di Francesco Biagi
Anche quest’anno, domenica 8 giugno, ci sarà il calcio d’inizio del Mondiale Rebelde 2014, il campionato antirazzista organizzato dal Progetto Rebeldìa presso il circolo Arci Pisanello (via Marsala), con la collaborazione tecnica della Lega Calcio Uisp di Pisa. Il campionato, giunto alla nona edizione, vedrà partecipare venti squadre, con un’ampia rappresentanza delle comunità straniere di Pisa (Marocco, Kosovo, Romania, Senegal, Macedonia, Albania, Tunisia, ecc.). Il Mondiale Rebelde è un’iniziativa concreta per respingere i pregiudizi e avvicinare cittadini di nazionalità diverse in nome del reciproco rispetto e della curiosità per le “differenze culturali”, un patrimonio che può solo arricchire la vita di ciascuno.
La passione per questo sport permetterà anche a molti tifosi di seguire il Campionato Mondiale brasiliano, pur denunciando i processi speculativi che hanno subito le città brasiliane espellendo e cacciando migliaia di persone, le più oppresse e povere delle baraccopoli. In Brasile si giocherà una competizione che è stata usata con astuzia dagli interessi economici globali, di fatto benedicendo l’entrata ufficiale della nazione brasiliana fra le potenze capitaliste che oggi dominano il mercato mondiale. Attraverso i Mondiali, il Brasile si candida ad essere il nuovo laboratorio economico-politico del neoliberismo in una fase in cui i Paesi occidentali sono stretti dalla morsa della crisi. Non più e non solo un Paese terzomondista da sfruttare attraverso i dispositivi coloniali, ma uno Stato che da tempo con la costruzione di nuovi stadi, alberghi e grandi opere riesce ad avere un’espansione della classe media consumatrice pur mantenendo un esercito di manodopera povera, esclusa ed espulsa dal benessere promesso.
Malgrado la grande passione per il calcio, gli organizzatori del Mondiale Rebelde desiderano marcare la differenza politica, culturale e valoriale dalla competizione internazionale. I Mondiali Rebeldi restano un’iniziativa per chi ama il calcio, ma soprattutto per chi pensa che il calcio possa essere uno strumento per avvicinare e mettere in relazione “culture diverse”, fuori dalle logiche capitaliste e razziste che invece oggi attraversano l’evento brasiliano. Come ricorda Ivan Grozny nel suo libro “Ladri di Sport” il calcio è contraddizione, è simultaneamente passione popolare e tecnica governamentale, sta a noi strappare ai dispositivi capitalisti questo sport e utilizzarlo al meglio nelle nostre battaglie per un altro mondo possibile.
Il Mondiale antirazzista durerà tre settimane (dall’8 al 29 giugno). Domenica 8 giugno, a partire dalle 17.30 e sempre presso il Circolo Arci Pisanello, si svolgeranno le prime partite del torneo. Si inizierà con la partita dei bambini e bambine con il coinvolgimento della comunità Rom della Bigattiera, protagonista recentemente di una manifestazione molto partecipata per chiedere il rispetto del diritto allo studio dei minori che vivono al campo dopo le numerose discriminazioni subite fra le quali la cancellazione del servizio dello scuolabus. Seguiranno poi le prime partite del girone che ospita la squadra detentrice del titolo. La giornata si concluderà con una cena sociale, sempre presso il circolo di Pisanello con un menù a base di pietanze greche e turche.
Un premio speciale, com’è successo fin dall’edizione precedente, verrà consegnato alla memoria di Paolo Balducci, storico presidente del circolo di Pisanello che ci ha lasciato da più di un anno. Paolo è stato tra le persone che più hanno creduto nel progetto del mondiale rebelde, per il suo forte messaggio antirazzista e di inclusione. Anche grazie al suo impegno il mondiale è ormai una solida realtà. Inoltre, domenica 29 giugno, non mancherà per le premiazioni Dino Pagliari, storico allenatore del Pisa Calcio. Negli scorsi anni ha fatto sognare la serie B alla squadra della ex repubblica marinara, subendo poi però un licenziamento ingiusto, causato, oltre ai motivi sportivi, dalla malsopportazione (da parte della società e del Sindaco) dell’impegno politico del Mister accanto alla occupazioni dell’Ex-Colorificio Liberato, della Mattonaia e del Distretto 42 organizzate dalla rete cittadina del Municipio dei Beni Comuni.
