Lo sanno tutti che il Presidente della Repubblica piace a tutti. È il presidente di tutti gli italiani ed è stato rieletto con un plebiscito. È un uomo saggio, sobrio, educato, moderato e fedele. Fedele alla Repubblica, alla bandiera, alla patria e ai suoi alleati. Soprattutto ai suoi alleati. Quando fa i suoi discorsi non grida mai, Sergio Mattarella. Non deve aver gridato nemmeno quando, esattamente un mese fa, l’Unicef, l’agenzia dell’Onu che si occupa di promuovere i diritti e migliorare le condizioni di vita dei bambini e delle bambine in tutto il mondo, ha detto che su Gaza qualcuno stava sganciando una bomba ogni 10 minuti. Perché lo ha detto l’Unicef, il presidente che è un po’ il nonno di tutti i bambini italiani, lo sa bene. Anzi, lo sa benissimo, perché il Presidente ha tanti amici da quelle parti. E perché Sergio Mattarella non deve aver gridato nemmeno un mese fa lo spiega molto bene, qui sotto, Patrizia Cecconi nel suo commento al discorso presidenziale che salutava il 2023. La cosa che noi ammiriamo di più del Presidente Mattarella è che è un uomo che parla poco. Conosce bene il valore di certi silenzi. Com’è che cantava Lucio Dalla nel pezzo che, quando l’anno vecchio se ne va, ci torna sempre in mente per la grande dolcezza e la squisita ironia? Ah, sì:”E si sta senza parlare per intere settimane/E a quelli che hanno niente da dire/Del tempo ne rimane“. A Gaza sono state costrette a fuggire, per continuare a vivere, due milioni di persone, ma c’è qualche bambino ancora vivo. Coraggio, presidente. Del tempo Le rimane per capire che l’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa lì non va
Una parte dell’Italia, seppur distratta dal cenone di capodanno, alle 20,30 del 31 dicembre ha ascoltato il tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. Un’altra parte, invece, non ha posto attenzione alla Tv, privilegiando la conversazione a tavola e tra il tintinnio di posate e bicchieri, ha perso il discorso e dovrà accontentarsi dei commenti di politici e opinion maker, tutti entusiasticamente concordi – tutti eh! da Salvini a Schlein, da Conte a Tajani, da La Russa di Fratelli d’Italia a Fratoianni di Sinistra Italiana – nel ritenere che Mattarella ha dato prova di grandezza nel difendere i diritti umani e l’impegno per la pace, “nel non rassegnarci alla guerra” dice Conte, o nel porre “l’accento sulla condanna della guerra” dicono Verdi e Sinistra Italiana. Per onestà intellettuale, dopo aver ascoltato attentamente il discorso del Presidente e non averci trovato nulla di quanto riportato dai creatori di opinione delle Tv nazionali, ho ritenuto opportuno andare a leggere il discorso in questione perché, ascoltandolo, forse mi era sfuggito qualcosa. Anzi, mi era sembrato addirittura un discorso falso, impostato a servilismo verso gli attuali potenti della terra e oltraggioso verso le vittime di quei potenti, oltre che verso i principi che sono alla base del Diritto universale umanitario.
Mi sono detta che forse ero prevenuta per il fatto che Mattarella fino ad oggi, nella politica internazionale, non ha mai dato prova di imparzialità quindi, probabilmente, ero rimasta vittima di un pregiudizio dovuto a sue precedenti esternazioni e, magari, avevo inconsapevolmente fatto un confronto impossibile tra lui e il Presidente più apprezzato della nostra Repubblica, cioè Pertini. Così ho letto, e con molta attenzione, il discorso che avevo ascoltato la sera del 31 e per dare una valutazione onesta di quelle parole, ho deciso di procedere a una semplice analisi del contenuto. Quella che offro alla critica di chi mi legge.
