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L’illusione della pace in Colombia

Nelly Bocchi
07 Novembre 2015

08

di Nelly Bocchi*

Mentre all’Avana il presidente colombiano Santos e il comandante in capo delle Farc Timochenko si stringevano la mano, per suggellare la pace, nella Comunità di Pace di San Josè Apartadò la guerra continua. Nell’ultimo comunicato, del 28 ottobre si denuncia un notevole aumento dei paramilitari delle Agc (Autodefensas Gaitanistas de Colombia) protetti, come sempre, dalla brigata 17 dell’esercito, il cui comandante, colonnello Rojas, è un acerrimo nemico della Comunidad.

Ma andiamo per gradi: nei dintorni delle veredas (villaggi) della Comunidad, più lontane e raggiungibili solo con ore ed ore di cammino a piedi, si trovano gli accampamenti delle due parti in conflitto. Le Farc hanno minato un accampamento delle Agc e un consistente numero di uomini sono morti, per questo i paramilitari hanno radunato i campesinos, che vorrebbero solo vivere in pace, e hanno annunciato loro che per ogni paramilitare ucciso, cinque contadini subiranno la stessa sorte; hanno anche stilato una lista di chi dovrà morire. I contadini, con le famiglie e le poche masserizie stanno sfollando per paura di essere uccisi. Le zone al centro di questi episodi di violenza sono le veredas di Esperanza, Arenas Bajas, Arena Altas, Mulatos, la Hoz , el Porvenir, le più lontane dal centro della Comunidad, la Holandita.

In questo contesto violento è stato chiesto ad Operazione Colomba, (corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII), che da anni accompagna e fa interposizione nella Comunidad, di raggiungere questi lontani villaggi immersi nella selva. I quattro volontari, sempre presenti a la Holandita, hanno raggiunto la zona di conflitto e per alcuni giorni sono rimasti faccia a faccia con i paramilitari, in attesa dell’arrivo di una delegazione dell’Unhcr e della Defensoria del pueblo, organismo statale per il rispetto dei diritti umani.

Noi, che da anni conosciamo, sosteniamo e rispettiamo la Comunità di Pace, siamo estremamente preoccupati, perchè alcuni nomi nella lista dei condannati a morte dalle Agc sono membri della Comunità, per la violenza che viene esercitata impunemente nei confronti dei civili inermi, per l’aumento della paramilitarizzazione della zona, per l’incolumità dei nostri amici e amiche di Operazione Colomba.

La Comunidad conta sulla solidarietà nazionale e internazionale, i suoi membri sono cittadini onorari di Fidenza, la nostra città, per questo anche il sindaco e la Giunta comunale hanno immediatamente scritto all’ambasciatore italiano a Bogotà per esprimere la nostra preoccupazione riguardo all’aumento di violenza nella zona e il timore per i nostri quattro connazionali in pericolo. Aspettiamo una risposta.

Avremmo voluto raccontare del “Cacao di pace”, un bel progetto che stiamo realizzando insieme a Quetzal, ColombiaVive e Comitato Carlo Giuliani, incentrato sul miglioramento delle fasi di lavorazione del cacao nella Comunidad, per poterlo importare in Italia, attraverso il canale del commercio equo di Quetzal e Ctm. Ma per ora siamo troppo peroccupati per le minacce e la violenza in atto.

La pace in Colombia è molto lontana per tanti motivi, quello più eclatante, secondo noi, è la paramilitarizzazione, occorrerebbe smantellare ogni gruppo paramilitare, cosa, al momento impossibile.

.

Qui il punto di vista di Brigida Gonzales, una delle fondatrici della Comunidad e una riflessione sul paramilitarismo di p. Javier Gilardo, accompagnante della Comunidad.
La Comunità di Pace di san Josè Apartadò si impegna a non partecipare alla guerra in nessun modo e a denunciare pubblicamente le violazioni dei diritti umani commesse da qualsiasi gruppo armato. Si tratta di una comunità autogestita che non si schiera con nessuna delle parti in conflitto.
.
* Associazione Jambo, commercio equo.

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