Poco più di un anno fa, Sarah Babiker, giornalista di El Salto a noi molto cara, ha scritto un bellissimo post, molto intimo, sulla sua pagina facebook. Con il suo consenso, ci siamo permessi di pubblicarlo, qui su Comune. Era intitolato “Elogio della tenerezza quotidiana” e il sottotitolo che scegliemmo per quel non-articolo diceva una grande, tremenda verità: le bambine e i bambini entrano nelle notizie quasi solo come vittime. Nell’ottobre più nero dell’infinito massacro palestinese, Sarah è tornata a scrivere, questa volta in forma di articolo, rivolgendosi direttamente a sua figlia, Nur, che in lingua araba significa luce, alle prese con le somme e le sottrazioni di un esercizio di matematica. In tre settimane di bombardamenti senza tregua, a Gaza sono stati assassinati più bambine e bambini di quelli che muoiono ogni anno in tutte le guerre del mondo, dice Sarah, probabilmente senza neanche ricordare quel suo vecchio post in cui si doleva, con estrema dolcezza, perché i bambini fanno capolino nell’informazione soltanto quando indossano l’abito delle vittime. È ottobre del 2023 ed è difficile non morire un po’ ogni giorno di vergogna e di rabbia mentre continua il racconto della barbarie, scrive oggi la nostra amica da Madrid, per poi immaginare che Nur possa porsi una domanda difficile quanto essenziale: “Tu che hai solo otto anni, puoi già comprendere quanto tutto ciò sia infame senza bisogno che te lo spieghi. Forse però ti chiederai, come ce lo chiediamo tutti, che senso abbia continuare a scendere in piazza, a sfidare la mappa razzista della barbarie, a pretendere una giustizia che non arriva mai?”. Cercate in fondo all’articolo la risposta di Sarah, ne vale la pena. Non fosse che perché a noi non può non far venire in mente la firma, posta in calce a ogni suo reportage, di quel ragazzo nato in Italia, torturato e ucciso anni fa nella città di cui era innamorato, Gaza, che non voleva esser seppellito sotto nessuna bandiera ma ricordato per i suoi sogni. Sogni di affermazione della giustizia e della dignità che, ne siamo certi, saranno gli stessi della piccola Nur
È ottobre del 2023 e tu hai otto anni, Nur, sei chinata sul libro di matematica e un esercizio ti invita a sommare prima i cani e poi i gatti, a confrontare i risultati, a eseguire delle sottrazioni. Io penso intanto ad altri calcoli, quelli pubblicati da poco da Save the Children: in tre settimane di bombardamenti senza tregua, a Gaza sono stati assassinati più bambine e bambini di quelli che muoiono ogni anno in tutte le guerre del mondo. È ottobre del 2023 ed è difficile non morire un po’ ogni giorno di vergogna e di rabbia mentre continua il racconto della barbarie.
Lo ha detto il comico egiziano Bassem Youssef, in un video diventato virale nei primi giorni dello sterminio, sottolineando il dolore con il sarcasmo: quale sarà il tasso di cambio, quanti palestinesi dovranno essere uccisi per ogni israeliano morto, questa volta? Qual è la risposta proporzionata per un governo che descrive un intero popolo come animali non umani, come figli delle tenebre? Ce lo continuiamo a chiedere. Quale tristezza immaginare bambine come te, Nur, sotto le bombe e madri come me che piangono le loro figlie. E che indignazione mi comporta il provare a togliere le bambine e i bambini, a sottrarre le donne al numero totale dei morti, che già supera le 8mila persone, come se la morte dei giovani o degli uomini fosse meno tragica, fosse un prezzo più legittimo da pagare per le vittime israeliane: Nur già lo sai, lo sanno tutti, che sabato 7 ottobre Hamas ha ucciso, secondo le fonti israeliane, 1.400 persone.
Come nei paesi con un’inflazione vertiginosa, la svalutazione sta avanzando così rapidamente che non ha senso fare i conti. Solo che ciò che vediamo svalutarsi nel mercato internazionale dell’empatia non è nessuna valuta nazionale, è la vita umana. Sono le vite del popolo palestinese. Il livello più basso di empatia lo vediamo manifestarsi in altri video, meno virali di quello dell’intervista a Bassem Youssef. Sono quelli di decine di israeliani che si fanno beffe dello sterminio, nelle loro belle case, sovvenzionate spesso dalla stessa politica di colonizzazione che espelle i palestinesi dal loro territorio, che demolisce le case ed espropria i loro campi. Sono civili simpatici che si dipingono i denti di nero e si sporcano la faccia per rappresentare coloro che sono condannati alla povertà dallo stesso governo che ora li bombarda negli ospedali, nelle case e nelle strade. Giovani e famiglie che si prendono gioco della sofferenza degli abitanti di Gaza sottoposti alla punizione collettiva. La propaganda, Nur, è schizofrenica: mentre avalla la morte altrui, diffonde termini come Pallywood con cui insinua che le immagini dei palestinesi feriti o morti siano una montatura.
