Una gran bella Giornata della Terra nel quartiere romano dell’Esquilino, con un’immensa tavolata sociale e solidale dove il mangiare insieme sano e di qualità si è intrecciato in modo particolarmente armonioso con una discussione piacevole e seria per affermare il diritto all’accoglienza e alla convivialità, all’accessibilità a un cibo di qualità e prodotto in modo da non danneggiare l’ambiente e gli ecosistemi. Daniela Degan racconta come l’ha vissuta, tenendo a mente soprattutto il concetto di convivialità caro a Ivan Illich, e dunque un momento felice di condivisione e gioiosa partecipazione reciproca ma anche meraviglia nel far risuonare in noi la bellezza della realtà, senza cancellare le difficoltà e i problemi ma vivendoli con un approccio mai catastrofico e collettivo, proprio perché foriero di uno scambio generoso di ciò che ciascuno scopre e realizza per sé

“La società conviviale è una società che dà all’uomo la possibilità di esercitare l’azione più autonoma e creativa, con l’ausilio di strumenti meno controllabili da altri. La produttività si coniuga in termini di avere, la convivialità in termini di essere. L’attrezzatura manipolante tende all’esasperazione, l’uso dello strumento conviviale tende all’autolimitazione”
Ivan Illich
All’interno del programma della seconda edizione della FESTA DELLE LIBERAZIONI, 21-25 aprile – Rione Esquilino organizzato da Poléis, Polo Civico Dell’Esquilino[1], per il 22 aprile, Giornata della Terra, è stata allestita con cura conviviale un’immensa tavolata sociale e solidale aperta a tutti e tutte: “Tutti a Tavola!”. Come annunciava il manifesto, si è trattato di un vero momento comunitario per riaffermare il diritto all’accoglienza e alla convivialità, all’accessibilità a un cibo di qualità e prodotto in modo da non danneggiare l’ambiente e gli ecosistemi.
I piatti, a base di prodotti locali, la cui materia prima proviene da alimenti recuperati dai Mercati rionali, mostrano quello che possiamo fare per definire il cibo realizzato, un vero pranzo ‘zero waste’ e amico del clima e dell’ambiente.
Si può fare!

Prima di mettere le persone tutte insieme nel buon mangiare, c’è stata una tavola rotonda dal titolo “Liberare la Terra”, che ha affrontato il nodo della sostenibilità della produzione agro-alimentare e il tema del diritto a un cibo di qualità e sostenibile per tutt@. E intanto i più piccoli hanno svolto attività a cura dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Ho partecipato con interesse a questo evento, organizzato grazie alla fitta rete di relazioni vive nel quartiere Esquilino , in cui abito da quasi vent’anni: donne e uomini, gli osti di Slow Food Roma, persone con culture differenti tra loro hanno speso un tempo di qualità, cura e sapienza che mi hanno permesso di stare seduta a questo tavolo senza spendermi, stavolta, in fatiche e responsabilità. Vi ringrazio di cuore!
Li ringrazio perché mi hanno mostrato, in questi tempi poco esaltanti, come invece, là dove esiste terreno fertile ed energia da mettere in campo per donare tempo prezioso, si possono produrre momenti di respiro profondo e immagini di altri mondi possibili ed alternativi.
Si può fare!

Le alternative si possono concretizzare? L’alternativa sta nella convivialità, citando Ivan Illich. Secondo Illich si tratta di recuperare i processi attraverso i quali la razionalità costitutiva di ogni soggetto costruisce via via i rapporti reali, li esercita e li sperimenta in continuazione, attribuendo alla società il connotato e le dimensioni autentiche di un soggetto collettivo. La collettività, operando con questa modalità, non estrania né espropria i singoli ma li immerge in un dialogo fecondo.
Li fa uscire dalla solitudine, riversa su di loro, a sua volta, la propria acquisita e crescente forza inventiva, smontando ogni volta la tentazione istituzionale e mantenendo l’insieme in perenne attenzione cosciente, partecipe, creativa.
Ho assistito ad un momento veramente commovente quando una delle donne che ha maggiormente ispirato l’iniziativa, ha incontrato un anziano signore, forse un senza tetto, e lo ha invitato con una grazia gentile a prendere parte alla tavolata. Il signore era restio, ma infine l’ho visto che, piatto in mano, si sedeva con tutti noi.
Io stessa parlando con un altro signore al mio fianco ho esordito dicendo: “Ora quando ci incontreremo ai giardini ci saluteremo, perché ci ri-conosciamo”.
“Convivialità significa prima di tutto condivisione, gioiosa partecipazione reciproca: il che non vuol dire beota negazione delle difficoltà e dei triboli dell’esistenza, ma attivazione continua, gli uni per gli altri, della meraviglia che fa risuonare in noi la bellezza della realtà e permette di affrontare la sofferenza come una dimensione interna, mai catastrofica, di un percorso che si manifesta sempre come bene se è costruito insieme, in uno scambio generoso di ciò che ciascuno scopre e realizza per sé.”[2]

