di Elisabetta Pau*
Ammetto che la mattina quando ho sentito la sveglia alle 7 meno 20 del mattino, l’ora in cui mi alzo tutti i giorni, ho pensato : “Ma oggi che è domenica e sarei potuta stare a letto e alzarmi più tardi, fare la colazione con calma e godere il giorno libero, perchè ho accettato di frequentare il laboratorio di panificazione?”. La risposta ho cominciato a capirla appena uscita dal paese a bordo della mia auto, direzione Villacidro.
Intorno alle 7 e 10, la domenica, le strade di collegamento tra i paesi del campidano, noto con piacere che sono praticamente deserte, benissimo penso, quindi mi rilasso e accendo la radio…. C’è una bella luce e un bel cielo terso. Superato il primo rettilineo la strada prosegue con delle curve che riservano e sorprendono con una visuale di colline gialle per le stoppie di cereali e dal profilo dolce. Arrivata all’incrocio giro per Villacidro: eccolo lì, questo bel paese addossato ai monti, il paese dove è nato lo scrittore Giuseppe Dessì e mi chiedo quanto avrà influito sui suoi scritti il fatto che fosse nato in un posto bello.
Il cielo pulito mi regala una visione nitida della montagna e sembra avvicinarla a me, solo nella punta c è una nebbiolina, l’umidità della notte, penso, che sta andando via. Improvvisamente il cielo si tinge di rosa, è l’alba, è un quadro, bellissimo, che mi riempie. Arrivo al paese lascio la macchina in una piazza e seguo il campanile per arrivare nel posto stabilito, una vecchia e nobile casa, ristrutturata di proprietà del comune chiamata “Il caffè letterario” usata per diverse manifestazioni. Anche qui, camminare in queste stradine ancora silenziose è prezioso per me.
Le mie compagne di laboratorio arrivano e subito ci si mette al lavoro, non c’è tempo per grandi presentazioni, c’è da fare, bisogna preparare l’impasto del pane perchè si abbia il tempo di farlo lievitare perchè poi va cotto e ognuno dei partecipanti si porterà via un “civrasciu” così si chiama il pane di semola di grano duro. Il tempo scorre a parlare di dosi, di grano, di macinatura, di ricette, c è odore di farina, ci sono voci e un unico intento… fare il pane. Mi rendo conto di stare proprio bene in questa bella stanza.
Mentre l’impasto lievita andiamo a vedere cosa succede nelle altre stanze dove cominciano i laboratori per imparare a fare i dolci di mandorle, cosmesi naturale e oli essenziali. Abbiamo pranzato tutti insieme nella bella piazza dove si affaccia la casa Cogotti una tavolata lunga e felice, non c’era l’acqua in bottiglia ma un recipiente da dove si poteva prendere, niente bottiglie di plastica, pochi rifiuti, molto entusiasmo. Una bella domenica, con le signore del laboratorio, con l’associazione culturale Progetto Comune organizzatrice di questa manifestazione che si svolge da qualche anno, che ha per titolo “su connottu”.
Ieri ho imparato a fare il pane, il lievito madre, ho visto l’energia e la forza delle signore che sono instancabili, ho visto un uomo inciampare, volare e quasi cadere per terra riuscire miracolosamente a stare in equilibrio…. e poi , col piede poggiato su un foglio mentre sentivo il solletico della matita che ne segnava il contorno per le scarpe su misura che avrò mie fra tre giorni opera di un giovane calzolaio, avvolta dal profumo dell’olio di lentisco preparato da due ragazzi, con sottobraccio il mio pane da poco sfornato, ho pensato: “Il mio intuito ha avuto ragione, per fortuna non sono rimasta a letto”. Grazie a tutti.
* Elisabetta vive in campagna, nel campidano (Sardegna). Coltiva un orto che ospita diversi amici e amiche a quattro zampe, ama i mandorli in fiore e mettere in comune la sua casa per un pranzo con chi sa condividere. Di Comune non ha mai voluto essere una collaboratrice, ma molto di più, ha accolto l’invito “Facciamo Comune insieme”. Qui trovate la sua adesione alla campagna Ribellarsi facendo, questi invece sono i suoi articoli. Prima o poi organizzerà una cena per Comune, con pane fatto in casa naturalmente, magari su una barca che arrivi in Sardegna. Chissà.
DA LEGGERE
Autoprodurre, mangiare, fare insieme sono parte di quel recupero di iniziativa per la trasformazione della società che non si traduce più in richieste al mercato o allo Stato. Non sono solo i tre temi di un nuovo dossier, ma i contenuti di un vero laboratorio di idee, incontri e pratiche promosso da Comune
“Cum panis”. Perché dovete chiamarmi compagno (Mario Rigoni Stern)
L’arte di fare il pane in casa (Maria Delli Quadri)
Se io facessi il fornaio (Gianni Rodari)
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