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La coscienza tranquilla

Alessandro Ghebreigziabiher
24 Marzo 2023

Sulla “coscienza a posto” di Giorgia Meloni e dei suoi sodali, sostenitori o anche solo simpatizzanti, assieme a tutti coloro i quali godono di sonni relativamente tranquilli dinanzi non solo alle morti di Cutro, bensì a ognuna delle singole vite scomparse lungo il viaggio fino alle coste italiche

foto tratta da Mem.Med.

Forse non è sempre e ovunque così, spero di no, di certo non per ciascuno di noi, soprattutto coloro da cui dipende il destino dei più.
Ciò malgrado, sono convinto che il più delle volte ha ragione da vendere lo scrittore Oliver Goldsmith quando nel suo noto romanzo, Il vicario di Wakefield, afferma che la coscienza è una vigliacca, e le colpe che non ha la forza di prevenire, raramente ha abbastanza giustizia da accusare.
Sto parlando, andando dritto al punto senza inutili mezzi termini, della “coscienza a posto” di Giorgia Meloni e dei suoi sodali, sostenitori o anche solo simpatizzanti, assieme a tutti coloro i quali godono di sonni relativamente tranquilli dinanzi non solo alle morti di Cutro, bensì ognuna delle singole vite scomparse lungo il viaggio dal continente manna per tutti, anche chi se ne dimentica a seconda delle opportunità, sino alle nostre coste o monitor, come va di moda oggigiorno.
È al contrario, per dirla come Goldsmith, una coscienza a dir poco codarda che le proprie colpe non solo non ha la forza e tanto meno voglia di prevenire, ma neppure di ricordare, figuriamoci accusare.
Non basterebbe di certo questa pagina per elencarle tutte e non a caso ci ho scritto un libro, ma sarebbe ora che all’attuale capo di governo e compari smemorati giunga una puntuale replica alle proprie sbadate menzogne che si ponga un istante dopo come premessa imprescindibile di ogni discorso sull’argomento in oggetto.
Tuttavia, per amor di sintesi e altrettanto cocente desiderio di non lasciar passare  in silenzio l’ennesima svista, vorrei dire la mia.
Sì, il nostro paese, l’Italia, è colpevole di quelle morti e non serve tirare in ballo guardia costiera, leggi disumane o strategie politiche assassine.
Lo sarebbe anche solo per ciò che ha fatto nel Corno d’Africa durante il colonialismo nelle sue prime versioni. Una colpa, ripeto, colpa di proporzioni colossali della quale nessun governo ancora oggi ha risposto. E sapete a chi? Agli africani, già, guarda un po’.
Tuttavia, volendo andare oltre, per affermare che l’Italia è colpevole mi basta citare l’enorme quantità di denari che ogni anno le aziende nostrane produttrici di armi incassano sulla pelle di milioni di africani. Solo nel 2021 quasi un miliardo di euro di licenze di esportazione di armi hanno riguardato l’Africa settentrionale e il Medio oriente: un fatto preoccupante considerando che quest’area costituisce una delle zone di maggior tensione del mondo, tra guerre civili, scontri tribali e repressioni violente di governi dittatoriali.
Il nostro paese è anche colpevole dell’altrettanto non rispettato diritto a restare nella propria terra di cui straparla senza alcuna cognizione di causa la Meloni perché è uno dei maggiori investitori al mondo – ma tu leggi pure sfruttatori, rapinatori, ladri, scegli come vuoi – in materia di ricchezze del continente africano, in particolare di gas e petrolio. Azione criminale travestita da impresa economica addirittura a vantaggio degli africani, grazie alla quale ogni anno una quantità enorme di denaro lascia l’Africa per aumentare gli utili delle multinazionali o entrare in conti correnti nei paradisi fiscali. Sono soldi sottratti a scuola, sanità e allo sviluppo del continente, come ha spiegato di recente un rapporto delle Nazioni Unite.
D’altra parte, che sia quello del secolo scorso tanto i seguenti, per i governi nostrani il colonialismo, come le colpe, sono sempre quelle degli altri, mentre invece vi è un intero continente che non ha mai smesso di divorarne un altro.
Di tutto questo, delle morti passate, presenti e future, e del non averlo ancora riconosciuto, anche se non è la sola a sedere sul banco degli imputati, sì, l’Italia è colpevole, punto.

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