Venerdì, 27 novembre: a trentadue anni dall’uccisione, e dopo dieci di processo, anche i tribunali hanno detto che Mauro Rostagno è stato ucciso dalla mafia. Quello che ora occorre far sapere non è tanto l’esito del processo e gli infiniti depistaggi, ma che Mauro Rostagno era una persona splendida

La vita a volte fa strani giri e per arrivare là dove era tanto facile arrivare, percorre infiniti labirinti. Uno di questi è cominciato il 2 febbraio 2011 dentro un tribunale, davanti a una Corte. Quasi dieci lunghissimi, infiniti anni fa.
Un altro di questi labirinti è iniziato il 26 settembre 1988, dentro una serata buia, in una stradina di Lenzi, frazione di Valderice, provincia di Trapani, il buio con davanti a sé una speciale, splendida e limpida luce. Oltre trentadue lunghissimi, infiniti anni fa.
Venerdì 27 novembre, la vita dopo strani giri e infiniti labirinti è arrivata là dove era tanto facile arrivare (pur finendo per dimenticarsi un pezzo) e ha finalmente detto, “in nome del popolo italiano”, quello che il popolo italiano sapeva già dall’inizio del labirinto, dei labirinti: quella speciale, splendida e limpida luce che risponde al nome di Mauro Rostagno, è stata uccisa dalla mafia.
Il mandante è stato il boss della mafia trapanese Vincenzo Virga (per il quale la Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo). L’altro imputato, il killer, Vito Mazzara è stato assolto dal tribunale dei giudici.
Non sono bastate le impronte genetiche trovate sui resti del fucile rinvenuti sul luogo del delitto per dare il nome a chi ha sparato? Vorrà dire che Mauro l’ha ucciso tutta la mafia trapanese, tutti i boss e tutti i picciotti, e tutti quelli che con la mafia han fatto affari.
Mauro Rostagno a Trapani “stava facendo il terapeuta di una città”, raccontando, collegando, svelando piccoli e grandi misfatti dei criminali e degli alti papaveri che tenevano in pugno la città e, di fatto, le vite (e Mauro lo diceva e denunciava come nessuno).
Nessuno deve dimenticare questi anni lastricati da depistaggi, omissioni, arresti indegni e vergognosi, omertà, lacune, dimenticanze… Ma oggi bisogna trovare prima di tutto i modi con i quali far conoscere Mauro. Perché Mauro è stato tante cose splendide. La sola consolazione di questo pezzo di verità giudiziaria tanto atteso è appunto questa: far riscoprire e conoscere colui che la mafia ha pensato, uccidendolo, di aver ucciso.
Perché non si può fermare il vento che ha il suono di una sola mano. Luce speciale, splendida, limpida. Questa si infinita e completa.
Consiglio di leggere “Reagì Mauro Rostagno sorridendo” di Adriano Sofri – Sellerio ed.