L’occasione che spinge Aldo Zanchetta a mettere nero su bianco questi frammenti di memoria dell’incontro con Ivan Illich, fonte davvero inesauribile per scandagliare molte delle profondità del pensiero più critico del Novecento, è un anniversario. Si tratta del ventennale della sua ultima conferenza pubblica, tenuta alla Scuola per la Pace di Lucca. L’intento reale del lavoro di Aldo su Illich di questi mesi, che presto prenderà la forma di una nuova pubblicazione, è rivolto nella direzione diametralmente opposta a quella del ricordo. È rivolto al futuro che stiamo cominciando a vivere, giorno dopo giorno: nel caos di pensiero dominante e di fronte agli orrori che ogni giorno si presentano, quale altro pensatore è oggi necessario e credibile se non Illich? Il pensiero di Ivan segue tracce carsiche che riaffiorano ogni giorno dove meno ce le aspettiamo, oggi con crescente insistenza
Oggi, 2 0ttobre 2022, sono trascorsi esattamente vent’anni da quando Ivan Illich tenne la sua ultima conferenza pubblica alla Scuola per la Pace, a Lucca, intitolata “La decisione personale in un mondo dominato dalla comunicazione”. Lo aveva scelto lui il tema e, annunciandolo, mi disse: “Lavoreremo assieme su questo tema nei prossimi tre anni”. Era imminente il suo trasferimento definitivo in Toscana. La sera in cui ci lasciammo, confermò il desiderio di tornare a vivere sotto il sole di Toscana, “non potendo morire sotto quello della Dalmazia”, dove bambino aveva lasciato il suo cuore. Sarebbe tornato a Natale, lasciando la brumosa Brema, dove stava terminando il suo ultimo contratto di lavoro con l’Università.
Pellegrino per una vita intera, voleva infine sostare in un posto amico per prepararsi, circondato da amici fedeli, all’incontro con sorella morte. Mi raccomando, disse, la casa che ti prego di farmi trovare, in collina, deve avere almeno quattro camere per gli ospiti. La sorte non gli fu favorevole: morì improvvisamente la mattina del 2 dicembre reclinando il capo sulla relazione, che stava annotando, di una sua allieva ed amica sulle diagnosi prenatali, diagnosi nelle quali il nascituro viene ridotto a un numero statistico.
Il tumore che gli devastava la parte destra della faccia lo faceva soffrire terribilmente. É stato scritto che non si era voluto curare, un modo per accreditare la tesi secondo cui fosse un tipo un po’ balzano, poco affidabile. Quando, nel 1981, il tumore apparve, gli venne proposto di operarsi ma gli fu precisato che probabilmente avrebbe perso la parola o addirittura che sarebbe stato menomato il cervello. In caso contrario non avrebbe avuto più di cinque anni di vita. Optò per mantenere integre le sue facoltà e visse per ancora 21 anni.
Durante la conferenza, malgrado il dolore, non perse l’occasione per qualche battuta spiritosa. Il pubblico era così numeroso che fu necessario servirsi di un microfono, strumento che avversava perché spersonalizzava la voce e allontanava la visione dell’uditore, e di un apparecchio televisivo in una seconda stanza del Palazzo Ducale. Così ricorda un amico lucchese: “Come non ricordare il gesto di Illich al suo ultimo convegno pubblico, a Lucca, nel 2002, quando invitò le persone presenti nella seconda sala del Palazzo Ducale, che era stata dotata di apparecchi audio e video, a spostarsi in quella dove lui stava parlando, affinché potesse ‘infondersi tra lui e le persone presenti quel clima di con-spirazione indispensabile per creare la giusta atmosfera della discussione e dell’approfondimento’?”. La presenza di un vigile del fuoco, incaricato della sicurezza, impedì la riunificazione, che poté avvenire solo per il dibattito finale quando alcuni, per l’ora vanzata, avevano già cominciato ad uscire. Cosa direbbe oggi di fronte a una “comunicazione” politica “twitterata”, che tanto piace ai molti sempre alla ricerca di tempo risparmiato?
Scrivo queste cose non per commemorare un uomo meritevole ma ormai fuori dall’attualità. Pongo seriamente una domanda: nel caos di pensiero oggi dominante e di fronte agli orrori che ogni giorno si presentano, quale altro pensatore è oggi necessario e credibile se non Ivan Illich? Nei dibattiti in rete sulla pandemia ho collezionato non meno di 20 articoli di medici, sociologi, filosofi che si rifanno al suo pensiero e lamentano la mancanza oggi di un suo equivalente. Nel territorio dove vivo, quindici giorni or sono, a seguito di un incontro casuale di due componenti di due gruppi di persone sconosciuti fra loro fino al giorno precedente, una trentina di persone si sono riunite sotto il grande tiglio del mio giardino per scambiare idee sul pensiero di Illich sulla tecno-scienza e terminare con una cena conviviale.
Pochi giorni dopo, gli Studenti pisani contro il Green Pass hanno organizzato un dibattito sui primi due capitoli del libro “La Convivialità”. Il week end del 2-4 dicembre prossimo, XX anniversario della morte, una trentina di persone riprenderanno la tradizione dei “Convivi Ivan Illich”, incontri sospesi negli ultimi due anni a causa delle restrizioni pandemiche, dove da una quindicina d’anni ci si ritrova non per parlare del pensiero di Illich ma per parlare del nostro tempo dal punto di vista di questo pensiero. Il pensiero di Ivan segue tracce carsiche che riaffiorano ogni giorno dove meno ce le aspettiamo, oggi con crescente insistenza.
Ha scritto Gustavo Esteva, che da poco tempo ci ha lasciati: “Qualche mese prima di morire Ivan commentò con alcuni amici che forse, passati 10 anni, sarebbe di nuovo tornato di attualità. Si sbagliò, gli anni furono 20. All’improvviso, come dal niente, è cominciato a rinascere un immenso interesse per l’opera di Ivan e si è dimostrata chiaramente la sua attinenza con quello che stiamo affrontando. Noi che conosciamo bene la sua opera, che l’abbiamo approfondita, vi abbiamo trovato cose che prima non avevamo notato e che solo ora possiamo comprendere chiaramente. Chi le ha notate per la prima volta è rimasto affascinato. Sta tornando a essere di nuovo, all’improvviso, una lettura necessaria”[1].
Se non ora, quando?
[1] Dal libro “In cammino con Ivan Illich” di prossima pubblicazione.
Maria Teresa dice
Ho incontrato il suo pensiero con Descolarizzare la società che ho amato e dal quale ho tratto sostegno… il suo discorso sulla malattia e sulla salute mi è parso una luce nel deserto… Grazie di avermi ricordato quella sua forza spregiudicata…