Non è necessario essere uno degli eserciti meglio equipaggiati al mondo per uccidere migliaia di persone. È facile farlo quando le hai ammassate e rinchiuse in un territorio striminzito. È facile se le lasci senza luce, cibo, acqua potabile e possibilità di comunicare. È facile quando i paesi più potenti del mondo si schierano senza condizioni dalla tua parte. È troppo facile uccidere, quando hai abituato i tuoi cittadini, per quasi un secolo, all’idea che il diritto all’autodifesa giustifica l’espulsione di milioni di persone dalle loro terre e la violenza quotidiana. Ed è ancora più facile quando puoi criminalizzare ogni voce dissidente, quando puoi trattare come traditori i tuoi cittadini che chiedono la fine dello sterminio, quando puoi bollare come antisemita chiunque denunci le politiche coloniali, il regime di apartheid e di morte su cui si fonda il tuo Stato.
Le vite israeliane valgono così tanto di più nell’immaginario coloniale che il mondo grida per gli oltre 200 prigionieri presi prigionieri da Hamas nella sua offensiva mentre migliaia di bambini, giovani e nonne palestinesi vivono detenuti illegalmente nelle carceri israeliane senza che Israele debba giustificarsi. Perché Israele non deve mai giustificarsi, e nemmeno rendere conto della morte dei propri cittadini: 1.400 in un solo giorno. Ci è stato detto che sono stati selvaggiamente assassinati dai barbari. Ma ci hanno parlato anche di bambini decapitati e di stupri di massa, cosa che nessuno ha poi dimostrato. Come se uccidere non fosse abbastanza barbaro di per sé – dal momento che il paese occupante uccide già ogni giorno –, la propaganda sionista aveva bisogno di stabilire una differenza nel modo in cui i civili vengono assassinati. C’è chi uccide in modo civile e per legittima difesa: con i bombardamenti aerei e l’assedio e c’è chi uccide come fanno gli animali non umani, gli uccelli dell’apocalisse che arrivano in parapendio, che irrompono da sottoterra. Barbari discreti, capaci di preparare per anni un simile attacco, senza destare l’allarme dei servizi segreti più avanzati della terra.
E allora arrivano le forze di uno degli eserciti più potenti, in uno dei paesi più militarizzati del mondo. Ci mettono ore per arrivare, in un territorio equivalente alla provincia di Cáceres (una provincia dell’Estremadura spagnola, ndt). È un esercito che non è abituato a subire vittime, che bombarda di tanto in tanto dal cielo un popolo senza esercito, che ogni giorno prende di mira uomini e donne disarmati, che da decenni risponde alle pietre con le pallottole vere, che combatte i miliziani con le armi più sofisticate del mondo. Un esercito per il quale non esistono civili quando si tratta di eliminare il nemico: cosa ha fatto ai propri civili, quell’esercito? Quando sapremo quanti di quei cittadini israeliani sono morti sotto il fuoco dei loro stessi soldati? È illegittimo diffidare della versione di un governo che abbiamo sentito mentire tante volte, un governo capace di bombardare un ospedale, di celebrarlo, e poi di accusare il nemico per il bombardamento?
Non si tratta di negare la violenza di Hamas, né di sminuire la vita degli altri, figlia mia. Ma di non smettere mai di farsi domande, di interrogarsi sulla storia e sul contesto: in questo caso si tratta di un contesto di colonialismo, quella parola che è sopravvissuta al XX secolo e alimenta vicoli ciechi. Quale violenza più grande dell’essere espulsi dalla propria terra, del vivere sotto il governo di un regime occupante, perseguitati dai suoi coloni e dal suo esercito, decimati di volta in volta da operazioni militari dai nomi pomposi di fronte all’indifferenza del mondo? Come si risponde a quella violenza? Come parlare di pace, mentre ti trattano come una bestia, quando la tua vita trascorre tra la negazione del tuo futuro, la contestazione del tuo passato e l’asfissia del tuo presente?
