
Questi piedini vengono da un villaggio bombardato vicino ad Aleppo, in Siria. In groppa ai suoi genitori hanno attraversato la Turchia, il terribile campo di Mitilene, poi su su per l’Albania, il Montengro, la Serbia fino alla Bosnia. Hanno conosciuto venti “game” (così i migranti della rotta balcanica chiamano i tentativi di superare il confine con l’Europa) e venti push back (respingimenti), il gelo della foresta, le urla della polizia croata, l’abbaiare feroce dei cani. Il papà è stato picchiato e crudelmente umiliato davanti a lui, piccolo bimbo costretto ad assistere disperato alle sevizie sui corpi inermi. A Bihac, sempre il padre, è stato rastrellato per strada e deportato nella discarica umana di Vucjak nonostante il cartellino bianco dello IOM (International Organization for Migration).

Nella mappa sensoriale del piccolo Omar sono registrati i fili di traumi che la sua memoria non potrà dimenticare. È giunto poche sere fa a Trieste quasi congelato, le sue manine erano ghiaccioli che si potevano staccare, i piedini bluastri, il visetto pallidissimo con due grandi occhi verdi come laghetti alpini. È passato di spalla in spalla per essere preservato; come un piccolo grande eroe ha superato i pericoli più grandi delle gelide foreste senza bacchette magiche.
La fiaba della sua vita è cominciata senza incantesimi nel buco nero della guerra e forse, chissà, si aprirà ora alla infanzia che gli è mancata (Dirk Planert l’aveva conosciuto il 13 dicembre 2019).
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Lorena Fornasir fa parte dell’associazione Linea d’Ombra.
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Leggo e penso alla storia dei piccoli Iman e Rayhan arrivati in Italia a piedi dal Pakistan per sfuggire alla guerra. Qualche anno fa li abbiamo accolti a scuola, da piccoli cittadini del mondo come sono.
Leggo e penso alle parole di Gianni Rodari, all’insensatezza di molti educatori.
– Cosa, cosa? – fece il professore – Forse noi non li educhiamo bene i nostri bambini?
– Mica tanto. Primo, non li abituate all’idea che dovranno viaggiare tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell’universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra, non esiste (…).
Favole al telefono, Il pulcino cosmico.
Mettere insieme queste piccole grandi azioni è rivoluzione.
Sono le testimonianze come questa che riescono ancora a scalfire l’assuefazione. ..e a farci la domanda :IO che posso fare? Dove gridare la mia rabbia, la mia sete di giustizia?
Ma il bimbo ora sta bene? Non ho capito se ha i genitori con lui.