Il boicottaggio funziona. La terza azienda azienda di abbigliamento sportivo nel mondo non sponsorizzerà più le maglie della nazionale di calcio israeliana. Il gruppo tedesco, naturalmente, si affretta a far sapere che la decisione è stata presa un anno fa e non ha ragioni politiche, ma l’annuncio che fra qualche settimana il team israeliano dovrà trovarsi un altro sponsor arriva oggi, nel corso di un massacro senza precedenti, e ha un significato inequivocabile. Lo ha soprattutto per chi da moltissimi anni porta avanti una campagne tenace e nonviolenta contro le aziende e i marchi che sostengono finanziariamente e con la propria immagine l’apartheid contro i Palestinesi. E a proposito di immagine, oggi arriva un altro segnale, tragicamente tardivo ma di una qualche rilevanza, perfino dalla Casa Bianca: “Israele sta perdendo il sostegno del mondo”. Lo dice Joe Biden a cui qualcuno deve aver finalmente fatto notare che con il fermo sostegno al genocidio ha già perso la corsa al rinnovo della sua modesta carica
“Dopo anni di campagne globali, il movimento per il boicottaggio e il disinvestimento (BDS) è riuscito a convincere Puma a smettere di sponsorizzare la squadra di calcio israeliana”. Così il racconto di questo movimento internazionale ha celebrato la decisione dell’azienda di smettere di associare il proprio marchio alla nazionale israeliana. Secondo BDS Madrid, “il boicottaggio mira a indebolire il suprematismo e il genocidio israeliani”.
Secondo Puma, gruppo imprenditoriale tedesco, la decisione è stata presa un anno fa e non è legata alle richieste di boicottaggio, che erano già una costante molto prima del 7 ottobre. La fine della sponsorizzazione entrerà in vigore il prossimo anno, quando la terza più grande azienda di abbigliamento sportivo al mondo smetterà di fornire attrezzature alla squadra israeliana.
La firma dell’accordo tra Puma e lo Stato di Israele nel 2018 ha provocato un’intensa campagna internazionale di boicottaggio contro l’azienda che questo movimento ha accusato l’azienda di lavare l’immagine di uno Stato che viola quotidianamente i diritti umani della popolazione palestinese e di sostenere gli insediamenti illegali in Cisgiordania dato che la Federcalcio israeliana comprende squadre provenienti dalle colonie.
Nelle ultime settimane si sono intensificate le mobilitazioni contro Puma in diverse città. Dall’azienda insistono sul fatto che non ci sono ragioni politiche ma solo finanziarie e strategiche.
Secondo il movimento BDS, gli anni di “pressione ininterrotta e globale” su Puma e il danno alla sua immagine dovrebbero essere considerati “una lezione per tutte le aziende che sostengono l’apartheid israeliano”. Il movimento globale ringrazia le centinaia di gruppi di solidarietà di base, atleti e squadre di tutto il mondo che hanno sostenuto l’appello di 215 squadre palestinesi a boicottare Puma.
“Questa vittoria del boicottaggio è una vittoria agrodolce mentre continua la pulizia etnica dei palestinesi da parte di Israele. Ma ci dà speranza e determinazione nel ritenere responsabili tutti i responsabili del genocidio e i sostenitori dell’apartheid finché tutti i palestinesi non potranno vivere in libertà, giustizia e uguaglianza”, affermano dal movimento internazionale BDS.
Sei azioni per contribuire a fermare il genocidio a Gaza e per porre fine all’apartheid israeliana
Giancarlo dice
Netanyahu si è comportato peggio di Hitler, ha massacrato migliaia di bambini innocenti, merita di essere processato per crimini contro l’umanità. Il suo obiettivo è eliminare tutti i palestinesi e rubargli tutti i beni.