Fino al 21 maggio, presso il Padiglione 9b del Mattatoio di Roma, resta aperta la mostra Roma Periurbana, un progetto espositivo curato da Matteo Amati, Carlo Cellamare, Vezio De Lucia, Cristiano Tancredi e Alessandra Valentinelli, promosso da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo, ideato e organizzato da Cooperativa Agricola Nuova e Associazione RomaAgricola. Una sezione della mostra è dedicata a “Scenari strategici: la Corona verde di Roma Est”, una visione del futuro possibile del quadrante Est di Roma costruita dagli stessi abitanti e fondata sulla valorizzazione del suo patrimonio naturalistico, tanto straordinario quanto mortificato da abbandono, abusi, minacce speculative. Questa sezione è stata curata curata per il LabSU, Laboratorio di Studi Urbani “Territori dell’Abitare” (LabSU) del Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università di Roma “La Sapienza”, da Luca Brignone, Gaia Martellucci e Stefano Simoncini, con il coordinamento scientifico di Carlo Cellamare, con il contributo dell’Ateneo (“Sapienza”) nell’ambito delle iniziative di Terza missione – Bando 2022

Roma è il comune agricolo più grande d’Europa, sia per estensione (63.000 ettari) che per quantità e qualità dei prodotti della terra e può essere definita la capitale europea dell’agricoltura e del verde (la superficie pubblica coltivabile supera i 10.000 ettari). Questo enorme patrimonio è un grande valore per la città.
L’obiettivo del progetto entro cui si colloca questa esposizione è quello di valorizzare e recuperare l’agricoltura cittadina e periurbana, assumendone la centralità strategica, poiché in grado d’integrare aspetti molteplici quali la difesa del suolo, dell’ambiente, la vivibilità urbana, la qualità alimentare, la creazione di lavoro qualificato, la solidarietà e l’integrazione sociale, l’accoglienza dei migranti, l’educazione ambientale, la sperimentazione e l’innovazione.

L’esposizione racconta un passato nobile di lotte, ambientaliste e contadine, che hanno contribuito a “limitare i danni” di decenni di speculazione edilizia, di abusi e di abbandono, in nome di usi collettivi delle terre pubbliche e della preservazione degli ecosistemi naturali ancora integri.
Una frase su tutte risalta tra i molti suggestivi richiami, del sindaco Giulio Carlo Argan: “Il recupero delle risorse agricole nella campagna romana non è solo un fatto economico ma anche culturale. L’agricoltura non ha solo un valore di centralità per la ripresa economica del paese, ma pone una barriera alla devastazione del territorio e alla salvaguardia dell’ambiente”.
E così è stato, nel duplice movimento che dagli anni 70 a oggi ha condotto cooperative come Agricoltura nuova, Cobragor, Capodarco, Co.r.ag.gio, Barikamà, a prendersi cura delle terre pubbliche, o le organizzazioni di “stewardship” (cioè le realtà della società civile che tutelano e valorizzano il patrimonio territoriale) a condurre battaglie che ci hanno lasciato in eredità pezzi di agro romano ed ecosistemi straordinari come la Caffarella, la Riserva naturale Valle dell’Aniene, Parco di Aguzzano, Parco del Pineto, Marcigliana, Inviolata ecc.

Ma l’esposizione non parla soltanto del passato, prova ad abbracciare anche il futuro tramite la restituzione di visioni strategiche costruite dal basso, visioni di cui le istituzioni non sembrano più capaci. A tal fine la sezione “Visioni strategiche: la Corona verde di Roma Est”, restituisce gli esiti di un progetto ancora in corso che ha sicuramente lo scopo di realizzare una straordinaria rete ecologica, ma soprattutto di affermare la necessità di promuovere e istituzionalizzare un modello di pianificazione e trasformazione del territorio che metta al centro partecipazione e ambiente.
La “Corona verde di Roma Est” è una rete ecologica virtuale. Essa, infatti, rappresenta un sistema ambientale che ancora non esiste ma potrebbe essere facilmente realizzato “deframmentando” – cioè connettendo tramite infrastrutture verdi e grigie – le numerose e corpose aree verdi disseminate come una polpa intorno al “nocciolo” urbano di Centocelle, recando enormi benefici per un intero quadrante della città, per tanti versi il più problematico, dal punto di vista ambientale e socio-economico.
La Corona è composta da oltre 1000 ettari di aree verdi scampate all’edificazione, situate perlopiù nel Municipio V e in parte minore nei municipi IV, VI e VII. Tutte le aree custodiscono nel sottosuolo preziosi reperti archeologici, tanto da poter affermare che si tratta del secondo territorio più ricco di Roma (e probabilmente del mondo) per beni archeologici dopo il centro storico. Molte di queste aree hanno avuto nei secoli passati una forte vocazione agricola, testimoniata dalla diffusa presenza di casali storici, e conservano tutt’oggi i caratteri tipici del paesaggio dell’agro romano.

Il Laboratorio di Studi Urbani “Territori dell’Abitare” (LabSU) del Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università di Roma “La Sapienza”, in collaborazione con la Fondazione Paolo Bulgari e con il Gruppo Ambiente e Territorio (GAT) della Libera Assemblea di Centocelle (LAC) ha realizzato a partire dal 2019, un percorso partecipativo tutt’ora in corso che ha coinvolto decine di comitati in attività di mappatura e coprogettazione supportate da strumenti digitali collaborativi.
Questo modello di pianificazione innovativa è stato applicato ad ogni singolo ambito della Corona Verde e ha portato alla definizione della complessiva “immagine-piano” che si trova esposta nella parete frontale della sezione espositiva, e rappresenta lo “scenario strategico” volto al riconoscimento, alla tutela e valorizzazione della complessiva infrastruttura verde della “Corona”, nonché alla realizzazione di un Masterplan degli interventi necessari per il ripristino ambientale e la deframmentazione delle principali aree verdi che costituiscono la Corona.
Il masterplan partecipato sta per essere ultimato e sarà esposto a seguito dell’ultimo passaggio partecipativo che avverrà nella stessa sala conferenze della mostra. L’obiettivo ultimo è promuovere un iter attuativo tramite opportune iniziative regolative da parte degli enti competenti, nonché un programma di interventi che preveda una fattiva collaborazione tra istituzioni e cittadini che ponga questi valori ambientali al centro di una trasformazione complessiva del modello di sviluppo urbano di Roma.

Buon lavoro!