Stralci di un articolo pubblicato da il manifesto il 29 settembre. A proposito delle dimissioni di Renata Polverini e di cosa questo può significare per chi è interessato al cambiamento dal basso, consigliamo la lettura di «Chiedimi se sono felice».
Nel disperato tentativo di sfilarsi dal baratro morale che si era aperto sotto la sua ferrea regia, durante la rabbiosa conferenza stampa di commiato Renata Polverini aveva tentato di accreditare la favola di una giunta regionale efficiente e virtuosa danneggiata da consiglieri regionali crapuloni e corrotti. A 48 ore di distanza questa linea difensiva è diventata la disfatta di Caporetto. Il governo ha infatti impugnato di fronte alla Corte costituzionale la riscrittura del «Piano casa» regionale. (…)
Sarà stato l’effetto delle feste o delle ostriche, ma la legge si beffava delle norme di tutela del paesaggio. Lo staff tecnico del ministro per i Beni culturali Ornaghi aveva censurato la legge perché ad esempio consentiva di costruire infrastrutture sciistiche anche in zone vincolate o di realizzare lungo i 360 chilometri di costa laziale tutte le 60 richieste di realizzazione di nuovi porti o di ampliamento di quelli esistenti, porti canale, turistici e marine presentate in questi ultimi anni. Consentiva cioè di realizzare un porto ogni sei chilometri di costa: uno scempio inaudito che non teneva conto che il Codice dei Beni culturali vincola le aree costiere italiane.
La regione Lazio attraverso il piano casa affidava a se stessa il potere di deroga: il federalismo fai da te, come l’abnorme rigonfiamento delle spese di rappresentanza votate a ripetizione. (…) Ma al di là delle questioni istituzionali, i piani casa regionali dimostrano ancora una volta la loro incapacità ad affrontare le cause dalla crisi economica. (…)
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