Non mancano però altre note negative che stanno caratterizzando negli ultimi tempi la città. Da circa un mese l’amministrazione comunale – in coordinazione con la Prefettura, la municipale e i carabinieri – ha lanciato la cosiddetta “Operazione Falange”, ovvero l’organizzazione capillare di diverse retate che colpiscono i venditori ambulanti senegalesi nei pressi della torre pendente. Dal nome che è stato scelto per questa iniziativa possiamo comprendere il tono discriminatorio e fascista attraverso cui si delinea la repressione. Com’è noto, il termine “falange” era il nome dell’esercito di estrema destra del dittatore spagnolo Francisco Franco, il quale governò la Spagna dal 1939 al 1975. Le conclamate democrazie occidentali si permettono anche questo.
A Pisa l’amministrazione Pd-Sel ha individuato nei venditori ambulanti senegalesi il vero problema di sicurezza pubblica. Senza scherzare, ogni anno, da maggio a settembre, il problema sociale più sentito sono i migranti (e a tratti la prostituzione da eliminare lungo la strada dove le famiglie portano i bambini al mare). Dai bengalesi che vendono le birre nelle piazze a quelli che invece hanno aperto un kebab o un mini-market, fino ai venditori ambulanti i quali cercano di sopravvivere e mandare nel loro Paese qualche rimessa attraverso il mercato informale che nasce intorno al turismo. Dobbiamo interrogarci seriamente su queste posizioni razziste e xenofobe del Pd pisano il quale, a suon di ordinanze, “punisce i poveri” come recita un ottimo libro di Loic Wacquant sull’allargamento dei dispositivi penali nel governo della città.
Non ci stupiamo ormai di questo comportamento dello “sceriffo” Marco Filippeschi, semmai dobbiamo indignarci della costruzione del consenso che il primo cittadino opera attraverso queste scelte politiche. Dobbiamo indignarci dell’enorme potere “spettrale” (per ricordare le riflessioni sulla repressione statale di Walter Benjamin nel saggio “Per la critica della violenza”) che hanno la polizia municipale e i carabinieri permettendosi qualsiasi sopruso e minaccia. L’ultima vicenda annoverata a Pisa (mercoledi 4 giugno) è il trauma cranico di un ragazzo senegalese inseguito e spinto con violenza dalla polizia addosso ad un palo, dove ha sbattuto la testa finendo all’ospedale per gli accertamenti, dopo essere svenuto. L’inseguimento è nato per poter sequestrare la merce contraffatta. I ragazzi senegalesi hanno tempestivamente telefonato alla rete antirazzista del Municipio dei Beni Comuni poiché la polizia continuava a sequestrare la merce senza curarsi di chiamare un’ambulanza o di assistere il ferito. Sabato 7 giugno alle ore 12 in Piazza Manin (nei pressi della Torre) una conferenza stampa denuncerà il clima intimidatorio che si sta creando contro le comunità migranti.
Le responsabilità politiche sono indiscutibili, e la sinistra di governo (ovvero il partito “Sinistra Ecologia e Libertà”) alleata al Pd continua ad essere sordo e a ripetere che governa con Filippeschi per spostare a sinistra l’asse di governo della città. Dopo un anno dalle elezioni comunali il bilancio però è davvero magro: nessuna posizione critica è stata presa dall’assessore Dario Danti, dal consigliere comunale Simonetta Ghezzani e dal circolo locale di Sel per le politiche discriminatorie che si stanno accumulando contro i migranti. E la questione dei migranti è solo un piccolo tassello dell’arroganza di questa amministrazione che – fra le tante gaffe – usò la paura del diffondersi del virus ebola (risultata poi una bufala del web) per impedire l’ingresso della associazioni antirazziste pisane nei centri di accoglienza della provincia di Pisa, i quali da un mese hanno accolto alcuni nuovi migranti sbarcati a Lampedusa.
Infine, da pochi giorni il vicesindaco Paolo Ghezzi ha deciso di rimuovere i canestri nel campo sportivo pubblico adibito al basket in Via di Piaggetta (quartiere San Marco di Pisa) a causa delle lamentele dei residenti per il rumore che commetterebbe il rimbalzo del pallone. Domenica un’azione di disobbedienza autorganizzata dai ragazzi del quartiere riposizionerà i canestri ripristinando la possibilità di giocare per gli appassionati.
Pisa è una città alla rovescia e il Mondiale rebelde – così come tutte le attività politiche, sociali, culturali e di servizio per la città svolte dal Progetto Rebeldìa e dal Municipio dei Beni Comuni – attraverso l’evento sportivo cercherà di creare integrazione e socialità stando con chi in questa città è confinato ai margini della vita civile. Il Mondiale Rebelde – come ci hanno insegnato gli zapatisti – sarà un’occasione per stare assieme con chi sta in basso e a sinistra, dimostrando che una “Pisa Meticcia” (nella metafora cantata dagli Assalti Frontali) è possibile, anzi urgente.
* Muncipio dei Beni Comuni di Pisa
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