni di protesta politicamente impegnate.
Anche la chiesa cattolica ha un ruolo di rilievo con il Concilio Vaticano II e il Papa Giovanni XXIII e non è un caso che l’occupazione dell’Università Cattolica – nel novembre del 1967 – avvenne in concomitanza con il Concilio. Ora tocca a voi, cari lettori, a ricordare altri luoghi e altri avvenimenti questi anni avventurosi.
Mariano Rampini dice
Erano le voci che risuonavano nelle orecchie di un tredicenne (tanti anni avevo nel ’68) catturandone l’attenzione. Vorrei solo aggiungerne una che è forse rimasta lontana dalle luci della ribalta pur essendo potente. Quella di Piero Ciampi che molto condivise con gli altri cantautori dei suoi anni migliori.