
È che vorrei spiegarvelo cosa provo quando vedo la fotografia di un bambino che arriva in Europa e dopo anni incontra suo cugino. O quando due fratelli, dopo anni su rotte diverse, si possono riabbracciare a Parigi. O quando una famiglia dopo anni in un campo in Grecia riesce a lasciare quell’inferno e ricominciare una vita migliore. Sempre in salita, si sa, ma migliore.
È che vorrei spiegarvelo cosa provo quando un ragazzo, dopo anni sulla rotta balcanica e dopo notti per strada, mi scrive pieno di gioia perché finalmente è al sicuro. O cosa provo quando un ragazzino, da solo, che sta girando per l’Italia, pieno di paura perché non sa cosa deve fare, dove deve andare e nessuno lo aiuta.
È che vorrei spiegarvelo cosa provo quando un gruppo di ragazzi viene respinto per l’ennesima volta dalla polizia croata, che sono nel bosco e che non hanno più nemmeno le scarpe. Che sono stanchi e hanno fame, ma che “un giorno InshAllah arriveranno in Italia e potremo mangiarci una pizza insieme”.
È che vorrei spiegarvelo cosa provo quando un ragazzo mi racconta che è esausto, che non ce la fa più, che a questa vita di stenti preferisce vivere senza soldi ma vicino alla propria famiglia. Che è lontano da casa da sette anni e sta lottando per il game in Croazia da diciotto mesi ma ha deciso di tornare indietro perché l’Europa non lo vuole e in Pakistan probabilmente morirà, ma meglio morire vicino alla famiglia che annegare in un fiume croato.
È che vorrei spiegarvelo cosa provo quando un ragazzo, non mi chiede da mangiare, non mi chiede vestiti, non mi chiede nulla. Mi lascia solo capire che ha bisogno di qualcuno con cui parlare. Qualcuno che lo ascolti, qualcuno che lo veda come essere umano, qualcuno che si prenda cura del suo cuore.
Vorrei poter davvero trovare le parole per tutto questo, ma purtroppo non le ho. Sono il loro dolore e la loro felicità che smuovono le mie giornate e mi spingono a continuare. Empatia e Cura. Amore e Accoglienza. Ponti e non Muri.
Barbara Bertocchi negli ultimi mesi vive tra Pralboino (Brescia) e Lesbo per promuovere il progetto “Una famiglia alla volta” di sostegno ai migranti
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