La guerra in Ucraina è arrivata dove doveva arrivare: allo scontro nucleare. «A tutti coloro che in questi mesi hanno sostenuto l’invio di armi all’esercito ucraino – scrive Guido Viale – avevamo chiesto: dove pensate di arrivare? E che cosa significa vittoria? Ritiro dell’esercito russo? Destituzione di Putin?… Il vizio di fondo delle posizioni pro armi è aver posto come unica alternativa alla vittoria la resa; senza voler vedere che in mezzo c’è, la possibilità e la necessità di promuovere una mediazione…»

La guerra in Ucraina è arrivata dove doveva arrivare: allo scontro nucleare. Perché fin dall’inizio, anzi da molto prima del suo inizio, non era una guerra tra Russia e Ucraina, o tra Putin e Zelenski, ma tra Nato e Federazione russa. Non fermarla, non cercare di fermarla, aveva un esito obbligato.
A tutti coloro che in questi mesi hanno sostenuto l’invio di armi al governo e all’esercito ucraino, facendo del nostro paese e dell’Unione europea una parte belligerante in nome di un’alternativa secca – vittoria o resa – avevamo chiesto: dove pensate di arrivare? E che cosa significa vittoria? Ritiro dell’esercito russo? Destituzione di Putin? Dissoluzione della Federazione russa e sua trasformazione in una grande Libia? Biden si era pronunciato fin dall’inizio per quest’ultima ipotesi, anche se poi aveva in parte ritrattato. Tutti gli altri (tranne la nuova Premier britannica) avevano evitato di rispondere, ben sapendo che se Putin – che è un dittatore paranoico, forse con poco ancora da vivere e, sicuramente, al governo senza alcuna collegialità – non cade, prima della dissoluzione della Federazione russa non c’è che la Bomba. Forse qualcuno sperava che a far cadere Putin avrebbe provveduto il suo entourage, che peraltro pare ancora più bellicoso di lui; oppure una sollevazione contro la guerra delle popolazioni della Federazione, che sta crescendo ma è ben lungi dalla possibilità di ottenere un risultato in tempi brevi.
Ma il vizio di fondo delle posizioni pro armi è quello di aver posto come unica alternativa alla vittoria la resa; senza voler vedere che in mezzo c’è, la possibilità e la necessità di promuovere una mediazione; e c’era anche prima dell’invasione russa, che si sarebbe potuta evitare se solo si fossero rispettati gli accordi di Minsk 2, violati da entrambe le parti. Una mediazione che si può proporre anche ora; certo, a costi (solo in parte già pagati con migliaia e migliaia di morti, distruzioni e miseria) molto più alti per entrambe le parti. Ma di certo non si può “mediare” mandando armi e schierandosi con una delle parti. Questo Draghi l’avrebbe dovuto capire.
Ma adesso, di fronte a Biden e al Pentagono (in questa partita il governo italiano, che non c’è, e l’Unione europea contano meno di niente) si pone, in termini moltiplicati per mille, la stessa alternativa: continuare a far combattere l’Ucraina, fino alla “vittoria”, che non ci sarà, perché arriva prima la Bomba, o “arrendersi”? Cioè riconoscere che di fronte alla prospettiva di una nuclearizzazione del conflitto bisogna fermarsi? E lasciar campo libero a una mediazione che per ora non è alle viste perché se ne è negata la possibilità e la si è impedita in tutti i modi, lasciandosi dietro le spalle quel panorama di morti, di edifici distrutti, di esistenze devastate, di futuri azzerati che la guerra ha provocato finora.
Un appunto andrebbe fatto agli Stati maggiori del nostro paese e degli altri Stati europei cobelligeranti e ai governanti che li hanno spinti o assecondati in questa avventura: non si va in guerra contro un “nemico” da cui dipende la possibilità di tenere in vita e in funzione la propria economia (cioè la possibilità stessa di continuare a fare la guerra). Meno che mai ci si può indignare perché il nemico ti taglia le risorse necessarie per continuare a fargli la guerra; ma forse anche a far funzionare il proprio paese. Prima ci si attrezza per rendersi autonomi. Lo capirebbe anche un bambino.
(Inviato anche all’agenzia Pressenza)
Guido Viale ha aderito alla campagna Dieci anni e più:
Nel degrado della stampa e dei media italiani, che non informano, non cercano di capire e far capire, non commentano ma insultano, e ora sono presi anche da una ventata bellicista, Comune-info splende come un’oasi di saggezza, un invito a riflettere, una barriera contro l’ignoranza e la stupidità. Per me è il principale strumento di orientamento, anche perché ogni volta ti invita non a chiederti: ma io da che parte sto? ma: che cosa posso aggiungere (o togliere) a quel che ho letto per fare un passo avanti e aiutare tutti a farlo? Grazie ancora per l’ospitalità che mi offrite, ma grazie soprattutto per gli orizzonti che mi aprite.
non posso che condividere, siamo le marionette dei guerrafondai , gli usa. questo hanno voluto e ci sono riusciti , non so come ne usciremo e, qualsiasi esito ci sarà, è una sconfitta.
Peggio di quelli che “armiamoci e partite” (Putin che spedisce valanghe di russi alla morte, propria e altrui) ci sono solo quelli che “disarmiamoci e morite” come Guido Viale. Se Viale fosse un ucraino e la sua casa corresse il serio rischio di essere bombardata dai russi, i suoi figli di venire uccisi mentre vanno a scuola, la sua compagna di essere stuprata, forse Viale spererebbe di potersi difendere, di poter respingere gli assalti, mentre attende che i tentativi di mediazione (compromesso) vadano a buon fine. Mediazioni a cui Putin si è sempre sottratto: hanno provato a parlarci i francesi, gli israeliani, i turchi, i cinesi, l’ONU, niente. L’unica mediazione riuscita, a parte quella sul grano in uscita da Odessa, è stata quella che ha portato allo scambio di prigionieri ucraini con l’oligarca amicone di Putin. Tra quei prigionieri, molti del battaglione neonazista Azov, pretesto dell’invasione russa in Ucraina. In realtà l’imperialismo putiniano se ne fotte dei neonazisti (che siano gli ucraini Azov o i russi Wagner, o gli amici della Meloni), così come se ne fotte dei tentativi di mediazione finalizzati a fargli mollare l’Ucraina. E intanto, mentre Viale – che non vive in Ucraina – dice agli ucraini “disarmiamoci e morite”, Putin minaccia le bombe nucleari. Il che, Viale non lo capisce, è il bluff che ricorre da sette mesi, solo quando il duce russo si sente in difficoltà. Un bluff perché usarle non gli garantirebbe alcuna vittoria mentre sarebbe un boomerang politico. Io poi, se fossi ucraino, non troverei tanta differenza fra una bomba nucleare e una di quelle normali che ogni giorno mi arrivano in testa.