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Sotto la torre, aspettando Godot

Francesco Biagi
01 Settembre 2014

 sgombero

“siamo in occupazione
occhiate di avversione
verso verso la ps i cc accorsi col plotone

prima di sgomberarci sgombratevi il cervello
noi siamo la comunità toglietevi il cappello”

(Assalti Frontali)

di  Francesco Biagi

A Pisa, negli ultimi dieci mesi, abbiamo avuto uno sgombero ogni sessanta giorni. E’ questa la media della statistica denunciata dal Progetto Rebeldia. Gli spazi sociali, i laboratori di autogestione e di democrazia diretta non hanno cittadinanza e vengono – concretamente – rimossi. Pisa è una città amministrata dal centro-sinistra, con Sel che ha deciso più di un anno fa’ di entrare in giunta “per spostare a sinistra l’asse di governo”. Fin’ora la sinistra di governo (che ha scelto come suo alleato di ferro il Pd guidato dallo “sceriffo” Marco Filippeschi) alimenta inesorabilmente le accuse che le vengono rivolte; in primis di aver fallito i motivi di questa alleanza e di essere al governo di Pisa per puro protagonismo politico e di potere, prostrata ad uno dei Pd più a destra d’Italia.

Ripercorrendo la memoria storica e politica del movimento pisano molti lettori di Comune-info ricorderanno il primo sgombero dell’ex-Coloroficio Liberato verso la metà di ottobre 2013, poi a metà dicembre il secondo sgombero sempre della fabbrica abbandonata e restituita alla città dal Municipio dei Beni Comuni. A metà aprile lo sgombero del Distretto 42, la nuova occupazione che ha preso vita nel febbraio 2014. Un ex-distretto militare di proprietà demaniale, abbandonato da più di vent’anni. Il grande parco – ribattezzato dagli attivisti Parco Andrea Gallo – era un parcheggio abusivo per le autorità militari dei paracadutisti della Folgore.

Poi, in questo mese di agosto, altre due sorprese: prima lo sgombero di Spot a Palazzo Feroci di proprietà dell’Università di Pisa, e il 16 agosto l’ennesimo vile atto con il sequestro dei Vigili Urbani del casottino del quartiere popolare di Gagno, restituito agli abitanti dal Comitato di quartiere da circa sei mesi. La proprietà è del Comune di Pisa.

“Si tratta di una media da primato nazionale su cui riteniamo che occorra lanciare un fortissimo allarme sulla tenuta della democrazia nella nostra città – si legge dal comunicato stampa diffuso dal Progetto Rebeldia – esperienze di recupero e riqualificazione di spazi abbandonati che vengono sottratti alla speculazione e alla mercificazione vengono considerati dalle istituzioni di questa città, in primis il Comune di Pisa, un pericolo sociale e politico”, insomma “l’autogestione è ritenuta una minaccia. L’unica cosa da tutelare sono gli affari e la proprietà”.

Da quasi due anni a Pisa è presente una rete di cittadinanza ampia, vivace e plurale che chiede alle istituzioni politiche locali di misurarsi seriamente di fronte ai problemi della crisi economica e dello stato di abbandono del patrimonio immobiliare pubblico e privato. Volumi e volumi di immobili abbandonati sui quali pendono progetti speculativi irrealizzabili per la mancanza di liquidità. Una soluzione ragionevole sarebbe quella di destinarli ad uso sociale, lasciando spazio al protagonismo politico dei cittadini e all’auto-recupero.

Nessun scopo di lucro e tanto olio di gomito di lavoro volontario. Eppure l’amministrazione comunale non ne vuole proprio sapere. Assume sempre lo stesso atteggiamento attendista, l’inerzia è il principale comportamento che recita, in un eterna opera teatrale che ricorda l’Aspettando Godot di Beckett. Le soluzioni felici emergono nei momenti concitati degli sgomberi per poi incastonarsi velocemente nell’apodosi e nella protasi del periodo ipotetico dell’irrealtà.

Il Progetto Rebeldia infatti insiste su un punto chiaro: “Le istituzioni di questa città hanno ormai abdicato dal loro compito che è quello di applicare la nostra Costituzione a partire da quell’articolo 42 sulla funzione sociale della proprietà che tutte queste esperienze in forme e luoghi diversi hanno messo concretamente in pratica. Gli spazi liberati, le esperienze di autogestione nella crisi economica che stiamo attraversando sono una risorsa, sono luoghi di aggregazione e crescita contro l’individualismo e il profitto. Si cerca di trasformare tutto ciò in un problema di ordine pubblico in nome di una presunta legalità. Per noi illegale è lasciare a marcire per anni immobili ed edifici che sono quel patrimonio comune che appartiene alle cittadine e ai cittadini”.

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