Ci sono pezzi di società nei quali, lontano dalle attenzioni dei grandi media, ogni giorno si accompagnano donne, uomini, ragazzi e ragazze, bambini e bambine a riconoscere e affrontare alcune fragilità. In quei pezzi di società non solo si portano avanti esperienze di cura straordinarie, ma spesso anche ricerche e analisi molto approfondite. Vorrei non fosse vero è un e-book, qui gratuitamente scaricabile, che mette insieme alcune elaborazioni emerse in un seminario promosso a Guidonia (Roma) sull’importanza dei centri antiviolenza, i disturbi alimentari, la mancanza di lavoro per i giovani, il disagio psichico degli adolescenti e la violenza contro i bambini. Una pubblicazione importante perché le autrici sono tutte donne con una grande preparazione teorica e pratica e perché ciò che lega i diversi testi sono la vita di ogni giorno, il territorio nel quale prendono forma e l’idea che non possiamo lasciare le cose come stanno. Questa l’introduzione scritta da Alberto Castagnola

Lattanzi
È raro trovare così tanti contenuti in un libro* di poche pagine, che sono però il risultato di ricerche e analisi molto approfondite e protratte nel tempo.
Qual é il primo tema affrontato? È quello del ruolo, e della situazione dei centri antiviolenza che molti comuni non riescono ancora a riconoscere come strutture essenziali in una società in continua trasformazione. La ricerca si apre con la descrizione del Centro “Le tre lune” di Guidonia e con la storia di alcune donne che vi sono state accolte. Molti gli accenni ai metodi adottati per far superare i traumi e per avviare ad una vita autonoma e liberata. I casi citati sono del tipo di quelli tante volte trattati, in modo più o meno superficiale, dai giornali specie negli ultimi due anni in cui i casi di violenza e di femminicidio si sono moltiplicati.
Il secondo testo affronta un problema che si continua a sottovalutare: quello dei disturbi alimentari, anoressia e obesità in primo luogo, ma le forme già studiate a livello medico sono di più. Si fa notare che sono almeno tre milioni gli italiani (non solo donne) che soffrono di una di queste forme di disturbo e che il numero sembra destinato a crescere.
Il terzo testo, fa un quadro, quasi un affresco rapido e sintetico, della situazione giovanile nella fase attuale di scarsissima offerta di occasioni di lavoro e di luoghi di lavoro a tempo indeterminato. Ci si riferisce ad una zona precisa della semiperiferia romana, ma la desolazione in cui si trovano i giovati con i quali ha parlato l’autrice è sicuramente presente in tutte le periferie e nelle zone più depresse del paese.
Il quarto scritto parla di un centro di accoglienza per ragazzi con disagio psichico. C’è da chiedersi, alla fine della lettura, quanti altri centri analoghi dovrebbero essere creati nelle periferie della capitale, specie avendo già a disposizione un’esperienza così positiva.
Infine, un altro tema di analoga importanza, la pedofilia e il traffico di materiale pornografico e più in generale tutti gli abusi che subiscono i bimbi di ogni età. Questo tema è affrontato in larga misura dal punto di vista della legislazione nazionale e internazionale.
In conclusione, abbiamo a disposizione un quadro molto articolato e documentato di una serie di fenomeni dannosi per la società che non trovano ancora sufficienti limitazioni e difese nell’apparato legislativo italiano e nelle concrete politiche degli enti locali e nazionali responsabili. Nell’insieme abbiamo invece esperienze concrete realizzate da associazioni e da volontari che sono profondamente coscienti delle normative esistenti e dei loro limiti. Questi riescono a realizzare azioni di alta qualità che potrebbero, oltretutto, costituire esempi da imitare per un’efficiente e diffusa azione pubblica d’intervento, specie nelle aree periferiche e degradate di molte delle nostre città.
Per concludere, un commento sulle brevi note biografiche delle autrici che chiudono il testo. Sono tutte donne con una ricca formazione teorica che moltiplicano le loro analisi di esperienze concrete, e sperimentano metodi e strumenti originali. Nessuna ostentazione culturale, tanto interesse nel sociale, da anni continuano ad accumulare dati e conoscenze sulla vita e le difficoltà delle donne e di tanti cittadini in una società solo in apparenza evoluta. C’è solo da sperare che il loro lavoro non si arresti e trovi i necessari appoggi nelle strutture pubbliche. Noi lettori le seguiremo con molto interesse. Certo tutte queste esperienze dovrebbero essere studiate e imitate da molti ministeri ed enti locali, perché ognuna di esse nel suo specifico rappresenta un percorso facile da ripetere adattandolo alle esigenze particolari di ogni territorio.
*Vorrei non fosse vero di Eleonora Savona, Susanne Giovannini, Maria Daniela Cavuto e Paola Fabiani
Ho avuto il piacere di leggerlo, molto significativo per capire problematiche che ai più ci sfuggono, compreso le difficoltà che gli operatori del sociale possono incontrare nelle istituzioni. Consiglio a tutti di leggerlo, la lettura è scorrevole e interessante per questo si legge tutto d’un fiato
Quando anche un “piccolo” testo è scritto con amore e dedizione…..
Ho provveduto subito a scaricare il testo digitale. Sono convinto che, essendo scorrevole ed interessante come viene precisato da altri lettori, mi piacerà. Grazie
Ho scaricato il testo che trovo denunci realtà note che vengono analizzate e descritte sotto un luce attenta e puntuale. Mi è molto piaciuto.