L’errore è radicato nel pensare che tutti siano interessati alla pace, nel supporre che a guidare i potenti nel mondo sia un desiderio universale di assenza di violenza, che la stabilità sia la cosa migliore per i mercati. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che il potere dei soggetti e dei Paesi si fonda sullo stato di guerra, sulla paura dell’altro, sulla speculazione sul mercato della morte, sul trincerarsi dietro la propaganda. La pace è meno redditizia della guerra, la giustizia vale ben poco nel mercato dei famosi valori occidentali, perché non esiste minaccia più grande – per coloro che colonizzano e sfruttano, per chi bombarda e saccheggia-, di quella della giustizia.
Mentre finisci di fare i compiti, Nur, leggo tra le notizie che la nostra città consegnerà la Medaglia d’Onore a Israele, quella stessa città (Madrid, ndt) in cui con migliaia di persone siamo andate a denunciare il genocidio del popolo palestinese, a gridare per una Palestina libera, come è accaduto in tante altre città del mondo, perfino in quelle in cui sventolare la bandiera palestinese, chiedendo collettivamente la fine dello sterminio, è vietato o oggetto di sanzioni. Tu che hai solo otto anni, puoi già comprendere quanto tutto ciò sia infame senza bisogno che te lo spieghi. Forse però ti chiederai, come ce lo chiediamo tutti, che senso abbia continuare a scendere in piazza, a sfidare la mappa razzista della barbarie, a pretendere una giustizia che non arriva mai. Anche tutto questo va considerato nel suo contesto: non c’è oppressione nella storia contro cui non si sia protestato. La resistenza e la solidarietà sono ciò che ci rende umani. Ecco perché manifestiamo, Nur, per rimanere umani. Per dimostrare che non esistono bombe né propaganda che possano sradicare la dignità dei popoli.
Fonte: El Salto
Traduzione per Comune-info: marco calabria
Erminia Romano dice
Articolo stupendo nella sua DRAMMATICITÀ, preciso e puntuale che finalmente restituisce toni umani ad una TRAGEDIA anche umanitaria prima che di gepolitica. Grazie
Felice,Mariano Furiati dice
Smettiamola di nasconderci dietro all’esportazione dei valori liberali per fare colonialismo. Sappiamo tutti che Israele è deterrenza dell’ Occidente, vassallo degli interessi atlantisti nel Medio-Oriente. Quello che stanno facendo è una vergognosa pulizia etnica. Ogni persona civile deve dissociarsi da queste barbarie. Dobbiamo dissociarci da rappresentanti politici che ci rappresentano facendo le ammucchiate di governo, in nome di un corporativismo che opprime la democrazia, come un qualsiasi apartheid.
Vito Cappiello dice
Ferma restando la condanna totale delle uccisioni di Hamas, non si può non aderire all’ Atroce e dolorosissimo racconto dell’orrenda oppressione israeliana sul popolo palestinese che dura da decenni senza mai doversi giustificare delle proprie gravissime colpe!!!
stella gaetano dice
MANIFESTIAMO PER RESTARE UMANI…articolo stupendo…forse ognuno dovrebbe scrivere il proprio racconto di questi giorni…di queste ore…E GRIDARE “CESSATE IL FUOCO ASSASSINI!…
A GAZA VA IN SCENA LA DANZA DELLA MORTE E NON LA “FERMA” NESSUNO. CESSATE IL FUOCO ASSASSINI ! GRIDIAMOLO DAPPERTUTTO! RIBELLIAMOCI!
4-11- – E’ ARIVATO BLINKEN a proporre la “pausa”. Senza vergogna. MA IL CRIMINALE DI GUERRA NETIANAU RISPONDE “NIENTE TREGUA” E BOMBARDA LE AUTOAMBULANZE GLI OSPEDALI e continua a negare carburante …la “guerra” è arrivata in fondo ai TG di regime..c’è un’altra guerra in atto in Italia in queste ore…quella al suolo al territorio alla natura all’ambiente…è il gas del governo della FASCISTA Meloni che vuole farsi CAPA abrogando la COSTITUZIONE..è il gas dei gassificatori di Piombino e Ravenna…in preparazione del GAS-del “piano M;attei”…si preparano le alluvioni del futuro prossimo…mentre sale l’aumento delle bollette del gas…e l’ITALIA alluvionata frana … smotta…tramortita e disperata..
