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Non ci resta che la guerrilla

Vanessa Scarpa
24 Settembre 2012

Vanessa è un architetto ma studia anche botanica, biologia e giardinaggio. Ha scritto l’articolo che trovate qui di seguito dopo aver letto «La calce del nuovo mondo», in cui si ragiona di come le crepe aperte da «los de abajo» in America latina attraverso cucine collettive, orti autogestiti, fabbriche recuperate sembrano tessere una trama molto simile a quella di Gruppi di acquisto solidale, orti urbani, ciclofficine, ma anche spazi occupati (dal Cinema Palazzo a Action…), a Roma e in altre città. «Mi piace davvero molto l’articolo – scrive Vanessa – si potrebbe aggiungere qualche riga sul fenomento della guerrilla gardening, vivace come gli orti urbani e i giardini condivisi, la critical mass e altre esperienze sui beni comuni con i quali spesso si intreccia…». Per saperne di più di guerrilla gardening, oltre a leggere questo breve articolo, visitate la loro pagina facebook.

La guerrilla gardening è un atto spot che mira a ridare dignità e bellezza a quei posti degradati della città che vanno dalle periferie al centro di Roma. Con queste azioni i Giardinieri sovversivi cercano di riallacciare il rapporto del cittadino nei confronti dei propri spazi verdi e dando a questi un carattere di ritrovo e di incontro. L’azione di guerrilla gardening mira ad avvicinare persone di diversa età e anche di diversi quartieri in uno stesso posto per creare un’aiuola colorata, fiorita e soprattutto di tutti con la speranza di vedere poi dopo l’evento persone che se ne prendano cura.

A differenza di un orto urbano e un giardino condiviso le nostra azioni per la città mirano solo a dare un esempio che sia possibile con la partecipazione e la condivisione di materiali, idee ed esperienze la possibilità di far nascere un qualcosa di nuova, ma poi lasciamo alle comunità cittadine che ci attraversano cogliere o no il seme sovversivo. L’orto di fermenti di terra per esempio nasce proprio nel quadrato di piazza Nuccitelli dove i Giardinieri sovversivi nel marzo 2010 hanno effettuato con piante a fioritura stagionale (come i girasoli) la loro prima aiuola sovversiva. Siamo giardinieri ma ci stiamo muovendo anche come ortolani.

Abbiamo collaborato con Hortus urbis e abbiamo aiutato nel nostro piccolo a fare avviare insieme a Zappata romana e Ortofficina l’orto di Azadi (qui il foto-reportage) della comunità curda e dalla scorsa primavera abbiamo attivato all’interno dell’ex cinodromo di Roma, lo spazio autogestito Acrobax, il CinOrto sinergico sovversivo. Sempre all’interno di Acrobax abbiamo aperto lo scorso anno la Scuola del Giardiniere sovversivo (teoria e pratica del giardinaggio d’assalto) corsi gratuiti che hanno avuto una numerosa partecipazione di allievi. Siamo anche stati tra i promotori della Giornata nazionale di Guerrilla gardening Italia che si è tenuta simultaneamente in tutta Italia il 4, 5 e 6 novembre e che ha visto Roma come cuore di questa esperienza: per questa occasione c’è stata la possibilità, con gli orti erranti ideati da Zappata romana, di unire tutti gli ortisti e giardinieri sovversivi della capitale in un unico momento di condivisione.

Insomma, le relazioni, le continuità tra guerrilla gardening e orti urbani sono molteplici molto di più delle differenze che possono esserci. Di certo, chi vuole saperne di più di guerrilla gardening può cominciare dal praticarla…, un piccolo manuale di riferimento lo trovate qui e un po’ di storia qui (le foto di questo articolo sono tratte dalla pagine facebook di Giardinieri sovversivi, la terza foto riguarda l’aiuola del CuboLibro, a Tor Bella Monaca).


Comments

  1. ANTONINO TROVATO says

    24 Settembre 2012 at 15:55

    Così si cambia e si pongono le basi per una società migliore, libera da pregiudizi e da ogni forma di intollerenza. In questo modo si eliminano le tensioni sociali e si costringono i governanti ad essere vicini alla gente e realizzare i principi della nostra carta costituzionale, che finora sono rimasti semplici programmi, non realizzati.

    Rispondi

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