Vite abbandonate è uno dettagliato rapporto curato da sei associazioni di Trieste, primo approdo sicuro per migliaia di migranti, tra cui anche tanti ragazzi soli, della rotta balcanica, provenienti per lo più da Afghanistan, Pakistan, Turchia e Iraq. Il rapporto, ricco di dati e analisi, non è solo un duro atto di accusa sulla violazioni di diritti che coinvolge istituzioni locali e nazionali a proposito del diritto di asilo. In realtà quel testo è anche una fotografia di uno straordinario movimento di cittadini che ogni giorno in tanti modi diversi e poco visibili accoglie, supporta, condivide, fornisce tutela legale e sanitaria. Costruisce di fatto, tra inevitabili limiti, una nuova cultura politica, un ponte tra la città invisibile delle persone in movimento e la città invisibile di chi si ribella facendo e non delegando
Per migliaia di richiedenti asilo provenienti dalle rotte balcaniche, Trieste è il primo luogo di approdo sicuro dopo la fuga da persecuzioni, guerre e situazioni di violenza generalizzata in paesi quali l’Afghanistan, il Pakistan, la Turchia, l’Iraq e altri. A causa della sua posizione geografica, rappresenta una delle tappe necessarie per coloro che chiedono asilo dopo il loro arrivo in Italia, ma soprattutto per coloro che intendono raggiungere altre destinazioni italiane o europee. Una rete solidale operativa dal 2021 a Trieste per accogliere, supportare, fornire tutela legale e assistenza umanitaria costituita da sei associazioni – Linea d’Ombra, Ics, International Rescue Commitee, Humanitarian Medicine, Diaconia Valdese, Comunità di San Martino al Campo – relaziona con un report annuale – Vite abbandonate – sul fenomeno dei flussi migratori in ingresso.
Dal titolo già di per sé esaustivo, il rapporto analizza i cambiamenti di presenze da un anno all’altro, le tipologie, i bisogni e le criticità delle persone arrivate e transitate sulla città. Gli autori del rapporto infatti sono gli stessi che ogni giorno svolgono un monitoraggio della situazione, offrono supporto e assistenza con il sostegno, sempre crescente è bene sottolinearlo, della società civile. Nonostante una certa propaganda martellante imponga l’immagine del migrante come un pericolo per la collettività, tra la gente di Trieste sta crescendo invece solidarietà e sensibilità verso le migliaia di persone che arrivano in città, tra le quali molti minori non accompagnati e nuclei familiari. Ben lontani da essere una minaccia, queste persone giungono a Trieste spesso in condizioni drammatiche, dopo un viaggio segnato da esperienze durissime, mesi passati all’addiaccio, continue violenze e respingimenti, avvenuti anche dentro l’Unione Europea e ai suoi confini e per questi motivi hanno urgente bisogno di prima assistenza, informazioni precise sui loro diritti, oltre che di cure sanitarie. Quasi tutti necessitano di riposo, di una doccia, di un ricambio completo di abiti, di un pasto caldo e di un ricovero notturno. Il 2023 ha segnato un incremento degli arrivi rispetto agli anni precedenti che non ha corrisposto ad un potenziamento dei necessari e obbligatori interventi pubblici di prima assistenza, anzi, il numero di richiedenti asilo abbandonati in strada ha toccato nell’estate del 2023 la quota di 500 persone, tutte costrette a vivere in situazioni disumane e degradanti anche per più di due mesi.
Il comune di Trieste non ha purtroppo attuato interventi di assistenza di “bassa soglia” adeguati a far fronte ai bisogni delle persone in arrivo in città, limitandosi a proseguire l’ordinario e modesto intervento di sostegno alla gestione di un dormitorio notturno di 20 posti nel solo periodo invernale (dicembre – aprile). Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza (giunta di destra) ha rivendicato sulla stampa locale la scelta dell’immobilismo del comune, dichiarando che le associazioni che forniscono aiuti umanitari alle persone migranti svolgono un ruolo di “pull factor”. Come sappiamo Trieste è diventata nel corso del 2023 tristemente nota a livello nazionale e internazionale per la grave situazione umanitaria che si è prodotta in seguito all’abbandono di centinaia di persone migranti e richiedenti asilo accampate al Silos di fianco alla stazione centrale. Una situazione sicuramente insostenibile che le istituzioni hanno pensato di “risolvere” alla maniera di sempre: come nel febbraio del 2019 per la tendopoli di San Ferdinando abbattuta dalle ruspe inviate dall’allora ministro dell’Interno Salvini e oggi più florida di prima, così il 21 giugno scorso, il sindaco Dipiazza ha ordinato ai vigili del fuoco e alle forze dell’ordine lo sgombero dei Silos mandando in strada senza ricovero centinaia di persone.
