A guardarla senza gli occhiali deformanti della politica e dei media, Palermo appare una città piuttosto in movimento: in questi giorni, ad esempio, uno degli spazi più noti e originali in Italia di co-working, Re Federico, ha ospitato due giorni sui temi dello scambio e della condivisione per contrastare impoverimento e precarietà, presentando anche un progetto istituzionale ma piuttosto interessante, Responding Together, del Consiglio dell’Europa. Nelle stesse ore è stata organizzata l’ottava fiera del consumo critico pizzofree, evento annuale con cui il movimento Addiopizzo rafforza i legami fra commercianti e cittadini-consumatori e sperimenta nuove forme di antimafia sociale. Sabato 18 le due iniziative si sono incontrate intorno al dibattito «Beni Comuni contro cosa nostra». Il cambiamento, dicono a Palermo, passa per la messa in comune di beni, di idee e di pratiche ribelli
di Elisabetta Cangelosi
Le risposte dal basso alle necessità economiche e sociali in tempo di crisi non interessano soltanto noi ma anche il Consiglio dell’Europa. La Soial Cohesion Division ha infatti lanciato un nuovo progetto dal significativo nome di Responding Together che si ripropone, appunto, di mappare e diffondere esperienze e pratiche di «risposta collettiva» in Europa. Francia, Belgio, Germania e Italia sono, almeno al momento, i Paesi rappresentati.
E’ in questo quadro che venerdì e sabato Palermo ha ospitato «Mettere in Comune»: il partner locale, lo spazio di coworking Re Federico, ha promosso una due giorni intensa nell’ottica dello scambio e della condivisione.
Fra interventi teorici, discorsi politici e, soprattutto, ateliers partecipativi differenti esperienze hanno avuto modo di confrontarsi. Naturalmente si è parlato di beni comuni, diritti, conflitto, povertà, coesione e partecipazione.
Sabato pomeriggio Gilda Farrell, personaggio assolutamente eccezionale se consideriamo che si tratta di un funzionario europeo (è il capo divisione della Soial Cohesion Division), ha parlato non solo di crisi e di risposte alternative, ma anche di ridefinizione dell’approccio alla questione della povertà, della necessità di cambiare paradigmi, di utilizzare i beni comuni come chiave di contrasto alla povertà, di ripensare alla gestione delle risorse, e ha invitato anche le pubbliche amministrazioni a prendere consapevolezza e a rendersi partecipi a questo cambiamento. Magari ibridando i contesti, come mostrano alcuni esempi mappati da Responding Together, in particolare in Belgio (di cui ci occuperemo nelle prossime settimane). Peccato che i rappresentati della pubblica amministrazione fossero un po’ troppo pochi.
Orti, riciclo, pratiche sociali…
La domenica è stata invece dedicata allo scambio di pratiche, all’insegna, naturalmente del «mettere in comune»: orti condivisi, scambio e riciclo, arti e mestieri, pratiche sociali, vivere sostenibile, questi gli argomenti dei workshops che hanno offerto spunti e parole chiave. Scambi di modelli, proposte di interazione con le amministrazioni, condivisione di saperi.
Alcune parole chiave sono emerse al momento della restituzione in assemblea plenaria: condivisione della conoscenza, ridefinizione del concetto di risorsa, inclusione, riconoscimento e legittimazione di pratiche esistenti, rete. A margine delle parole chiave è emersa la questione fondamentale del far divenire queste esperienze un’alternativa economica reale.
Accanto alle riflessioni provenienti dai workshop vale la pena di sottolineare che il concetto di cittadinanza attiva e la lotta allo spreco sia stato tirato in ballo proprio dal punto di vista istituzionale dai rappresentati del Consiglio d’Europa.
Pizzo-free
E per restare nel tema della cittadinanza attiva altrove, ma non in contrasto, l’ottava fiera del consumo critico pizzofree, l’evento annuale che il Comitato Addiopizzo organizza per rafforzare i legami fra commercianti e cittadini-consumatori, per diffondere la lista dei commercianti pizzo-free e per fare cultura antimafia, era dedicata anch’essa ai beni comuni. Nel pomeriggio del Sabato si è persino riusciti a coordinare i due eventi nel dibattito «Beni Comuni contro cosa nostra».
Sembrerebbe, a dire il vero, che il discorso sui Beni Comuni viva ormai di vita propria (forse persino un po’ troppo) ed il problema principale è ancora una volta la definizione. E’ comunque fuor di dubbio che proprio nelle riflessioni relative alla lotta alla mafia, così come nella lotta alla povertà, i beni comuni offrano una chiave di lettura importante. E forse quando si parla di proposte concrete è possbile uscire dal «luogo» comune e entrare invece nelle «pratiche» e nella condivisione.
Sottrarre i beni e il territorio al controllo (che non è soltanto il possesso) della mafia e restituirli alla e alle comunità; trasformare in realtà l’intramontabile «Palermo è nostra e non di cosa nostra» sarebbe davvero una bella cosa.
E di questa ricostruzione dell’immaginario fa parte senza dubbio il consumo critico contro il pizzo, ma anche il coordinamento con le altre realtà sociali che cercano di costruire un modello alternativo: alternativo alla mafia, alternativo alla povertà, alternativo alla crisi.
L’antimafia? Cittadini che si riappropriano del territorio
Sembrerebbe a prima di vista piuttosto difficile applicare l’idea dei beni comuni contro cosa nostra, ma, a dire il vero, anche l’idea del consumo critico contro il pizzo non era affatto ovvia. Un primo esempio di riappropriazione del territorio, che cercherà in qualche modo di sviluppare la questione dei beni comuni, vedrà la luce quest’estate quando Addiopizzo comincerà a gestire un tratto di spiaggia: mare bene comune quindi e riappropriazione, per quanto simbolica, degli spazi.
Rispetto a entrambi gli eventi, però, c’è sempre il rischio di scontrarsi con prevedibili scogli retorici, con la sensazione che alle pratiche manchi ancora qualcosa… forse proprio un reale cambiamento dei paradigmi, una ridefinizione del concetto di risorsa? Beni comuni e mettere in comune, beni comuni e spazi di condivisione, beni comuni e consumo critico, beni comuni contro cosa nostra, beni comuni a livello internazionale e beni comuni a livello locale… che sia il caso di occuparsene sul serio?
*Elisabetta Cangelosi, ricercatrice in Scienze sociali, si occupa di beni comuni, in particolare di acqua (una sua intervista a Anne Le Strat, assessora alle acque del Comune di Parigi, sulla ripubblicizzazione la trovate QUI) e fa parte dello European Water Movement di Bruxelles. Collaboratrice di Comune-info, vive tra Palermo e il Belgio.
Letture consigliate:
► Sulla necessità di una nuova prospettiva nella trattazione del tema dell’impoverimento in Europa leggi Poveri di democrazia di Paolo Boffo. Altri punti di vista critici sulla definizione occidentale di povertà li trovate in Smettiamola con la retorica della povertà (articolo che prende spunto dal lavoro di Majiid Rahnema e Jean Robert, autori di La potenza dei poveri per Jaka book), Poveri, cioè spogliati di Daniela Degan e in questa intervista a Jean Robert, collaboratore di Ivan Illich, La rivoluzione dei poveri è cominciata.
► Un piccolo archivio, con oltre quaranta articoli, a proposito di condivisione è in questa TAG, un altro dedicato soltanto agli orti comunitari è QUI.
Le foto di questa pagina sono state originariamente pubblicate, rispettivamente, nella pagina facebook del Re Federico e in quella del Comitato Addiopizzo, che ringraziamo.
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