Un recente rapporto della NASA rivela una notizia positiva per il clima, ossia l’aumento delle aree verdi sulla terra, merito soprattutto di Cina e India che, grazie agli ambiziosi programmi di piantumazione di alberi e all’agricoltura intensiva, hanno esteso le aree verdi nei loro Paesi. Una moltiplicazione delle piante e delle foreste, che sono in grado di assorbire anidride carbonica e di rilasciare ossigeno, un meccanismo naturale che è esattamente il contrario di quelli che sono alimentati dai combustibili fossili e che stanno distruggendo gli equilibri del pianeta. Uno scienziato ambientalista, però, farebbe certo notare che siamo ancora in pieno nei fenomeni di distruzione del verde, di aumento della siccità e di produzione di gas serra e che quindi nessun rimboschimento, da solo, potrebbe compensare nel breve periodo l’aumento della temperatura media del pianeta. Inoltre, le coltivazioni agricole intensive comportano anche un esteso utilizzo della chimica nelle attività primarie che avvelenano terreni e persone. Restiamo quindi in attesa di commenti qualificati sul rapporto, di cui ancora non è circolato il testo completo, nella speranza che la “buona notizia” non rappresenti solo un sostegno “obbligato” al presidente negazionista

di R. C.
Il mondo è realmente diventato un posto più verde di quanto non lo fosse vent’anni fa ed i dati dei satelliti della NASA hanno rivelato una fonte insospettata per gran parte di questo nuovo fogliame: la Cina e l’India. Questo sorprendente nuovo studio mostra che due paesi emergenti, con le più grandi popolazioni del mondo, stanno guidando il miglioramento del verde sulla superficie terrestre. L’effetto deriva principalmente dagli ambiziosi programmi di riforestazione della Cina e dalla agricoltura intensiva nei due paesi. Nel solo 2017 l’India ha superato i suoi record mondiali precedenti con il maggior numero di alberi piantati, dopo che dei volontari hanno messo a dimora 66 milioni di giovani alberi in sole dodici ore.
Il fenomeno della maggior estensione del verde è stato per la prima volta individuato dai ricercatori utilizzando dati satellitari a metà degli anni ’90 del ‘900, ma essi non erano in grado di valutare se l’attività umana fosse una delle principali cause dirette. L’ attuale nuova visione è stata resa possibile dalla registrazione di dati relativi a quasi un ventennio messi a disposizione dagli strumenti della NASA collocati su due satelliti in orbita intorno alla Terra. Il loro nome è MODIS, spettro-radiometro con immagini a media risoluzione, e i suoi dati ad alta risoluzione forniscono informazioni molto accurate, che aiutano il lavoro dei ricercatori fornendo dettagli su quanto sta accadendo alla vegetazione sulla Terra, fino a un livello di 500 metri, cioè circa 1600 piedi, sulla superficie.

Considerato nel suo insieme, l’aumento del verde del pianeta negli ultimi due decenni rappresenta un aumento dell’area di fogliame di piante ed alberi equivalente al territorio coperto da tutte le foreste pluviali dell’Amazzonia. Esistono ora più di due milioni di miglia quadrate di un’area verde coperta di fogliame addizionale ogni anno, che confrontate con la situazione all’inizio dell’anno 2000 rappresenta un aumento del 5%.
“La Cina e l’India rappresentano circa un terzo del nuovo verde, ma comprendono soltanto il 9% delle terre del pianeta coperte da vegetazione, e questo dato è sorprendente , se si tiene conto della situazione generale di degrado dei terreni nei paesi molto popolati derivante dal super sfruttamento”, dice Chi Chen del Dipartimento Terra e Ambiente all’Università di Boston e che ha guidato gli autori dello studio.
Un vantaggio dei sensori dei satelliti MODIS è costituito dalla copertura intensiva che mette a disposizione, sia nello spazio che nel tempo: MODIS ha catturato almeno quattro immagini di ogni spazio sulla Terra, ogni giorno durante gli ultimi venti anni. Il Centro di Ricerca e un coautore del nuovo lavoro dichiarano: “Quando l’aumento del verde sulla terra è stato osservato per la prima volta, noi pensammo che fosse dovuto a un clima più caldo e più umido e alla fertilizzazione derivante da una maggiore quantità di ossido di carbonio nell’atmosfera, che avessero portato ad una crescita del fogliame nelle foreste nordiche, ad esempio. Ora, avendo a disposizione i dati del MODIS, che ci hanno aiutato a comprendere il fenomeno a una scala realmente piccola, noi vediamo che anche gli esseri umani stanno contribuendo”
Il contributo molto consistente della Cina alla tendenza all’aumento del verde globale deriva in larga misura (42%) dai programmi volti a conservare e ad espandere le foreste. Questi furono sviluppati in uno sforzo diretto a ridurre gli effetti dell’erosione del suolo, dell’inquinamento dell’aria e del cambiamento climatico. Un’ altro 32% in Cina – e un 82% dell’aumento del verde in India – proviene dalla coltivazione intensiva di prodotti agricoli alimentari.

Le aree di terre usate per coltivare piante alimentari –più di 770.000 miglia quadrate – è analoga in Cina e in India e non è molto cambiata a partire dai primi anni 2000; tuttavia queste regioni hanno molto aumentato sia le loro aree di fogliame verde annuali complessive e la loro produzione di alimenti. Ciò è stato conseguito attraverso pratiche che prevedevano raccolti multipli, nelle quali un terreno è riutilizzato con piante che producono un raccolto più volte nel corso dell’anno. La produzione di cereali, vegetali, frutta e altri prodotti è aumentata di circa il 35-40% a partire dal 2000 per poter alimentare le loro numerose popolazioni.
Come l’andamento del verde può modificarsi in futuro dipende da numerosi fattori, sia a scala globale che a livello umano locale. Ad esempio, l’aumento della produzione di alimenti in India è facilitato da una irrigazione basata su acque sotterranee. Però se le acque sotterranee si impoveriscono, l’andamento può modificarsi. “Tuttavia, ora che noi sappiamo che l’influenza umana diretta è un fattore chiave per il verde sulla Terra,”, ha detto Nemani, “Ciò può aiutare gli scienziati a formulare migliori previsioni per quanto concerne gli ambienti dei differenti sistemi della Terra, in modo da poter aiutare i paesi a prendere decisioni migliori per quel che riguarda il come e il quando agire”.

I ricercatori sottolineano che gli aumenti di verde visti in tutto il mondo, che sono dominati da India e Cina, non cancellano i danni derivanti dalla perdita della vegetazione naturale nelle regioni tropicali, come quelle del Brasile e dell’Indonesia. Le conseguenze per la sostenibilità e la biodiversità in questi ecosistemi persistono, ma nel complesso. Nemani ritiene che le nuove scoperte costituiscano un messaggio positivo. “Una volta che le persone si sono rese conto che c’è un problema, tendono ad affrontarlo e risolverlo, egli ha detto, “Negli anni ’70 e ’80 in India e in Cina, la situazione riguardo alle perdite di vegetazione non era buona; negli anni ’90 se ne sono rese conto; e oggi le cose sono migliorate. Gli esseri umani sono incredibilmente resistenti. Questo è ciò che noi abbiamo visto nei dati dei satelliti”.
Questa ricerca è stata pubblicata on line sulla rivista “Nature Sustainability”.
Traduzione di Alberto Castangnola per Comune-info
Fonte: NASA Ames Research Center,
Lascia un commento