In un post del 2018, poco prima di essere eletta Assessora alle Pari opportunità, Politiche Giovanili, Politiche sociali, Sistemi educativi e diritto allo studio, Sistemi Innovativi di Ivrea, l’esponente leghista 34enne Giorgia Povolo aveva scritto: “Zingari di merda, zecche e parassiti capaci di spolpare tutto, connazionali criminali che andrebbero usati come esche con i piranha, mi auguro che cercando di rubare qualcos’altro una tagliola possa mozzarvi le mani”. La dichiarazione virgolettata, in effetti, risulta piuttosto fuori le righe. Diciamo pure che va un bel po’ al di là di quelle rilasciate più volte in passato da alcuni degli attuali massimi esponenti delle istituzioni dello Stato italiano. “Al di là” nei toni esacerbati, non nella sostanza del “messaggio”, non si fraintenda. Però non abbiamo certo ragione di dubitare della veridicità del forbito linguaggio espresso dall’Assessora (non riconfermata nella nuova giunta, a Ivrea ha appena vinto il centrosinistra al primo turno) riportato dal Quotidiano Piemontese.it perché esso è stato oggetto di procedimento giudiziario. Il 26 maggio la Cassazione ha però finalmente rovesciato il parere che sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Torino avevano espresso in precedenza ritenendo che la signora, chiamata in giudizio dall’Asgi, ce l’avesse non con le persone rom ma con i “rom che rubano”. Magari, per una volta, anche “gli zingari di merda” devono aver pensato di poter vivere in un Paese che non deve sempre vergognarsi di chi lo rappresenta

La vicenda nasce anni fa quando una giovane cittadina di Ivrea, destinata di lì a poco a candidarsi alle elezioni amministrative e a divenire poi assessore comunale, aveva messo in rete due post, nei quali insultava gli “zingari, non rom, ma zingari di merda, zecche e parassiti, capaci di spolpare tutto…” augurando loro “che una tagliola possa mozzarvi le mani..” e nel quale festeggiava la giornata dei rom chiamandoli “zecche che stanziano in campi abusivi…”.
ASGI, in quanto associazione legittimata dalla legge a promuovere giudizi contro le discriminazioni e le molestie razziali, aveva agito in giudizio, ma incredibilmente sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Torino avevano rigettato il ricorso ritenendo che la signora ce l’avesse non con le persone rom ma con i “rom che rubano” e dunque l’offesa fosse rivolta al comportamento e non all’etnia.
Con la sentenza emessa oggi, (26 maggio 2023, ndr) la Cassazione ha fatto giustizia di questa tesi, affermando che la molestia discriminatoria vietata dalla legge sussiste non solo quando la denigrazione è rivolta esclusivamente alla etnia, ma anche quando l’etnia viene associata a comportamenti delittuosi; e che inoltre qualsiasi manifestazione del pensiero, anche a mezzo dei social, deve essere rispettosa del criterio della “continenza” e non può mai ledere l’altrui dignità.
ASGI esprime piena soddisfazione per questa decisione che mette un freno all’uso, così comune proprio sui social, di espressioni offensive contro i gruppi etnici di minoranza e pone le basi per costruire relazioni basate sul reciproco rispetto.
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