di Antonio Lupo*
Pochi giorni fa la Segreteria dei Sem Terra brasiliani ha diffuso un articolo del 27 giugno di Valor Economico, un importante giornale economico-finanziario, l’equivalente brasiliano di Sole 24 Ore. Il titolo è “Avidità velenosa” e l’autore è José Eli da Veiga, professore sênior dell’IEE/USP (Istituto di Energia e Ambiente dell’Università di São Paulo) e autore di Amor per la Scienza (Senac, 2017), il più recente dei suoi molti libri.
L’articolo parla della “galoppante regressione dell’intelligenza avvenuta negli ultimi anni nelle popolazioni dei paesi più avanzati, dopo i progressi costanti e regolari nella seconda metà del secolo scorso”. L’autore si riferisce alla lunga serie dei i risultati dei test di intelligenza (quoziente di intelligenza) a cui sono stati sottoposte le reclute delle forze armate di nazioni come l’Australia, Finlandia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia. José Eli da Veiga cita “la Norvegia come esempio, dove dal 1976-1991 (l’ultimo anno di servizio militare obbligatorio), il QI medio degli esaminati è sceso di 0,30 punti all’anno, dopo l’aumento di 0,20 punti per ogni anno tra le generazioni 1962-1975. Ma ci sono molte indizi che questo calo si è accelerato dal 1991”. Quindi indica “le possibili spiegazioni per un fenomeno così inaspettato e inquietante hanno generato aspre polemiche. Da un lato, le ipotesi genetiche: sono le famiglie meno intelligenti che fanno più figli, e sono i bambini dei poveri immigrati che hanno un minor carico di beni culturali (“capitale umano”). Dall’altro, le ipotesi dette ambientali come il declino della lettura di libri di fronte all’onnipresenza di schermi televisivi, computer e telefoni cellulari; difficoltà del sistema educativo; la crisi dello stato sociale; e, soprattutto, i problemi di salute pubblica”.
In realtà secondo José Eli da Veiga “questa contrapposizione genetica/ambiente è diventata anacronistica da quando è stata pienamente provata l’importanza della epigenetica, così come la rilevanza della congettura di Darwin sull’adattamento/selezione negli ambiti comportamentali e simbolici”. Nella seconda parte dell’articolo si afferma che “tutto indica che gli interferenti endocrini siano tra le cause rilevanti di questo peggioramento dell’intelligenza”.
Si considerano interferenti endocrini una vasta gamma di sostanze chimiche che agiscono sulle ghiandole del corpo – pancreas, tiroide, ipofisi e surrene – alterando l’efficacia degli ormoni, così come la loro produzione endogena. Queste sostanze tossiche sono molto comuni negli alimenti industriali, nei cosmetici, negli articoli per igiene personale (principalmente saponi, lozioni, deodoranti e dentifrici), nelle materie plastiche, nei tessuti sintetici, nei materassi, nei materiali di costruzione e, naturalmente, nei prodotti per la pulizia della casa e nei pesticidi.
Già nel 2006 la prestigiosa rivista scientifica Lancet pubblicò un elenco di 202 sostanze tossiche per il cervello di cui oltre 80 sono pesticidi.
José Eli da Veiga ricorda che “La Dichiarazione della Società di Endocrinologia sulle Sostanze chimiche perturbatrici endocrine già nel 2009 sottolineava come gli interferenti endocrini possono essere deleteri per l’intelligenza. In particolare, c’è un’altissima probabilità di danni alla formazione del cervello fetale ogni volta che una donna gravida viene in contatto con tali sostanze”. La novità è che questo allarme è stato appena ratificato sulla rivista Connessioni endocrini (2018, 7, R160-R186) con la revisione di 433 lavori – “Sostanze chimiche interferenti con la tiroide e lo sviluppo del cervello: un aggiornamento” – condotto da tre equipe di ricerca francesi.
La leadership di questa meta-analisi è l’endocrinologa britannica Barbara Demeneix, che lavora da molti anni al CNRS, è autrice del libro Cocktail Toxique (ed. Odile Jacob, 2017), e ha partecipato a un recente documentario: Demain, tous cretins? (Domani tutti cretini?).
https://www.youtube.com/watch?v=WWNARPyruoQ
“Chi lo ha visto, sarà sicuramente molto più prudente nel comporre il proprio paniere di consumo – scrive da Veig – È anche probabile che si chiederà come sia possibile per le industrie chimiche e farmaceutiche, così come le catene di supermercati, continuano ad essere così avide e senza scrupoli, mentre sostengono a gran voce di essere sostenibili”
Sarebbe bene sottotitolare in italiano il documentario, trasmesso dal canale francese Arte, “Domani tutti cretini?”, che parla di questa altra causa di diminuzione dell’intelligenza, che si aggiunge alla sempre più segnalata e documentata Demenza digitale.
Per altro anche l’assai noto glifosato e il suo metabolita AMPA sono interferenti endocrini: si tratta dei due erbicidi che i movimenti europei hanno tentato di bloccare a livello europeo raccogliendo l’anno scorso oltre un milione di firme, ma infine sono stati riautorizzati ancora per cinque anni dalla decisione del 27 novembre 2017 della Commissione Europea (decisiva l’astensione della Germania-Bayer ora BayerMonsanto, mentre hanno votato contro tra gli altri, Italia e Francia). Sono sostanze che quotidianamente assumiamo, il glifosato e Ampa, come residui, dai prodotti Ogm (carne, cereali, soia ecc.), noti soprattutto come cancerogeni, entrambi trovati massicciamente presenti nelle acque superficiali e profonde delle due regioni dove sono stati cercati, cioè in Lombardia e Toscana (vedi rapporto Ispra sui pesticidi nelle acque).
*Comitato Amigos Sem Terra Italia
laura caputo dice
buongiorno! articolo molto interessante. Mi sorge spontanea una domanda, però. I cosiddetti test Q.I. sono rimasti gli stessi mentre la conoscenza/esperienza delle persone evolveva. Non sono per caso sempre più distanti dalla realtà delle cose?
Grazie per l’attenzione
laura caputo