
Il ministero degli Esteri è riuscito a concludere un’operazione vergognosa: rendere tutto il territorio nigeriano, anche se in preda a BokoHaram, “paese d’origine sicuro”. Cosa significa? Beh, a causa del decreto sicurezza 1 di Salvini (d.l. n.113/2018), la denominazione di Paese d’origine sicuro comporta una presunzione di manifesta infondatezza delle richieste di protezione di coloro che provengono da quel Paese e una procedura accelerata per l’esame delle domande. Di fatto una sterilizzazione del diritto d’asilo delle persone provenienti da quei Paesi.

Nel 2020, sotto la preziosa guida di Alice Riccardi (docente di diritto internazionale), la Clinica Legale di Roma Tre “International Protection of Human Rights” ha scritto un Rapporto COI importantissimo, proprio sulla Nigeria, che potete trovare qui.
Ecco, dovremmo trovare il tempo per leggere ed essere consapevoli di cosa sono riusciti a definire “Paese terzo sicuro”. Essere consapevoli di chi è il gruppo terrorista, fondamentalista islamico, Boko Haram e il suo violentissimo operare soprattutto nella parte nord-orientale della Nigeria. Essere consapevoli delle diverse legislazioni penali rispetto ai diritti delle persone LGBTQI+, con il codice criminale del sud che prevede quattordici anni di carcere nel caso di atti sessuali “contro natura” e con i codici penali basati sulla Sharia che arrivano a prevedere la pena di morte. Essere consapevoli della legge del 2014 sul Same Sex Marriage Prohibition Act (SSMPA) che, strumentalizzando la religione islamica, introduce una criminalizzazione pesantissima, arrivando a prevedere fino a dieci anni di reclusione per chi prendere parte a una associazione LGBTQI+. Con casi di abusi e torture subite dagli attivisti, dopo l’entrata in vigore di questa legge vergognosa, soprattutto da parte delle forze dell’ordine… E, ancora, essere consapevoli della tratta a scopo di sfruttamento lavorativo, del continuo reclutamento di bambini e ragazzi nei conflitti armati. E del fenomeno delle cosiddette “baby factories”, strutture, spesso mascherate da orfanotrofi, case di maternità o centri religiosi, dove in realtà le donne sono trattenute contro la loro volontà, violentate e costrette a consegnare i propri figli: di norma, i bambini nati nelle baby factories vengono venduti illegalmente a genitori adottivi o utilizzati per il lavoro minorile, la prostituzione o la tratta degli organi… Per non parlare del lunghissimo, delicato e difficile tema della tratta a scopo di sfruttamento sessuale.
Insomma, essere un po’ consapevoli dei centinaia di motivi per i quali la Nigeria non può essere considerato “Paese terzo sicuro”. Chi l’ha reso tale non può non essere in malafede. Il problema resta la tutela di quegli uomini e di quelle donne che si troveranno a fare i conti con le conseguenze di questo provvedimento agghiacciante.
[Federica Borlizzi]
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