Come esperienza vissuta, dove ci sono anche tante persone incontrate strada facendo, in questi lunghi anni di lavoro di costruzione di alternative politiche, sociali, economiche e di relazione, noto che lo stare vitalmente intorno ad un tavolo, meglio se circolare – ma ieri era davvero impossibile – la parola convivialità viene sistematicamente evocata ed “annulla le differenze gerarchiche.
Riconosce e attiva, invece, le differenze grazie alle quali ciascun uomo è al principio e alla fine di ogni processo, connota in qualche modo di sé la storia che nasce dal discorso comune (dalla conversazione) e realizza quella reciprocità di fondo tra individualità e relazionalità che costituisce lo straordinario paradosso di un soggetto collettivo che non sopprime i singoli soggetti singoli perché è grazie alla loro realtà attiva che esso esiste e compie a sua volta la sua insostituibile funzione vitale”.
Si, siamo quello che mangiamo, una funzione vitale insostituibile, ma che – insieme alla relazione reciproca, al dono, alla cura, al pensiero e alla ricerca di alternative condivise, pratiche – diventa una proposta libertaria per una politica dei limiti allo sviluppo che tuteli e salvaguardi il corpo della nostra madre terra!
Si può fare! Ieri è successo! Grazie !
[1] Un Festa che vede il protagonismo di oltre 30 associazioni ed enti del terzo settore che operano sul territorio e che aderiscono al Polo Civico. Il programma rappresenta la ricchezza di questa articolata aggregazione e vede il fulcro della manifestazione nei giardini della Piazza, per poi diffondersi in altri spazi simbolici del Rione: via Bixio pedonale e il Museo di via Tasso. Qui l’intero programma: Pagina Fb del Polo civico Esquilino
Organismi presenti: Polo Civico Esquilino, Poléis, partecipato da: Associazione Genitori Di Donato APS, Slow Food Roma APS, Spin Time Labs APS, CIES MaTeMù, Casa dei Diritti Sociali ODV, CNCA LAZIO– Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Nonna Roma ODV, Associazione Culturale Scomodo, Rete Studenti Medi Lazio, Stalker, Comitato Piazza Vittorio Partecipata, Solid Roma ODV, Sentieri verso l’altro ODV, SUNIA Roma, SICET Roma e Lazio, Rete G2-Seconde Generazioni APS, Rete Studenti Medi del Lazio, Reorient ODV, Icbie Onlus, Stalker, RES, Comitato Piazza Vittorio Partecipata, Refoodgees -Roma Salva Cibo, Binario 95, Esquilino Vivo, Fest, 4Hopes4Rome, Action, Black Lives Matter, Comunità di S.Egidio, MAd’O, Ora d’Aria, Osservatorio Casa Roma, Padre Gabriele, Portici Aperti, Rete Esquilino Solidale,Volontari.app. Con il supporto di CSV Lazio e il Patrocinio del Municipio I di Roma Capitale
[2] Le citazioni sono tratte da “La Convivialità” di Ivan Illich.
Ma è meraviglioso, così profondo e toccante, così pieno di aria purissima, grazie daniela
Consumare cibo di qualità in quanto rispettoso dell’ambiente, condividerlo con commensali attenti reciprocamente gli uni agli altri, da sempre ha favorito il dialogo, l’ascolto rispettoso e il piacere di conoscere e di riconoscere nell’altro la tua stessa umanità che si traduce in benevolenza. Il racconto di Daniela Degan esprime la gioia di una convivialità affettuosa che sa di fratellanza e solidarietà.
Bellissima iniziativa, complimenti!
Grazie a voi! Mi viene in mente quel chiacchierare fitto fitto nelle tavolate anche con persone che si incontrano per la prima volta oppure con amiche e compagne che non si vedono da tempo e si raccontano. Ancora con persone che non si conoscono e ti chiedono telefono e link dei siti dove trovare le info. Un momento veramente prezioso. Io credo che in ogni quartiere si può immaginare, in modo anche più limitato, di procedere verso questa strategia alternativa dell’azione agita insieme!
Ho ascoltato Salvatore, Valentina, il ragazzo di Mamma Roma e altr@ ancora che con passione narravano le loro azioni quotidiane che svolgono da anni! Grazie davvero!
Gli anellini alle melanzane erano divine. Come tutto il resto …..
È vero…Dany, « siamo quello che mangiamo » …e pen-siamo COME e CON CHI condividiamo quel cibo. Buona Liberazione a tutte e tutti perché senza Liberazione non c’è Libertà!…
meravigliosa iniziativa, molto umana!