Esistono a volte quei richiami davvero forti e urgenti che, lanciati nell’assordante frastuono degli «appelli» e degli «allarmi» di carattere ambientale, rischiano di perdersi e di essere ascoltati solo in modo parziale. E’ quello che accade per la Palude di Torre Flavia. Il nonumento naturale «Palude di Torre Flavia», area umida protetta con una estensione di circa quaranta ettari, è situata nei comuni di Ladispoli e Cerveteri lungo il litorale tirrenico a nord di Roma e rappresenta uno degli ultimi lembi delle zone umide che fino ai primi anni dello scorso secolo si estendevano su gran parte della Maremma laziale, in alternanza con altre aree forestali e arbustive.
Oggi purtroppo l’integrità dell’area protetta è fortemente minacciata, soprattutto a causa dell’erosione costiera «probabilmente aggravata anche dalla recente costruzione di barriere artificiali (pennelli a mare)» dicono i residenti, erosione che ha devastato la duna, impedendo anche la fruizione di quel tratto di litorale. Durante l’inverno appena trascorso ulteriori mareggiate hanno definitivamente distrutto un tratto di duna e ora le acque della laguna interna stanno fuoriuscendo dalla palude mettendo a rischio il prezioso ecosistema che ne ha determinato la tutela.
Nella Palude è presente un’ampia varietà di specie vegetali da quelle tipiche di acque stagnanti a quelle adattate alle acque salmastre. Una tra queste, di particolare interesse, è un ridotto frammento di salicornieto, costituito dalla salicornia (Arthrocnemum sp.).
L’area ospita durante il corso dell’anno quasi duecento specie censite di uccelli; sulla riva del mare è possibile osservare gli uccelli di ripa, in gran parte migratori acquatici, visibili soprattutto in inverno e nei periodi di passo, così come è possibile incontrare specie caratteristiche di acque salmastre e molti limicoli (specie di uccelli dell’ordine dei Caradriformi che si alimentano appunto in zone umide) specialmente durante il passo migratorio. Inoltre varie specie di anatre popolano gli specchi d’acqua interni sia come specie svernanti che di passo. Molte tra queste specie rientrano in una direttiva Ue ( 92/43/Cee): tra queste, tutti gli anni, nel periodo primaverile, di passo migratorio, è presente la Moretta tabaccata (Aythya nyroca); una specie molto rara e localizzata nel nostro Paese.
La Provincia di Roma da anni gestisce l’area con estreme difficoltà e sta cercando di tamponare la crisi in atto ma la situazione è tanto complessa da richiedere misure straordinarie. Alcuni esperti consultati dai residenti ritengono che possa essere necessario un intervento straordinario della Regione Lazio per arrestare gli impatti che rischiano di portare alla scomparsa dell’area. In particolare un gruppo di tecnici e di appassionati che si definiscono Amici di Torre Flavia avevano addirittura inviato, prima delle recenti votazioni, «un telegramma ai candidati alla Presidenza della Regione per rappresentare l’urgenza della situazione e chiedere un impegno concreto per salvare la Palude di Torre Flavia». E si dichiarano pronti nelle «prossime settimane a cercare riscontri a questo appello, certi che la nuova Giunta regionale non permetterà che il Lazio perda un ecosistema unico, il cui valore è riconosciuto anche dall’Unione europea, nell’ambito del network di aree protette Natura 2000».
Cosa accadrà ora? Davvero questo sarà uno degli ennesimi richiami a muoversi, a fare degli atti concreti lanciato da cittadini alle amministrazioni competenti, destinato a non ricevere risposta o si riuscirà, caso raro, a salvare questa meta preziosa per le migrazioni che è rappresentata dalla Palude di Torre Flavia? Anche in questo caso, la differenza potrà farla, più che l’attivazione autonoma dell’amministrazione pubblica, la forza di decine di persone che vivono su quel territorio e che continueranno a volerlo tutelare esercitando ogni giorno la pressione che deriva dall’amore per i luoghi dove si vive e dalla rabbia di poterli perdere per sempre senza che nessuna «riesca a fare nulla».
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