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La politica del sorvegliare e punire

Francesco Biagi
23 Aprile 2014

diritto alla città

di Francesco Biagi

La giornata di martedì 22 aprile a Pisa è stata il teatro dell’inerzia e della miopia politica che aleggia in questo Paese. Un’Italia in miniatura delle pratiche di governo che si appellano alla legalità formale e procedurale per colpire i diritti, chi li rivendica e chi disobbedisce per attuarli dal basso. Un “sorvegliare e punire” foucaultiano che colpisce giovani e meno giovani stritolati dalla precarietà, dalla disoccupazione delle politiche di austerity.

Da più di due mesi infatti il Municipio dei Beni comuni di Pisa ha restituito alla cittadinanza 8.000 metri quadri di verde, da vent’anni abbandonati e chiusi da alte mura e filo spinato: la sede dell’ex-distretto militare Curtatone e Montanara. Nel parco si passeggiava con la famiglia o con il cane, si facevano due chiacchiere, si leggeva un libro, si studiava e ci si incontrava con gli amici. Quel parco è stato dedicato ad Andrea Gallo, un esempio di vita “ostinata e contraria” che ha camminato per molti anni fra i movimenti. Il Distretto 42 però non era solo un parco ma anche tante altre attività: dalla scuola di italiano allo sportello di consulenza legale per migranti, fino ad una ciclofficina, le consegne del Gruppo di acquisto solidale, i corsi di lingua, di chitarra e di teatro, lo sportello casa dell’Unione Inquilini per citarne solo alcune.

10006997_393278564147399_4192517616253178681_nNelle ultime tre settimane quelli del Municipio dei beni comuni – ma anche tanti altri abitanti del quartiere – attendevano con preoccupazione la spada di Damocle dello sgombero e alla repressione poliziesca avevano deciso di rispondere con la socialità di una colazione offerta fin dalle 7 del mattino. Non era semplice passare le notti al Distretto, svegliarsi presto per preparare la colazione a chi passava e con la sua presenza abitava il parco anche solo per una mezz’ora. A dire la verità, ogni mattina altrettanti attivisti erano imbragati adeguatamente per “inalberarsi” e salire sugli alberi come gesto di disobbedienza all’ordine di sgombero di quello spazio. Era ed è ancora oggi incomprensibile capire come mai in questo Paese la legge persegua – con così tanta serialità e forza – dei cittadini che riaprono spazi abbandonati al degrado e all’incuria quando per altrettanti reati – come ad esempio l’abusivismo o la speculazione edilizia – non vi sia un simile impegno.

Il vero quesito su cui interrogarsi non è l’occupazione e l’invasione di suolo “formalmente” altrui attuato dal Municipio, ma è il fatto che da vent’anni il quartiere San Martino di Pisa era privato di un grande polmone verde a causa della negligenza e degli interessi privati del corpo militare dei parà. Il vero problema nella città di Pisa è che le amministrazioni comunali che si sono succedute da più di dieci anni sono acquiescenti ai poteri forti permettendo l’abbandono degli immobili per poi utilizzare le speculazioni edilizie come esempio virtuoso di recupero un tanto al chilo degli spazi.

Pare che l’appello alla legalità formale di un codice penale non ancora armonizzato con i valori etici e politici della  Costituzione funzioni molto bene al fine di tessere del gretto populismo “democratico”. Il medesimo populismo attraverso il quale il sindaco di Pisa Marco Filippeschi (Pd) si è nascosto sostenendo che di fronte ai procedimenti giudiziari egli non può nulla. Questo mantra non solo è stato ripetuto fin dall’inizio dell’esperienza del Distretto 42, ma anche silenziosamente è stato praticato, favorendolo: il Municipio dei beni comuni non dimenticherà mai la criminalizzazione che è stata fatta in consiglio comunale delle proprie pratiche politiche.

