Il cibo della vita buona è la relazione con il dentro e con il fuori di sé. Pare una banalità, ma si complica con uno sguardo di riflessione sulla nostra quotidianità personale e su ciò che accade nel mondo, sul rapporto tra gli esseri umani e su quello distruttivo che l’umanità sta imponendo alla Terra. Spesso ciò che non va bene nel nostro luogo di lavoro, nella famiglia allargata dei pranzi di festa, nel condominio o nelle riunioni tra associazioni, è solo frutto di antipatie causate da falsità, pregiudizi, equivoci, o “semplice” mancata comunicazione.
Sono un sognatore, perché convinto che il pianeta smetterebbe di bruciare se aprissimo tutti il nostro cuore, a partire dai tiranni grandi e piccoli, che finalmente piangerebbero rivelando i propri drammi infantili.

Quasi tre lustri fa scattai una fotaccia, in piazza Vittorio Emanuele a Roma; non feci in tempo a prepararmi per quella corsa di bambini, ma poi quell’impressione di velocità e sorriso, e di persone in cammino con una bimba per mano, mi piacque: mi dava una sensazione di passaggio, di cambiamento continuo. Titolo: “La corsa della vita”.
Gli studi a Roma mi indirizzarono poi al giornalismo, e dalla scuola di Urbino proposi un pezzo a una rivista: mi relazionai con un redattore che oggi si occupa di Comune. Un contatto riapparso anni dopo, quando ho iniziato a collaborare – sebbene di rado – con Comune, non più o non solo come giornalista, ma soprattutto come maestro elementare, precario e lavoratore-studente.
La corsa della vita mi ha portato a scegliere la strada dell’educazione. Ecco che cosa mi lega ai redattori e ai lettori di Comune: siamo coltivatori di sogni. Uno dei miei sogni personali è di coniugare, un giorno, educazione e giornalismo. Il mio augurio alla nostra comunità è di camminare lungo la strada che apre i nostri sogni.
Le altre adesioni alla campagna di sostegno a Comune-info “Dieci anni e più” e le informazioni su come aderire sono leggibili qui.
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