L’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti ha raggiunto l’impressionante cifra di 1 milione di morti per overdose tra il 1999 e il 2020. Ma nel 2021, dunque in piena pandemia, secondo i dati dei Centri di controllo e prevenzione delle malattie, ci sono stati già 100.000 decessi per overdose, con un aumento del 45 per cento rispetto al 2019. Circa 7 su 10 di questi decessi sono provocati da oppioidi sintetici, in particolare il fentanil. Tra le vittime sempre più neri e nativi americani
Negli Stati Uniti i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CDC) identificano nell’aumento della prescrizione degli oppioidi negli anni Novanta – permessi e usati anche per il trattamento di dolori come quelli associati all’osteoartrite o i dolori alla schiena – la prima ondata di morti per overdose da oppioidi. Rassicurati dalla aziende farmaceutiche, che escludevano rischi di dipendenza dagli oppioidi, i medici hanno cominciato a prescriverne in quantità eccessiva e inappropriata, anche per banali dolori, spesso conseguenza di comuni traumi in ambito sportivo.
Nel 2019 ha destato scalpore negli Usa l’arresto di medici, farmacisti e infermieri avvenuto per avere prescritto e distribuito illegalmente farmaci oppioidi e per aver fatturato fraudolentemente programmi federali di assistenza sanitaria. Tra gli accusati c’era un medico dell’Ohio che gestiva un cosiddetto “mulino per pillole” che ha dispensato più di 1,75 milioni di compresse di oppiacei per due anni attraverso una farmacia presente nella stessa sala d’attesa del suo ambulatorio.
Si è potuti così facilmente passare dal semplice utilizzo di un analgesico a quello di oppiacei prescritti, con il ricorso a oppioidi illeciti quando i medici rifiutavano la prescrizione.
Quando si parla di oppioidi e oppiacei bisogna includere diverse categorie comprendenti gli oppiacei naturali, come la morfina e la codeina, semi-sintetici come l’ossicodone, l’idrocodone, l’idromorfone e l’ossimorfone, e gli oppioidi sintetici: il metadone, l’eroina, il tramadol e il fentalyn.
Dalla pubblicazione del report “Probabilità di morte per cause selezionate, Stati Uniti, 2020” del National Safety Council (NSC) relativo ai rischi di morte prevenibili per la popolazione americana, quello di morire per overdose accidentale da oppioidi si collocava al sesto posto nella classifica (guidata da malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche), superando per la prima volta quello di rimanere vittima di un incidente automobilistico: 1 su 96 contro 1 su 103 (dati riferiti al 2017). Una crisi che stava peggiorando sempre più soprattutto per l’uso illegale del fentanyl.
Il fentanyl è un medicinale, approvato come analgesico, molto potente: 80-100 volte tanto la morfina, 25-40 volte più forte dell’eroina, 20 milligrammi rappresenta una dose potenzialmente letale. Malgrado i rischi correlati a un uso improprio delle formule da prescrizione, i pericoli principali sono collegati all’uso della sostanza illegale, che sul mercato può trovarsi anche mescolata a cocaina ed eroina. In realtà quella del fentanyl è una famiglia, in cui si annoverano anche molecole analoghe con strutture ed effetti simili, e con potenza variabile, minore in alcuni casi, molto maggiore del fentanyl in altri (fino a 10 mila volte la morfina si parla nel caso del carfentanil, letale a poche decine di microgrammi). Tra gli oppioidi sintetici il Fentanyl ha avuto il massimo successo, anche all’interno del mercato illegale, per i suoi effetti analgesici e insieme psicoattivi.
Leggendo “La difficile situazione della Nazione dei Piedi Neri sottolinea la crisi del fentanil nelle riserve” un articolo del 25 maggio 2022 di Aaron Bolton apparso su Kauser Health News, si viene a sapere che la situazione è ulteriormente peggiorata e presenta caratteristiche nuove.
