Martedì 30 aprile, una patata bollente nelle mani di Enel: l’azionariato critico. Che mette insieme cittadini e contadini di diversi angoli del mondo, quelli che resistono alle centrali a carbone, alla geotermia, alle grandi dighe e all’arroganza della multinazionale italiana
Ormai è diventata una piacevole costante. L’Enel, la multinazionale italiana ancora partecipata al 30 per cento dallo Stato italiano, celebra la sua assemblea annuale e gli attivisti che contestano i suoi progetti e il suo modello energetico fanno sentire la loro voce in maniera molto netta. Associazioni e gruppi di base italiani, ma anche ospiti internazionali, saranno infatti a Roma a partire da domenica 28 per una tre giorni di incontri e azioni che avrà il suo culmine martedì 30, quando l’appuntamento è a viale Regina Margherita per una conferenza stampa, un sit in e interventi di «azionariato critico» in occasione dell’assemblea della compagnia guidata da Fulvio Conti.
In precedenza si terrà il secondo incontro tra i rappresentanti della rete StopEnel – che raccoglie oltre cinquanta realtà italiane e più di venti internazionali – dopo quello costitutivo dell’aprile del 2012. Si potrà così discutere di strategia di campagna comune e fornire rilevanti aggiornamenti sulle attività dei vari comitati e gruppi.
Contadini mapuche, romeni e italiani
Quanto mai ampio lo spettro dei progetti energetici contestati: si va dalle centrali a carbone alla geotermia, passando per le grandi dighe. Proprio riguardo ai mega impianti idroelettrici è importante la presenza a Roma degli esponenti delle campagne in corso in Cile, Guatemala e Colombia contro le opere in costruzione o in fase di progettazione che l’Enel ha «ereditato» dalla sua controllata spagnola Endesa o ha deciso di realizzare direttamente. Se per la diga di Palo Viejo (Guatemala), ormai ultimata, si chiedono giuste compensazioni per i danni subiti dalle comunità, per gli impianti di El Quimbo (Colombia), Hidroaysèn (Patagonia cilena) e in territorio mapuche ci si sta battendo per uno stop definitivo ai lavori, considerate le vaste conseguenze socio-ambientali legate alla realizzazione dei progetti.
Ma Enel è anche sinonimo di carbone. A Civitavecchia, dove oltre venticinque anni di attività dell’azienda sono coincisi con il tasso più alto nel Lazio (e terzo in Italia) di mortalità per tumori alle vie respiratorie, a la Spezia, ormai al collasso ambientale, vista la presenza di altri impianti inquinanti nel circondario, e a Brindisi, città dove è presente la centrale a carbone più grande di Italia e oltre quattrocento ettari di terreni agricoli della zona non sono ormai più coltivabili. Impatti ambientali simili a quelli che provocherebbero la centrale di Galati, in Romania, e Porto Romano, in Albania, qualora vedessero mai la luce. Per questo a fianco dei comitati italiani ci saranno anche quelli romeni e albanesi, per ribadire che il carbone è una fonte energetica troppo obsoleta e che, oltre a sanare i guasti del passato, bisogna evitare investimenti di ogni tipo per il futuro.
Amiata ribelle
A proposito di progetti «fuori dal tempo», che dire allora degli impianti a olio combustibile di Rossano, Porto Tolle e Montalto di Castro? Ma anche le rinnovabili di nome, ma non di fatto, quali geotermia (Amiata) e biomasse (Pollino) rischiano di penalizzare i territori e le comunità, inquinando la falda acquifera come nel caso del monte Amiata (leggi Il titanic del monte Amiata), e hanno quindi determinato la creazione di numerosi comitati a difesa del territorio.
Per tutte queste ragioni, StopEnel si prefigge quindi l’obiettivo di promuovere un modello energetico alternativo che metta al centro i diritti umani, la giustizia ambientale e sociale, la difesa della salute dei cittadini e del territorio come bene comune. Proprio a tal fine è indispensabile mettere in rete le comunità locali, i movimenti sociali e le associazioni coinvolte nei diversi conflitti con lo scopo di costruire strategie congiunte e aumentare la capacità di incidenza sull’opinione pubblica nazionale e internazionale. Sperando che prima a poi qualcosa cambi davvero.
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Alberto Zoratti | 6 dicembre 2012 | 2 Commenti
La nuova Strategia energetica del governo è imbarazzante. Un’alternativa solidale
“MULTINAZIONALI VS LUOGHI SACRI MAPUCHE”
i mega progetti idroelettrici di ENEL e AES GENER in Cile
MERCOLEDI 8 MAGGIO 2013 a CESENA nello Spazio Libertario Sole e Baleno, subb. Valzania 27.
Dalle ore 20.30 buffet vegan
a seguire chiacchierata con:
– HUMBERTO MANQUEL: portavoce della resistenza mapuche del Lago Neltume (Panguipulli) dove ENEL vuole costruire una mega diga
– Valentina Fabbri: osservatrice diritti umani in Cile, racconterà la criminalizzazione delle rivendicazioni mapuche, dei tentativi di espulsione e montaggi mediatici subiti e della Resistanza Mapuche Huilliche del fiume PILMAIKEN dove AES GENER vuole costruire una mega diga.
DUE LUOGHI SACRI, CIRCONDATI DA NATURA INCONTAMINATA, SARANNO INNONDATI E SPARIRANNO PER SEMPRE SE NESSUNO FERMA QUESTI MOSTRI TRANSNAZIONALI.
UNA SERATA PER RICORDARE I DIFENSORI DELLA MADRE TERRA E DELL’ACQUA IN CILE:
IL POPOLO MAPUCHE!
MARRICHIWEU!!!!
http://spazio-solebaleno.noblogs.org/
http://www.ecomapuche.com