Cari amici di Comune, è vero, mondo dei giudizi facili sembra ultimamente cresciuto. Non è più solo nelle chiacchiere da bar, è in buona compagnia con la “qualità” degli interventi di buona parte della classe politica. Un mondo di superficialità, che all’apparenza sembra avere la meglio, che taglia e non tesse, che esclude e non include, è il mondo degli slogan, della propaganda, dell’essere “contro o per, a prescindere”, che parla e non ascolta, che proclama, e non dialoga, che rottama, e non costruisce, dedito al consolidamento di chiusure, di paure, all’occupazione del potere a ogni costo… Questi atteggiamenti, e il relativo allentamento dei legami comunitari, sono alla base della crisi della partecipazione alla vita pubblica, dello svuotamento della credibilità della rappresentanza politica, dell’autoreferenzialità del sistema dei partiti, alla sfiducia che ha scavato un solco profondo in molti…
Eppure la soluzione non può essere l’indifferenza o l’astensione da ogni impegno. Forse mai come in situazioni di questo tipo diventa importante recuperare, con la necessaria visione d’insieme, la concretezza del fare, dei piccoli passi che costruiscano speranza, che coltivino quel guardare avanti che non si ferma al rancore e al lamento. Ma cosa fare in questa deriva che non sembra credere al lavoro paziente e costante? Forse cominciare a renderci conto che non ci sono altre strade se non quelle del costruire giorno per giorno, atteggiamenti diversi, che superino l’illusione delle deleghe in bianco alle star di turno, con le loro provvisorie alte percentuali di facile consenso a cui poi faranno seguito le loro altrettanto rovinose cadute. Quante ne abbiamo visti in questi ultimi anni? Quindi non è troppo presto per interrogarsi su come far nascere nuove forme di socialità e di partecipazione. Far crescere la capacità di auto-organizzazione delle comunità locali risulta ancora più indispensabile in questi periodi di crisi, quando sia l’intervento pubblico, sia i modelli di sviluppo economico centrati sull’impresa tradizionale mostrano i propri limiti. Emerge la necessità di far nascere vere e proprie “comunità intraprendenti” che co-operino, e che anche a partire da azioni modeste vadano in questa direzione. Possono essere esperienze tra di loro molto diverse ma concrete, come i negozi del dono e del baratto, le comunità a supporto dell’agricoltura, le comunità energetiche rinnovabili, le cooperative di comunità…
In tutto questo il ruolo di Comune nel far conoscere altri mondi possibili diventa sempre più indispensabile. Forme organizzative diverse che, nel contribuire a inserire elementi di economia altra (dono, reciprocità, mutuo aiuto, ricerca del bene comune), servano anche a costruire elementi di democrazia vera, e così invertire quel ciclo che ha spinto un gran numero di cittadini a prendere le distanze da ogni forma di impegno. Costruire occasioni che recuperino socialità, accoglienza, solidarietà, e perché no il senso del bello anche con piccole azioni (ogni cammino comincia sempre con i primi passi) può essere uno dei modi giusti per costruire insieme quella “Città Possibile” che ci faccia ritrovare l’orgoglio di abitarci. Piccoli passi che nel parlare al presente guardino il futuro e che sappiano costruirlo anche con chi verrà dopo di noi.
[Oreste Magni]
Tutte le adesioni alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
Marco Magni dice
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