Nelle Filippine le tempeste sono sempre più forti e frequenti a causa del cambiamento climatico. Lo sanno bene perfino in Egitto, dove è in corso l’ennesimo (27) inutile teatrino della Conferenza sul clima. L’8 novembre 2013 il tifone Haiyan distrusse centinaia di migliaia di case, scuole, aziende e uccise ottomila persone. Maya, Rodney, Jeloline e Cherry ricordano bene quando la violenza del vento cominciò a scoperchiare i tetti della propria casa…

Le Filippine sono situate nella “cintura di fuoco del Pacifico” (Pacific Ring of Fire), che lo rende molto incline alle catastrofi causate da disastri naturali, esponendo ben il 60 per cento della sua superficie e il 74 per cento della sua popolazione a numerosi pericoli, tra cui inondazioni, cicloni, siccità, terremoti e frane. I molteplici pericoli naturali che le Filippine devono affrontare si stanno intensificando a causa del cambiamento climatico.
In particolare, il paese è soggetto a cicloni a causa della sua posizione nel bacino del Pacifico nordoccidentale, il bacino di ciclone tropicale più attivo del mondo. Il paese subisce una media di venti cicloni all’anno all’interno della sua area di competenza, cinque dei quali sono distruttivi. Il tifone più forte registrato negli ultimi anni è stato il tifone Haiyan, conosciuto localmente come Yolanda, nel 2013, causando più di 8.000 morti, devastando nove regioni, 4,1 milioni di persone sono rimaste sfollate perdendo le proprie case. Infine, si sono prodotti danni non irrilevanti all’agricoltura e alle infrastrutture. Particolarmente colpite sono state le comunità più povere, le cui circostanze sono state ulteriormente compromesse dalla tempesta. Il disastro creò rapidamente una crisi umanitaria (leggi Reliefweb e EveryCRSReport.com).

Dopo una giornata piena di risate, sorrisi e storie di condivisione con la comunità, ci siamo riuniti intorno al tavolo da pranzo. Giocavo a “memory” con i giovani; mentre gli anziani continuavano a fare manufatti indigeni. Nanay Maya e Tatay Rodney – Nanay e Tatay sono termini filippini per indicare mamma e papà – iniziarono spontaneamente a condividere i loro ricordi sul tifone Haiyan. “Le Filippine, come la nostra comunità, non
sono estranee alle tempeste, ma eravamo impreparati agli effetti devastanti del tifone Yolanda. Inizialmente, sembrava una tempesta normale”, Tatay Rodney dice.
Insieme a noi c’erano anche Jeloline e Cherry, che avevano solo cinque e sei anni allora. Anche loro hanno condiviso apertamente la loro esperienza. Sono rimasta molto sorpresa soprattutto di quanto fossero ancora molto vividi i loro ricordi dell”accaduto.
Era una mattinata impegnativa per la comunità Tag-Ao a monitorare la radio per rimanere aggiornati sul tifone. Le Naynay consigliavano ai bambini di impacchettare cibo e vestiti. Dopo una mattinata soleggiata e “tranquilla”, il vento iniziò a diventare improvvisamente sempre più forte. Si è passati rapidamente alla categoria super tifone: il vento ha iniziato a scoperchiare i tetti delle abitazioni. Questo è stato il segno di iniziare a evacuare verso la cueva (la grotta che funge da centro di evacuazione per la comunità). I bambini si sono stretti alle loro Nanay, Tatay, Kuya e Ate (Kuya e Ate sono termini filippini per indicare fratello e sorella maggiore). Il vento era così forte, Jeloline è volata via ed è stata a malapena afferrata dalla sua Ate. Alla cueva, le famiglie hanno condiviso il loro cibo e vestiti. Si sono abbracciati a vicenda per poter rimanere al caldo.
Indicando fuori, dicono, “alla fine, non c’era più nulla. Una volta finita la tempesta è stato un momento difficile. Siamo grati per l’aiuto che abbiamo ricevuto, e che ancora riceviamo, per ricostruire questa comunità”. Usando toni bassi, Cherry, che adesso ha sedici anni, rivela di avere tutt”ora traumi scaturenti dall’esperienza del super tifone, ha affermato infatti che “ogni volta che c’è una tempesta, mi sento spaventata, anche dopo nove anni, in quanto ricordo quei giorni”. Ecco perché la sera prima l’ho sentita svegliarsi all’inizio della pioggia. Insieme alla cugina Jeloline, si facevano compagnia raccontando kwentos (storie). Hanno aspettato che la pioggia si fermasse prima di tornare a dormire. Cherry continua: “Non voglio passare di nuovo la stessa cosa”. Eppure, purtroppo, c’è una buona probabilità che lo dovranno affrontare nuovamente, poiché l”arcipelago è regolarmente colpito da tempeste sempre più forti e frequenti a causa del cambiamento climatico (leggi anche Filippine devastate dal tifone, la Croce Rossa: Una carneficina).
Nelle Filippine, inoltre, molti abitanti vivono in aree dove ci sono per lo più infrastrutture e abitazioni fragili, rendendoli di conseguenza più vulnerabili alle catastrofi naturali. Come si evince dalla storia di Cherry e Jeloline, il tifone Yolanda ha lasciato un segno ancora oggi ben visibile. Tuttavia, con la loro notevole resilienza e perseveranza, i Pinoys – termine filippino per indicare una persona filippina o di origine – si sono risollevati per affrontare questa sfida.
Queenxe Ricardo Campos sta svolgendo il suo anno di servizio civile in una progetto di Caritas Italiana nelle Filippine.
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