10172600_393343487474240_976487660663573962_nÈ risaputo da più parti come il blocco di potere legato al Partito democratico pisano da anni lavori per distruggere le voci critiche e concretamente “asfaltare” il Progetto Rebeldia e qualunque altra rete di movimenti ad esso legata. È risaputo anche che tale blocco di potere conosce solo la regola dei rapporti di forza, se può, non ha problemi ad usare la legge a proprio uso e consumo. Tali rapporti di forza però ogni tanto vengono piegati e di fronte alle vicende assurde della mattinata di martedì, verso l’ora di pranzo, il sindaco riceve una delegazione del Municipio e concorda una dichiarazione ufficiale dove chiaramente rinuncia al “Progetto caserme” e promette di adoperarsi per un’assegnazione di quegli spazi al Municipio dei beni comuni: “Ho incontrato una delegazione di occupanti ho riconfermato quanto già detto loro alcune settimane fa. L’azione delle forze dell’ordine era prevista ed è dovuta a un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Auspico e ritengo che nella legalità si possa creare un dialogo positivo con il Ministero della Difesa perché almeno parte del complesso, quella che è in condizioni di sicurezza, possa essere prontamente riaperta e utilizzata per attività a fini sociali, secondo impegni da pattuire, con regole e scadenze temporali. L’associazione Pisa metticcia aveva già rivolto una richiesta in tal senso, ora si può creare la condizione perché venga esaminata secondo le volontà del Ministero interessato e i procedimenti a cui esso deve attenersi. Il Comune farà la sua parte per favorire questo esito. Il Ministero della Difesa ha mantenuto nella sua disponibilità la caserma inutilizzata, rispondendo così alle richieste di Comune e Agenzia del Demanio, per la volontà di valorizzarla per compensare un rinnovamento del patrimonio a servizio delle istituzioni militari che hanno sede a Pisa. Anche questa volontà era prevedibile, per i contenuti delle intese già sottoscritte nell’accordo di programma del 2007 che ancora oggi sono in ridefinizione. In ogni caso però, c’è un tempo utile per un uso appropriato spazi e un’opportunità che deve essere valutata con favore”.

In più di due mesi di recupero dell’area del Distretto 42 il sindaco e l’amministrazione comunale non hanno mai fatto un passo per favorire una soluzione virtuosa, anzi c’è chi ha lavorato dietro le quinte per accelerare le pratiche di sgombero di uno spazio demaniale, ma il giorno stesso in cui un intero quartiere viene militarizzato – bloccando gli accessi principali e schierando i reparti della celere giunti da Genova e Firenze – esce la nota che riportiamo sopra. Non solo: il deputato Realacci deposita un’interrogazione parlamentare sulle sorti del Distretto. Chi invece scappa di buon mattino è l’onorevole pisano Fontanelli, ex-sindaco di Pisa e abitante di San Martino presso un appartamento situato di fronte al Distretto 42. All’arrivo della celere scende di casa velocemente per correre verso la stazione dei treni; ad un membro della Digos di Pisa chiede di passare con urgenza (pena la perdita del treno per Roma) senza pronunciarsi su ciò che stava per accadere e derubricando il fatto ad una scelta che ormai stava sviluppando il suo esito.

Se da una parte è facile e comodo promettere soluzioni di fronte ad un fatto accaduto, dall’altra vi era anche una grossa presenza di semplici cittadini pisani accorsi presso il presidio allestito all’esterno del Distretto. Tante erano le persone che si sono indignate per il paradosso di riconsegnare all’abbandono un grande parco pubblico e delle strutture che potrebbero ospitare l’attività di molte associazioni. La resistenza sugli alberi degli attivisti era stata progettata ad oltranza e con determinazione fra i rami degli alberi vi erano sacchi a pelo e un po’ di viveri. Le forze di polizia erano letteralmente disarmate: nemmeno la furia più violenta delle cariche sarebbe servita per chi risiedeva a diversi metri da terra. Persino i vigili del fuoco erano in procinto di disobbedire, limitandosi però a dire solamente che loro avrebbero aiutato qualunque attivista avesse scelto di scendere di sua spontanea volontà.