Mattarella saluta i cari cittadini e le care cittadine “Nella consueta speranza che si aprano giorni positivi e rassicuranti” aggiungendo subito, come è giusto, che “non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi” che ci troviamo “in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità”. Confesso di non aver capito dove siano le opportunità, comunque il Presidente continua andando avanti per argomenti. Il primo è la violenza della guerra, il secondo sarà la pace e poi la sicurezza, i diritti ecc. Ma vediamoli passo dopo passo.
In ordine di priorità abbiamo “Le devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla. L’orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità. La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti.”
Quando si analizza un testo si esamina non solo il peso di quanto detto, ma anche il peso di quanto taciuto e degli eventuali confronti – manifesti o sottintesi – tra diverse situazioni considerate. Vale a dire che la presenza di un dato storico, o anche di un aggettivo particolarmente significante in uno degli argomenti esposti e, parallelamente, la sua assenza nell’altro, denota il senso che si vuole dare al messaggio e quindi gli effetti che l’emittente, in questo caso il Presidente Mattarella, vuole produrre sul destinatario della sua comunicazione, cioè il popolo italiano.
E il messaggio è che l’Ucraina è invasa dalla Russia mentre la Palestina non è invasa, né occupata da Israele. Ma sta dicendo di peggio, e cioè che l’azione armata di Hamas spunta da pura “ferocia terroristica… ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità” e non da diciassette anni di assedio della Striscia di Gaza e massacri orrendi e ripetuti da parte di Israele, di uomini, donne e bambini; non dai crimini continui in tutta la Palestina commessi da Israele da oltre 75 anni; non dalle violazioni di un centinaio di Risoluzioni Onu e dall’immobilismo delle istituzioni internazionali verso tali violazioni, immobilismo che ha lasciato i palestinesi, tutti e non solo a Gaza, in balia dei soprusi israeliani; che ha lasciato oltraggiare e/o distruggere luoghi di culto, quali chiese e moschee, senza battere ciglio. Non solo tutto questo e tanto altro viene taciuto da Mattarella, ma il suo discorso continua con un vero insulto alle vittime di 75 anni di soprusi dichiarando che la “reazione del governo israeliano provoca anche migliaia di vittime civili”. Quell’ “anche”, Presidente, fa ribrezzo. Fa ribrezzo perché vuol dare l’idea di accidentalità mentre Lei dovrebbe sapere benissimo che non solo non è accidentale ma è voluto e perfino dichiarato. E che dire di quel “respinti da tutti”?Vede, Presidente, il Suo discorso mostra che Lei non sta servendo la pace come dirà più avanti, ma sta servendo chi ha interesse a ridurre all’insignificanza il popolo palestinese a tutto vantaggio del colonizzatore israeliano che condivide i suoi affari con quelle che al momento ancora sono le massime potenze economiche e politiche mondiali.
Istintivamente mi stavo rivolgendo a Mattarella, ma in realtà non avrebbe avuto senso perché Mattarella sa benissimo chi sta servendo. Torno quindi a rivolgermi ai lettori che, immagino, abbiano già compreso che quel “respinti da tutti” ha la funzione di sgravare Israele anche da quest’ultimo crimine, quello di una nuova Nakba, cioè il proseguimento di quella orrenda “pulizia etnica” iniziata nel 1948, anzi anche un po’ prima, e proseguita senza interruzione in forma a volte sotterranea, a volte più evidente e che, con la scusa del 7 ottobre, è ora in piena e sanguinaria ripresa, sostenuta dall’esercito mass mediatico a servizio dello Stato ebraico e da prese di posizione “autorevoli” proprio come quella che stiamo esaminando. Il Presidente Mattarella, dicendo che i palestinesi sono respinti da tutti sta avvalorando il desiderio dei peggiori razzisti quali Gallant, Smotrich o Ben Gvir, oltre ovviamente a Netanyahu e anche di altri sionisti, meno indecenti ma altrettanto razzisti, che vorrebbero vedere i palestinesi “liberamente” evacuati in altri paesi arabi, lasciando che Israele si impossessi di altro territorio per avvicinarsi al completamento del progetto “dalet”, ovvero l’annessione dell’intera Palestina storica.