Nell’articolo si racconta la storia di Justin Lee Littledog che, con il diffondersi della pandemia, durante l’estate del 2020, tornò a casa, dal Texas alla riserva indiana dei Piedi Neri nel Montana, insieme alla sua fidanzata, il figliastro e il figlio. “Si trasferirono con sua madre, Marla Ollinger, in un ranch di 121 ettari in una prateria ondulata fuori dal villaggio di Browning, dove trascorsero quella che lei ricorda come la migliore estate della sua vita. “E’ stata la prima volta che vedevo Arlin, il mio primo nipote”, ha detto Marla. Presto nacque un altro nipote e Littledog trovò lavoro nella manutenzione del casinò di Browning per sostenere la famiglia in crescita”. Ma le cose iniziarono a cambiare nel corso dell’anno e mezzo successivo. Il figliastro di sei anni di Littledog fu visto passeggiare per la città da solo. Marla chiese al figlio se lui e la fidanzata facevano uso di droghe. Littledog negò, ma disse che la gente usava una droga di cui non aveva mai sentito parlare, il fentanil (la stessa “droga legale” che ha ucciso il cantante Prince nel 2016). Dopo pochi mesi trovò il figlio sdraiato sul pavimento che non respirava, trasportato all’ospedale locale venne dichiarato morto poco dopo l’arrivo dell’ambulanza all’ospedale. “Littledog fu tra le quattro persone morte per overdose di fentanil nella riserva indiana quella settimana di marzo, secondo i funzionari sanitari di Blackfeet. Altre 13 persone che vivevano nella riserva sono sopravvissute a overdose, un totale spaventoso per una popolazione indigena di circa 100.000 persone”.
L’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti ha raggiunto, a dicembre, l’impressionante cifra di 1 milione di morti per overdose tra il 1999 e il 2020. Nel 2021, secondo i dati dei Centri di Controllo e Prevenzione delle Malattie, ci sono stati 100.000 decessi per overdose, con un aumento del 45% rispetto al 2019. Circa 7 su 10 di questi decessi dipendevano da oppioidi sintetici, in particolare il fentanil. La cosa più spaventosa è che attualmente colpiscono sempre di più neri e nativi americani: i ricercatori dell’Università della California hanno indicato una crescita del 49% delle morti per oppioidi tra i neri e del 43% tra gli indigeni in un solo anno. I nativi americani hanno attualmente il più alto tasso di overdose da oppioidi pro capite rispetto a qualsiasi gruppo di popolazione e circa il 30% in più rispetto al tasso tra i bianchi.
Il Servizio Sanitario Indiano degli Stati Uniti è stato cronicamente sottofinanziato. “Quello che stiamo vedendo ora è la conferma delle disparità storiche e delle cause sociali della salute”, ha detto il ricercatore Joe Friedman riguardo alle morti per overdose tra gli indigeni. La dipendenza da oppiacei devasta così tanto le riserve indigene del Paese che l’industria farmaceutica, Johnson & Johnson, in prima linea, a febbraio ha concluso un accordo del valore di 590 milioni di dollari con i rappresentanti dell’80% dei nativi americani per sfuggire alle denunce. Le aziende sono accusate di promuovere droghe ad alta dipendenza nelle comunità vulnerabili. Il fentanyl ha messo radici nel Montana durante la pandemia, i funzionari di polizia del Montana hanno intercettato un numero record di pillole azzurro-pallido fatte per assomigliare ad oppioidi venduti sotto prescrizione come OxyContin (ossicodone). Nei primi tre mesi del 2022, la Polizia ferroviaria del Montana ha sequestrato più di 12.000 pillole di fentanil, più del triplo rispetto a tutto il 2021. In Montana, il tasso di mortalità per overdose da oppioidi tra gli indigeni è stato il doppio di quello dei bianchi dal 2019 al 2021, secondo il Dipartimento di Salute Pubblica e Servizi Umani dello Stato.
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