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Lo stallo era palpabile e la repressione era inarrivabile fra i rami degli alberi, a meno che non avessero fra i loro qualche “Rambo” a disposizione. L’insofferenza e l’esasperazione delle forze dell’ordine porta al ricatto dei militanti del Municipio. Se non scendono – permettendo il sequestro dell’immobile – verranno lasciati sugli alberi a “marcire di stanchezza” con i plotoni della celere che li aspettano a terra. A quel punto verso le 19, dopo una breve consultazione, gli attivisti decidono di scendere con i soccorsi dei vigili del fuoco temendo di aprire scenari repressivi incontrollabili nella notte che stava per calare. Portati fuori con la forza delle minacce, dal cancello escono dietro lo striscione “stavolta mi inalbero”, emblema della giornata. In quel momento un inaspettato applauso parte dalle finestre di via Giordano Bruno: numerose famiglie si affacciano, lasciando per un attimo le pentole sul fuoco o il tavolo della cena,  per dimostrare la loro solidarietà. Un corteo improvvisato e non autorizzato parte e si dirige fino sotto Palazzo Gambacorti con la breve tappa di un minuto di silenzio nel luogo dove è stato assassinato Zakir, un lavapiatti bengalese ucciso la settimana scorsa in tarda nottata mentre rincasava stanco.

Il bene viene sequestrato, vengono posti i sigilli, denunciati gli attivisti mentre alcuni rappresentanti del demanio giungono per prendersi a carico la tutela del bene. Dal Municipio dei beni comuni invece fanno sapere che non sono ancora stanchi. Vogliono rioccupare e non si arrendono. Qualcuno ricorda una maglietta a maniche corte che nel 2003 caratterizzò la prima occupazione pisana di Rebeldia, c’era scritto “633 Ripetutamente”. L’immaginario della canzone dei 99 Posse aveva coinvolto anche l’articolo del codice penale (633) che riguarda il reato di occupazione. Le istituzioni repressive sgomberano, ma “ripetutamente” il Municipio dei beni comuni rioccupa e rioccuperà. Senza stanchezza e con la determinazione che li caratterizza.

APPUNTAMENTI

Il Municipio dei Beni Comuni ha convocato per giovedì 24 aprile alle 15 una conferenza stampa in via Giordano Bruno 42 (presso il Distretto 42) per commentare lo sgombero e illustrare tutte le iniziative che verrano attuate per velocizzare la riapertura del Distretto 42 e del Parco Andrea Gallo a tutta la città.

Comments

  1. Roberto Lepera says

    25 Aprile 2014 at 00:59

    Reputo apprezzabile la -pur tardiva e parzialmente favorevole- presa di posizione pubblica del Sindaco Marco Filippeschi. Ovviamente, occorrerà vigilare sull’effettiva esecuzione di quanto dichiarato nel comunicato, in tempi brevi, con passi certi e modalità condivise. In caso contrario, sono disposto anche a ricominciare il digiuno e/o altre forme estreme di lotta nonviolenta. Per il momento è per me necessario aver fiducia e rispetto reciproci, comunicando in modo costruttivo e conciliante.

    Una piccola, ma sostanziale precisazione: la frase dell’articolo «[il Sindaco] concorda una dichiarazione ufficiale dove chiaramente rinuncia al “Progetto caserme”» non pare aderire al contenuto della nota diramata dall’ANSA; anzi, in essa Filippeschi ribadisce la sussistenza dell’Accordo di Programma del 2007 con Demanio e Difesa, che prevede la “valorizzazione” delle tre caserme dismesse e la costruzione di una nuova in località Ospedaletto. Quindi il cd. “Progetto Caserme” permane, seppur in “ridefinizione”.

    Rispondi

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