Catena in Movimento è un’associazione nata nel Carcere di Bollate, a due passi da Milano, per offrire una prospettiva ai detenuti. Collabora da tempo con la cooperativa sartoriale “2.0”, che ha sede in un luogo non neutrale come Ri-Maflow, ed è stata avviata invece per chi esce dal carcere. Dietro le loro borse e magliette ci sono storie di chi non trova casa e lavoro ma anche storie di riscatto e mutuo aiuto. Catena in Movimento aveva bisogno di accesso al credito: quelli di Mag2 hanno scelto di concederlo perché, dicono, le persone sono più importanti delle logiche del profitto. Hanno anche deciso di diventare co-produtturi di magliette e shopper. In tempi di guerra e povertà crescente è più facile parlare di miseria e di paura che di speranza. Catena in Movimento e Mag2* non sono d’accordo
Può capitare che una sera d’estate dopo una cena sociale alla Ri-Maflow si abbiano incontri dal futuro condiviso. D’altronde uno dei luoghi simbolo della delocalizzazione è propizio per conoscenze non usuali. Nella fabbrica milanese svuotata e “trasferita” nell’Est Europa e recuperata dai lavoratori trovano ospitalità associazioni e piccole realtà artigianali e culturali.
Nella passeggiata digestiva c’è, però, un solo locale illuminato con all’interno una persona solerte nel riordinare stoffe, abiti e borse tra i tavoli pieni di macchine da cucire e altri attrezzi da lavoro. Lui è Cristian Loor Loor, ecuadoriano, ex detenuto, fondatore di Catena in Movimento, associazione nata all’interno del Carcere di Bollate (MI). Una realtà sorta nel 2017 per formare i carcerati in prospettiva della vita oltre le sbarre e affiancata dalla variante “2.0”, la cooperativa sartoriale avviata con l’uscita dal carcere insieme a Domenico D.M. e con sede alla Ri-Maflow.
Qui a sedere davanti alle macchine da cucire sono detenuti ed ex detenuti, impegnati ad apprendere un mestiere e a produrre borse, magliette e altri oggetti sartoriali per conto terzi. Un’opportunità non indifferente per chi può uscire di giorno dalla cella e lasciare l’inferno dei penitenziari, ma pure per chi ha scontato la pena e si trova di fronte alla riluttanza dei responsabili aziendali ad assumere persone con la fedina penale “sporca” e lo scetticismo generale della società a dare opportunità di riscatto a chi ha un passato penitenziario. Una convenienza di rilievo non solo per le persone coinvolte, ma pure per l’intera società: secondo il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro il tasso di recidiva di chi ha contratti di lavoro è di appena il 2%, contro quello medio del 68,7%. Di fatto il reinserimento lavorativo contribuisce a ridurre criminalità e costi detentivi a carico della collettività.
Una visione sociale per abbattere muri
Il racconto di Loor Loor piace ai responsabili di MAG2 e, se sono le persone ad essere importanti, allora l’incontro fortuito deve avere un seguito. Il ritrovo avviene pochi giorni dopo e consente di approfondire la sua conoscenza e l’attività di Catena in Movimento. Ex sceneggiatore teatrale, Loor Loor ha dimestichezza con l’arte del taglio e cucito, appresa dai genitori (il padre tappezziere e la madre creatrice di accessori di moda) e adoperata per creare i costumi teatrali. Un’esperienza riversata dietro le sbarre fornendo ai detenuti una formazione potenzialmente utile per il reinserimento lavorativo fuori dai cancelli. Attività lodevole, ma consueta negli istituti penitenziari, tanto da dare vita a una vivace economia carceraria attiva soprattutto nei settori dell’abbigliamento, degli accessori da tavola e dell’alimentazione.
Ad attirare l’interesse dei responsabili di MAG2 sono, piuttosto, altri aspetti, come la gentilezza naturale di Loor Loor e la visione “solidale” del proprio operato. Un percorso iniziato in carcere grazie al Funzionario Giuridico Pedagogico del Carcere di Bollate, la dottoressa Simona Gallo, che l’ha guidato a seguire il principio della “Giustizia riparativa”.
Una visione sfociata in numerose iniziative come “Aggiungi un posto a tavola” promossa durante le festività di Pasqua per consentire ad alcuni detenuti, soprattutto quelli con parenti lontani, di uscire di cella e di trascorrere il giorno della risurrezione con una famiglia ospitante. Una proposta lodata pure da Bergoglio con una lettera di riconoscimento al valore morale e spirituale dell’iniziativa.
