In Italia si parla di carcere quando arriva l’estate. Fingiamo di non sapere che i problemi che viviamo qui fuori lì dentro sono enormemente più grandi. Negli ultimi giorni la crescita dei contagi è stata impetuosa. “Credo che dobbiamo cominciare a migliorare la società cominciando dagli ultimi. Qualcuno condividerà questo pensiero perché è credente. Qualcuno perché è di sinistra… – scrive Ascanio Celestini – Io penso che possiamo condividerlo anche per egoismo. Perché dobbiamo arginare il contagio dove è più facile che faccia danno. E soprattutto perché non vorrei un vicino di casa che esce da una galera che l’ha torturato…”

Nel nostro paese si parla di carcere quando arriva l’estate. Con il caldo c’è qualcuno che si ricorda del sovraffollamento nelle galere. Poi, ovviamente, la maggior parte dei cittadini se ne frega, ma intanto c’è qualche commentatore che ha fatto bella figura ricordando con un po’ di pietà i poveri detenuti.
Adesso sta cominciando il freddo e nei prossimi mesi nessuno parlerà dei ristretti nelle nostre prigioni.
Io ne parlo lo stesso perché i problemi che viviamo qui fuori… lì dentro sono enormemente più grandi.
Qualcuno dirà:
– se stanno in galera è perché se lo sono cercato
– stanno in “albergo”, mangiano e dormono a spese nostre
– è vero, stanno stretti. Facciamo nuove galere!
– pensate alle vittime!
– fateli lavorare gratis così servono a qualcosa
– chissenefrega
– …
Sarebbe facile rispondere che molti stanno in carcere in attesa di giudizio e altri perché non hanno avuto i mezzi per difendersi. Moltissimi perché sono finiti in un circolo vizioso dal quale nessuno ha provato a salvarli. Eppure nell’articolo 27 delle nostra Costituzione è scritto che
“L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” e che le pene “devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Potremmo rispondere che i detenuti pagano buona parte della propria detenzione e soprattutto il mangiare. Potremmo dire…
Io penso ancora che “Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”. E soprattutto credo che dobbiamo cominciare a migliorare la società cominciando dagli ultimi. Qualcuno condividerà questo pensiero perché è credente. Qualcuno perché è di sinistra e pensa che, come si diceva un tempo, bisogna spezzare le catene che ci imprigionano. Tutte le catene.
Io penso che possiamo condividerlo anche per egoismo. Perché dobbiamo arginare il contagio dove è più facile che faccia danno. E soprattutto perché non vorrei un vicino di casa che esce da una galera che l’ha torturato. Preferirei che avesse ricevuto gli strumenti per migliorarsi.
In ogni caso a tutti consiglio la lettura di questo articolo di Patrizio Gonnella: Nel sovraffollamento corrono i contagi. Come fermarli che, tra l’altro, scrive: “Al momento, l’1,4 per cento dei detenuti ha contratto il virus. La crescita è stata nei giorni scorsi impetuosa. Se non si interviene in fretta non è chiaro potrebbe accadere….”.
Qualcuno dirà:
– è vero, stanno stretti. Facciamo nuove galere !
Nel parco di Aguzzano, a Roma, tempo fa’ circolava la notizia di un nuovo piano di assetto comunale per i casali prospicienti. Ad Alba 2, sarebbe dovuto sorgere un ICAM ( istituto a custodia attenuata per madri detenute ), ma il coordinamento per la tutela del parco si è opposto al progetto, occupando lo stabile di due piani, con la promessa di impegnarsi ad organizzare varie attività, a loro opinione, socialmente utili.
Oggi, come in primavera, il casale è chiuso per la salute della collettività.
Quando mi si è presentata l’opportunità di accedere in modo indiretto in questo tipo di strutture ho subito rilevato alcune incongruità, come quelle presenti nei tribunali penali e nelle carceri .
Sarebbe inutile dettagliare ogni fallo in essere ma, basta frequentare tali luoghi come imputato e/o come giudice popolare per cogliere ogni contraddizione in proposito !