di Matteo Saudino*
Ci sto. Anche io mi metto la mano sulla bocca (riferimento alla protesta protesta diffusa in rete per manifestare il proprio dissenso nei confronti dell’impiego di gas chimici nella guerra in Siria, ndr) e mi schiero contro la guerra e le armi, ma contro tutte le guerre e contro tutte le armi, non solo quella siriana e quelle di Assad. Cari Roberto Saviano, Luciana Littizzetto, Fabio Volo e compagnia cantando perché, infatti, esporsi contro le presunte armi di Assad (per me un criminale di guerra, nonché spregevole dittatore) e tacere rispetto ai brutali omicidi di inermi civili palestinesi, operati dai soldati cecchini d’Israele (per me una democrazia criminale e terrorista)? Voi mi direte che non ci si può schierare sempre su ogni avvenimento, fosse anche solo per una questione di tempo. Va bene, provo a credervi, ma la politica dei diritti umani e della pace o è globale o diventa propaganda per giustificare le guerre e le violenze di una fazione politica contro un’altra, sempre comunque sulla pelle e sulle vite delle genti.
La pace non è una prospettiva astratta, una questione hollywoodiana tra buoni e cattivi. La pace si costruisce concretamente attraverso il progressivo disarmo, attraverso l’autodeterminazione dei popoli e attraverso la costruzione di una società orizzontale libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.
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Tutto il resto ci porta a guerre imperiali tra stati, che nulla hanno a che fare con la pace e la giustizia. I globalisti della finanza e della vuota democrazia formale schierati con Stati uniti, Francia, Israele e Arabia Saudita (?), i sovranisti nazionalisti e amanti delle frontiere e dei muscoli del capo schierati con Russia, Siria, Iran. Questa non è pace.
Gli uomini e le donne di buona ragione e volontà devono schierarsi dalla parte della pace perpetua e della dignità degli uomini, che si realizza al di fuori del mercato capitalistico e dello stato autoritario. Da dove ripartire? Innanzitutto urge una campagna internazionale contro le armi, da quelle leggere a quelle di distruzione di massa. Come fare? Unendo le lotte portate avanti dalle moltitudini, oppresse da guerre e miserie. Senza una prospettiva di liberazione globale, scambieremo muri e recinti per aree di libertà e le guerre tra giustizia e sicurezza.
*Insegnante di filosofia e obiettore di coscienza
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