Inoltre, dai dati presentati nel rapporto 2023 e confrontati con quelli degli anni precedenti, è evidente che negli ultimi due anni i bisogni delle persone in arrivo sul territorio triestino si sono aggravati, in particolare quelli delle famiglie, donne e minori non accompagnati. I dati riportati dall’attività di monitoraggio svolta nell’area della stazione centrale di Trieste (tra Piazza Libertà e il Centro Diurno di via Udine) durante l’intera fascia diurna, e parzialmente la sera, di tutti i giorni dell’anno, fine settimana e festività incluse, dalle associazioni che hanno redatto il report sono allarmanti: dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 sono state incontrate e hanno ricevuto assistenza nell’area della stazione di Trieste un totale di 16.052 persone in ingresso dalla rotta balcanica (una media di 44 nuove persone al giorno). Questo dato conferma un incremento del +22% degli arrivi registrati rispetto al 2022, che erano relativi a 13.127 persone.
La stragrande maggioranza delle persone incontrate nel 2023 era in fuga dall’Afghanistan, con quasi 11.000 presenze sulle 16.000 persone incontrate in totale (68% del totale)
Delle 16,052 persone incontrate, il 76% sono adulti e il 96% maschi; circa un terzo fa parte di “profili vulnerabili” (minori non accompagnati/MSNA, nuclei familiari, donne adulte sole); solo il 16% intende fermarsi a Trieste e chiedere asilo politico. Le principali nazionalità di origine sono Afghanistan, Pakistan e Turchia, mentre quelle di destinazione Germania, Francia e Belgio.
“Per assicurare un minimo livello di protezione ai MSNA – si legge nel rapporto – sarebbe opportuno che la città di Trieste si doti, come hanno già fatto altre città di frontiera, di una piccola struttura notturna ad alta rotazione che ospiti esclusivamente i minori non accompagnati in arrivo sul territorio per alcune notti”.
È evidente che l’elevato numero di afghani in movimento rappresenta una conseguenza della grave crisi umanitaria che sta attraversando il paese dopo la presa di potere dei Talebani nell’agosto del 2021. La seconda nazionalità di provenienza delle persone incontrate a Trieste si conferma essere quella pakistana, mentre il terzo gruppo più numeroso di provenienza per arrivi a Trieste è quello di nazionalità turca, che rappresenta il 9% delle persone incontrate. Oltre alla fuga di una parte della comunità curdo-turca che continua a essere soggetta a discriminazioni e repressioni da parte del governo di Ankara, il 6 febbraio 2023 un terremoto ha colpito la Turchia meridionale e le regioni settentrionali della Siria provocando oltre 57.000 vittime accertate (di cui 50.500 in Turchia e 7.259 in Siria) e più di 121.000 feriti. Secondo i dati del rapporto EUAA – Europea Union Agency for Asylum -, la prima nazionalità in tutta l’UE per nuove domande d’asilo registrate nel 2023, mostrando un significativo aumento rispetto al 2022 (+38%), è stata quella siriana anche se a Trieste nel corso del 2023, non si è registrato un incremento di cittadini siriani, forse a causa delle rotte migratorie scelte che indirizzavano le persone direttamente in Germania dalla Bosnia e dalla Serbia.
I nuclei familiari che giungono a Trieste sono per lo più in transito: arrivano nelle ore serali e ripartono all’alba. Il lavoro delle associazioni si concentra quindi soprattutto nel facilitare il loro ingresso nei dormitori ad alta rotazione della città, e in particolare l’Hotel Alabarda gestito dalla Caritas. Nel 2023 ben 82 nuclei familiari, composti da 186 adulti e 138 bambini, hanno trovato un posto letto grazie al lavoro di rete tra gli attori del territorio.
Di certo Trieste è lo specchio di quanto accade su tutto il territorio nazionale da due anni a questa parte e nel 2023 la situazione è ulteriormente peggiorata, con i numeri di richiedenti asilo e i tempi di attesa media per accedere alle misure di accoglienza che hanno raggiunto livelli mai visti prima. I tempi di attesa per l’accesso alle misure di accoglienza hanno raggiunto un picco di 85 giorni, soprattutto tra i mesi estivi e autunnali, mentre il tempo medio di attesa nell’anno è stato di 45-50 giorni. Il numero dei richiedenti asilo in strada è variato da un minimo di 100 ad un massimo di circa 500 persone durante il 2023.