Meritorio di citazione è pure il progetto “Abbattiamo l’indifferenza” con cui durante sono state realizzate mascherine protettive donando il ricavato per acquistare cibo e beni di prima necessità a quaranta famiglie di una comunità milanese in difficoltà per le restrizioni anti-Covid. Un meccanismo ripetuto in altre occasioni dove i prodotti artigianali creati dai detenuti sono andati a finanziare associazioni come Doppia Difesa, l’Altra metà del cielo e Casa Archè. Relazioni proficue anche per perseguire un’altra finalità: creare una rete virtuosa capace di abbattere i muri sociali, ideologici e culturali della discriminazione e di promuovere il cambiamento verso una società più giusta ed equa.
Un approccio solidale replicato nella cooperativa “2.0”. Qui a formarsi e a lavorare non ci sono solo detenuti in permesso o ex carcerati, ma una moltitudine di persone in fragilità sociale, come rifugiati, profughi e donne vittime di violenza di genere. Un’umanità variegata bisognosa di un reinserimento lavorativo ma anche nella vita sociale.
E allora Loor Loor si adopera, in collaborazione con le istituzioni, per aiutare i migranti nelle pratiche burocratiche di dovere o per cercare un alloggio a chi scappa da guerre e altri orrori umani. Con il supporto della prefettura, ad esempio, ha trovato accoglienza, prima provvisoria poi stabile, a tre profughe ucraine in fuga, al quale ha offerto un lavoro presso la sartoria prima di contribuire a inserirle in realtà più strutturate in grado di offrire maggiore stabilità occupazionale e un lavoro più qualificato rispetto a quanto potesse fare lui. Un impegno che rappresenta una sorta di paradosso di un mondo alla rovescia dove i potenti osannati fanno le guerre e lasciano le bombe creando distruzione e morte ed ex detenuti, i reietti della società, si prodigano per alleviare il dolore e fornire un futuro a chi fatica a immaginarne uno.
Co-produttori contro la fast fashion
La storia di Catena in Movimento è affascinante finché non si affronta la realtà. E la realtà è che un progetto sartoriale fatto da ex detenuti ha sostenibilità economica precaria. Da affrontare ci sono le comuni difficoltà registrate con l’avvio di un’attività e, soprattutto, una concorrenza agguerrita, spesso basata su comportamenti scorretti, se non criminali. Nel mondo della moda sono diffusi il lavoro precario, se non in nero al limite della schiavitù, con salari da fame, assenza di contratti e previdenza sociale, ambienti di lavoro insalubri, sfruttamento minorile, molestie sulle lavoratrici e altre violazioni dei diritti umani.
Non solo. Con l’avvento della fast fashion si sono diffusi materiali sempre più scadenti, dalla durata breve e insalubri per le persone e l’ambiente a causa dell’uso di prodotti tossici. Competere nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente non è semplice. Se poi si aggiunge il vizio italico di pagamenti ritardati o “scontati” unilateralmente, la situazione può diventare incerta. Per proseguire l’attività Catena in Movimento avrebbe bisogno di avere accesso al credito, sia per tamponare gli ammanchi di cassa, sia per investire in macchinari e personale. Peccato per realtà come quella in Ri-Maflow siano considerate “non bancabili”, ossia prive delle garanzie finanziarie per accedere a prestiti da parte degli istituti di credito. Se, però, contano le persone più delle risorse economiche, un sostegno si trova. A concederlo, naturalmente, è MAG2.
La cooperativa finanziaria, però, ha deciso che l’impegno solidale di Loor Loor fosse meritevole di iniziative che andassero oltre il semplice prestito di denaro. Per la prima volta dalla fondazione nel 1980 i responsabili di MAG2 hanno deciso di è diventare co-produttori di un finanziato.
Lo ha fatto destinando a Catena in Movimento del denaro a fondo perduto per la creazione di una linea sartoriale griffata MAG2 capace, almeno negli intenti, di portare lavoro alla sartoria lombarda. Ne è nato il progetto “L’Alta Finanza si Scatena” finalizzato a realizzare 50 magliette e altrettante shopper prodotte con materiali naturali provenienti da filiere certificate e solidali (il cotone biologico delle magliette è coltivato in Africa con un progetto a supporto delle comunità locali) e senza l’impiego di coloranti e altre sostanze tossiche. Abbellite con un disegno creata appositamente dal vignettista Gianlorenzo Ingrami, in arte Gianlo, sono promosse con una raccolta fondi su Produzioni dal Basso (qui il link). Gli obiettivi primari sono fare conoscere Catena in Movimento e recuperare risorse per stabilizzare le attività della cooperativa sociale. Ma l’intento è pure consentire a Loor Loor di proseguire il prezioso supporto alle persone in stato di fragilità sociale, onere un tempo a carico dello Stato e oggi sempre più perseguito da un’umanità fatta di singoli individui, associazioni e altre realtà del terzo settore.
*Mag2 ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
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