Ma andiamo avanti e leggiamo la grande scoperta contenuta nel discorso di fine anno e cioè l’affermazione che le guerre generano odio e che l’odio continuerà anche a guerra conclusa. Tutto il passaggio sulle guerre merita attenzione perché, sotto il contenuto manifesto, che non differisce dal buon senso che anima le conversazioni da bar o da mercatino rionale su quant’è brutta la guerra con tutti quei morti, poveri figli di mamma signora mia, si cela un contenuto di colpe a senso unico che appare “discretamente” in frasi come “il pretesto del proprio interesse nazionale” o “brutalità che pensavamo, ormai, scomparse; oltre che condannate dalla storia.” Poi fa un cenno piuttosto asettico alle “armi fonti di enormi guadagni” affermando subito dopo che però non sono loro la vera causa delle guerre. Le guerre nascono “da quel che c’è nell’animo degli uomini”, e allora “è indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace” e per maggior chiarezza Mattarella aggiunge che “Parlare di pace oggi non è astratto buonismo… ma concreto esercizio di realismo”. La demagogia è una bestia infida, a volte si annida anche nei discorsi dei presidenti, e solo se si esce dalla fascinazione del contesto e ci si pone la banale domanda “ma che significa?” la si vede in tutta la sua splendente desolazione. Forse anche il Presidente, o il suo ghost writer, hanno ipotizzato una possibile fastidiosa domanda e quindi dopo due righe arriva la specifica che “non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto di quelli che hanno scatenato i conflitti”. E qui sta allo spettatore-lettore capire chi sono coloro che hanno scatenato i conflitti. Il Presidente suggerisce, ma non dichiara! Aggiunge che va respinta “la logica di una competizione permanente tra gli Stati”. Potrebbe di nuovo affacciarsi la domanda “come? E che significa?” ma non c’è tempo per soffermarsi sulle domande perché il discorso avanza e si sposta sulla vita quotidiana. “Educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti di ogni giorno.” E da qui passa al tema del momento: la violenza sulle donne.
Mattarella pensa di poter superare il problema dei femminicidi parlando direttamente “ai più giovani”, quelli che di sicuro stanno facendo altro durante il suo discorso ma non importa, è abbastanza chiaro che il suo discorso va oltre, e spiega loro in cosa consiste l’amore vero! Poi, visto che ora è passato ai giovani tocca il tema lavoro e denuncia l’ingiustizia delle “differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti che vivono nel disagio”. E poi? Anche qui sembra di essere tornati al bar nell’ora del cornetto e cappuccino, però ora cita la Costituzione e quindi, forse, si solleverà un po’ il livello. Per affrontare questo punto il Presidente si appoggia a un verbo usato nella Costituzione: “riconoscere” per dire che se la Costituzione riconosce i diritti vuol dire “che i diritti umani sono nati prima dello Stato”. Per un attimo, stoltamente, mi sono illusa che affrontasse il tema dei diritti umani violati, di chi ne paga le conseguenze e dei colpevoli di queste violazioni. Mi sono fatta ancora più attenta quando ha detto “che una democrazia si nutre, prima di tutto….” Ci siamo, ho pensato! Finalmente tocca davvero i principi della Costituzione e quelli del diritto internazionale. No, mi ero illusa che avvenisse l’impossibile.