Nel 2023 sono state censite a Trieste almeno 2223 persone richiedenti asilo in stato di indigenza che non hanno avuto accesso tempestivo alle misure di accoglienza, in violazione di quanto previsto dalle normative vigenti. Di fronte a questo scenario, il ruolo delle organizzazioni della Rete impegnate a Trieste è stato quello di monitorare richiedenti asilo privi di accoglienza, sollecitando il doveroso intervento e segnalando anche le situazioni maggiormente vulnerabili. Sono state inviate 17 segnalazioni formali alla Prefettura dal Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) tra gennaio e dicembre 2023 che sono rimaste purtroppo, senza risposta.
In questo quadro di inumana inadempienza delle istituzioni, la rete di associazioni che ha redatto il rapporto a giusto titolo Vite abbandonate è un esempio di organizzazione civile e solidale dal basso: ogni giorno (come ben noto ai lettori di Comune-info grazie alla collaborazione di Linea d’ombra), dal pomeriggio e spesso fino a sera tardi, l’associazione Linea d’Ombra offre prime cure infermieristiche presso Piazza Libertà, con una media di circa 30 persone al giorno e distribuisce, con cibo portato da volontari una media di circa 50 pasti al giorno. Nel corso del 2023 sono nate nuove collaborazioni con i Fornelli Resistenti di Treviso, la Cucina Resistente di Trieste e il supporto di Mediterranea Saving Humans. Le persone trovano anche un piccolo ristoro presso il Centro Diurno di via Udine con tè caldo, biscotti e snack donati da cittadini solidali.
La Caritas di Trieste eroga pasti presso la propria mensa di via dell’Istria a tutte le persone indigenti e alle persone in movimento, riuscendo quasi sempre a offrire un pasto a pranzo e uno a cena. Donazioni private permettono alla rete di distribuire a chi è appena arrivato in città e versa in stato di bisogno, indumenti e scarpe. Grazie all’ampia rete di volontariato attiva presso il centro diurno di Via Udine e in piazza Libertà è possibile garantire tutte le attività, tra cui un progetto con l’associazione ResQ, che permette al Centro Diurno di San Martino al Campo di poter contare ogni settimana su tre volontari a rotazione in supporto delle attività quotidiane con le persone migranti e richiedenti asilo, per un totale di più di ottanta volontari nell’arco del 2023.
I volontari di Linea d’Ombra, oltre al quotidiano supporto in Piazza Libertà, hanno attivato dei corsi di italiano che si sono svolti ogni mattina. Anche l’associazione No Name Kitchen in collaborazione con ICS da dicembre 2023 ha avviato un progetto a Trieste, in cui operano volontari provenienti da tutto il mondo, supportando le persone in transito e i richiedenti asilo che si ritrovano a vivere al Silos anche per periodi molto lunghi.
Anche le cure mediche, ad eccezione degli interventi di pronto soccorso, sono garantite dalla sola attività dei volontari. L’ambulatorio di Donk HM odv è aperto tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì Donk HM odv presso l’ambulatorio del Centro Diurno di San Martino al Campo, nel rapporto c’è un’intera sezione dedicata alle patologie delle persone arrivate a Trieste dalla rotta balcanica. Oltre al cibo, al vestiario e alle cure mediche, ogni nuova persona che arriva in Piazza Libertà o al Centro Diurno riceve un’accurata informativa legale e un supporto all’accesso ai servizi del territorio grazie ai mediatori e alle operatrici di International Rescue Committee, Diaconia Valdese e ICS. Laddove sia necessario un approfondimento ulteriore o sia opportuno condurre un colloquio in un ambiente idoneo anche al fine di supportare l’accesso alla domanda di asilo, le persone vengono indirizzate alla vicina sede di ICS, aperta dal lunedì al venerdì e dove viene assicurata l’assistenza legale.
Ecco, questo e molto altro è riuscito a realizzare la società civile per ottemperare al dovere di accoglienza di chi fugge da guerre, persecuzioni, violenze.
Fiorella Palomba dice
Il sindaco assente (non ci meravigliamo vista la sua appartenenza politica) si vergogni.
Brave le associazioni umanitarie: che dire? Fanno miracoli! 🌸
Antonella varesano dice
Grazie per il lavoro svolto
Marta Malaroda dice
Come residente a Trieste e volontaria segnalo che la Caritas, da dicembre ’23, ha aperto, vicino alla stazione, un dormitorio di 25 posti per emigranti di passaggio, oltre a 8 in cameretta riservata a donne sole o nuclei familiari. Sono ospitate persone indirizzate da Linea d’ombra o S.Martino al Campo (Centro diurno di via Udine). È aperto in orario 18-8 e dà cena e colazione. La struttura non riceve alcun contributo pubblico e si basa sull’opera di un centinaio di volontari in supporto al personale Caritas. Inizialmente previsto per durare fino ad aprile ’24 continua ad operare senza previsione di termine. In emergenza, può ospitare in soprannumero.