
“Quelli che sono in alto sapranno che la strategia per tenerci dietro le sbarre non sta funzionando e l’unica scelta che gli resterà sarà ucciderci. Ma noi non ci fermeremo… Con Ayanda parlavamo spesso della morte… Non importa ciò che serve, ci dicevamo, anche se significa morire, perché non possiamo continuare a vivere in queste condizioni disumane…”. Sono le parole di Lindokuhle Mnguni del movimento Abhalali baseMjondolo (“coloro che vivono nelle baracche”), diffuso in diverse città sudafricane. Lindokuhle è stato ucciso sabato 20 agosto. Aveva 28 anni. A causa delle lotte e della straordinaria esperienza di autogestione, il movimento Abahalali (a cui aderiscono circa 100 mila persone) è al centro di una durissima repressione da parte di proprietari terrieri, governo nazionale e amministrazioni locali: negli ultimi sei mesi, altre due persone di Abahlali, tra cui Ayanda Ngila, sono state uccise.
Qui una discussione sulla repressione della Commune di eKhenana (Durban), dove vivevano Lindokuhle e Ayanda, promossa da The Forge (spazio sociale e culturale) a Johannesburg il 15 giugno 2022. Con Lindokuhle, sono intervenuti Thato Masiangoako (ricercatrice presso Seri); Nomfundo Xolo (giornalista di New Frame) e Mbali Kubheka.
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