Mattarella sta leggendo un discorso che ha una funzione politica, un discorso che non consente ombre, e lui seguiterà a svolgere il ruolo di servitore fedele della potenza di cui l’Italia è suddita, quindi “una democrazia si nutre prima di tutto della capacità di ascoltare… ascoltare gli anziani. Preoccupati di pesare sulle loro famiglie…. Gli studenti, che vanno aiutati a realizzarsi… a cominciare dai costi di alloggio…” e avanti così, fino al “non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti” che non si sa con esattezza cosa voglia dire, e infine un passaggio veloce sull’intelligenza artificiale per dire che la rivoluzione tecnologica deve restare umana e “iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede nella persona e nella sua dignità il pilastro irrinunziabile.. perché la democrazia è fatta di libertà”. Ancora qualche minuto per dire che “non dobbiamo farci vincere dalla rassegnazione o dall’indifferenza”, rispetto a cosa non si sa, ma la frase è piaciuta molto a La Repubblica, quotidiano, che l’ha passata ai propri lettori insieme all’unità “che è la forza della Repubblica” intesa come Repubblica italiana in cui l’unità “si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà… e che appartengono all’identità stessa dell’Italia” . Poi, per non creare disturbo a nessuno (perché stiamo parlando di Mattarella, mica di Pertini!) gli ultimi minuti del suo discorso il Presidente li dedica a elencare le situazioni in cui “quei valori” li ha visti esprimersi. Per esempio “nell’operosa solidarietà dei ragazzi … che spalavano il fango e cantavano Romagna mia” , “nei sorrisi dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut” o “nel radunarsi spontaneo di tante ragazze dopo i terribili episodi di brutalità sulle donne” o “nell’impegno e nella determinazione di donne e uomini in divisa. Che operano per la nostra sicurezza. In Italia, e all’estero.”
Un discorso veramente senza ombre, in cui non si intravvede ma si vede chiaramente lo scopo: la parte più politica rispetta il copione dettato da Israele e Usa, mescolando omissioni e mezze verità sia rispetto alla guerra russo-ucraina che rispetto alla guerra Israele-Hamas, e tutto il resto fatto di senso comune da bar e di retorica demagogica. È andato bene a tutti, cioè a tutti coloro che sono inseriti, con differenze più o meno di facciata, nella stessa casta. Insomma non disturbare il conducente. E il conducente non è Mattarella.
L’articolo che ci ha inviato Patrizia Cecconi è uscito anche su l’Antidiplomatico
Piero dice
Ho ascoltato in diretta la parte che si riferiva alle guerre in corso da parte del celebrante dell’ipocrisia nazionale e ne ho ricavato la stessa sensazione di putrido e nauseante servilismo al potere del potente di turno. Di turno perché denota ancora di più il servilismo del personaggio e di tutti quelli elencati che lo applaudono e perché coltivo la speranza che con l’ottimismo della volontà che superi il pessimismo della ragione ci sia un cambiamento e sempre più persone si siedano dalla parte del torto visto che gli altri posti sono tutti occupati dai plaudenti di questo sistema omicida.
ANNA dice
Condivido al 100%. Non mi aspettavo niente di diverso delle solite banalità da bar, naturalmente “politicamente corrette” sappiamo verso chi. La continua insistenza sulla nostra supposta democrazia e civiltà mi danno la nausea. Ci fosse stato Pertini……
Roberto Renzoni dice
Non ho mai apprezzato Mattarella che considero e non da ora un burattino nelle mani di quelli che contano; non sarebbe stato rieletto per la seconda volta se non fosse tornato comodo a chi realmente comanda. Non ho ascoltato il suo discorso, non lo avrei sopportato, apprezzo invece la lucidità e chiarezza di Patrizia della quale condivido il succo; non è stata la sola criticare
il presidente, anche il “Manifesto” ci si è messo ma con minor spessore.
Felice,Mariano Furiati dice
Ci vuole fegato a sentire i discorsi di Mattarella, sembra uno spot del sistema nepotista e autoreferenziale che ha distrutto questo Paese.
massimo dice
Se questa persona è il garante della Costituzione, delle due l’una: o non conosce la Costituzione repubblicana italiana, e quindi non merita questo incarico, o la Costituzione ormai è solo un foglio di carta.
Un grande applauso a tutti i burattini e burattinai