3-11IL MONDO “ASSISTE” SILENTE E IMPOTENTE davanti agli schermi della violenza e della menzogna . Mentre LA DISTRUZIONE E LA DEVASTAZIONE di GAZA e della PALESTINA si compie. I BOMBARDAMENTI CONTINUANO senza soluzione di continuità. E i carrarmati arrivati a GAZA completano IL GENOCIDIO. I PALESTINESI che non sono “scappati” aspettano nelle case ancora in piedi il loro turno .Anche gli EVACUATI vengono bombardati. I padri e le madri legano alle braccia dei figli e delle figlie UN MARCHIO con nomi e cognomi per permetterne l’”individuazione” e per non farli finire NELLE FOSSE COMUNI. Il cibo manca perché gli “aiuti” sono sostanzialmente bloccati a RAFAH. L’elettricità va e viene. I contatti col mondo sono pressocchè inesistenti. Anche perché le grida di dolore di donne e bambini si perdono soffocate in un muro di gomma. E i bambini palestinesi non sono “uguali” a quelli israeliani. Come l’ignominia degli scriventi nostrani surrettizziamente avvalora. Gli ospedali si stanno “esaurendo”. Mancano medicine…manca tutto. E molti ospedali sono stati già devastati. E altri minacciati. 16 ospedali su 35 non funzionano più. Perché distrutti o impossibilitati. Anche i luoghi di culto non vengono risparmiati . E anche “pregare”è un fatto individuale e disperato. GLI UCCISI sono ormai oltre 9.000 e aumentano di ora in ora. 3760 sono i minori e 2326 donne. Queste sono le cifre del MINISTERO DELLA SANITA’. Sono le cifre di HAMAS dicono gli israeliani. I morti israeliani sono sempre 1400 più 230 OSTAGGI. Anche queste cifre sono quelle israeliane. Ma i morti di GAZA li hanno visti e raccontati tutti I VOLONTARI . Alcuni sono usciti ieri dal varco aperto per un attimo. Hanno condiviso L’ATTESA DELLA MORTE. Hanno visto i crateri delle bombe. Gli ospedali devastati. Hanno condiviso la disperazione e partono disperati . Si portano dietro UN SENSO DI COLPA. Raccontano tutto. I morti israeliani nell’OPERAZIONE (?) sono 23. Mentre solo i profughi bombardati di JABALIYA sono centinaia. Dopo la RIPETIZIONE CONTINUA della strage di HAMAS usata per “giustificare” il massacro in atto, ora imperversa L’ANTISEMITISMO. Come manganello e arma contundente se ti permetti di dire LA VERITA’. Ieri eri putiniano se volevi LA PACE in UCRAINA (anche oggi!) oggi sei TERRORISTA e filo-HAMAS se non ti intruppi NEL RACCONTO DEL REGIME . RAISET + la7 ( cioè TELEMELONI TELE famiglia B. …) più la Repubblica (di Agnelli) LA STAMPA (sempre di Agnelli) IL CORRIERE DELLO ZAR (sempre dei padroni) IL GIORNALE (di B. e B.) il FOGLIO dell’elefante con i genitori comunisti (altri tempi…) …ecc…GAZA è distrutta. LA “GUERRA” ( che è un massacro del più grande esercito del mondo contro gente inerme…HAMAS non è il popolo palestinese…ed è del tutto evidente la sproporzione assoluta di tutto ..) si sta allargando.E’ già una “punizione collettiva”. NETANIAU E’ UN CRIMINALE DI GUERRA. Mi chiedo perché gli israeliani e GLI EBREI NEL MONDO non lo fermano. In queste ore si stanno ALLEVANDO “terroristi”. E le scritte sui muri ecc. sono niente rispetto a quello che si prepara. L’ODIO DIVENTERA’ ETERNO. Perché i parenti degli ostaggi non chiedono la fine delle ostilità.? Mentre chiedono la liberazione dei loro cari ? IL SONNANBULO AMERICANO e i prostituti UE-GB che hanno dato a N. il lasciapassare non rinsaviscono neanche di fronte alla VERGOGNA CRIMINALE UNIVERSALE IN ATTO. Ora il sonnanbulo chiede sommessamente “la “pausa”…IO INVITO A GRIDARE DAPPERTUTTO “ CESSATE IL FUOCO ASSASSINI!”….SOLO LA PACE SALVA. E TACERE significa essere complici degli assassini.
Gaetano Stella- Lago di Chiusi- 4-11-23
-passaparola! –blog.gaetanostella.it