Stralci di un articolo pubblicato da il manifesto il 21 luglio.
Ha fatto rumore la notizia del rischio del fallimento della regione Sicilia a causa di un debito consolidato di 17 miliardi. L’isola ho poco più di 5 milioni di abitanti: ogni siciliano – neonati compresi – ha un debito di 3.400 euro ciascuno.
Roma, per esplicita ammissione del sindaco Alemanno, ha 11 miliardi di debito consolidato. A questa cifra spaventosa va aggiunto il debito di alcune municipalizzate (Atac e Ama in primis dove sono stati assunti senza concorso un numero imprecisato di amici e camerati della prima ora) e quello dovuto agli espropri per opere pubbliche non perfezionati: si arriva a 15 miliardi. La popolazione di Roma è di circa 2 milioni e 600 mila abitanti: ogni romano – neonati compresi – ha un debito di 5.800 euro ciascuno. Se la regione Sicilia rischia di fallire, la capitale non ha neppure il beneficio del dubbio: è alla bancarotta.
(…) Il debito della capitale è solo in parte riconducibile al rigonfiamento della pubblica amministrazione, che pure esiste, come dicevamo. La causa principale del debito romano sta piuttosto nel dissennato modello di crescita che ha causato una espansione urbana incontrollata: periferie che generano altre periferie sempre più lontane e costringono l’amministrazione comunale ad indebitarsi per portare servizi, trasporti, strade e per la quotidiana gestione. La cura per il rientro del debito è dunque chiara anche in questo caso: bloccare qualsiasi ulteriore espansione urbana e razionalizzare la città esistente. Il sindaco Alemanno sta invece cercando in questi giorni di far approvare dal consiglio comunale una ulteriore gigantesca crescita urbana: nuovi quartieri residenziali per un totale di 66 mila alloggi; venti milioni di metri cubi di cemento che cancelleranno per sempre oltre 2 mila ettari di territorio agricolo.
Nuove aree agricole, dunque, in deroga alle già irresponsabili dimensioni delle espansioni previste dal piano regolatore approvato dalla precedente giunta Veltroni (prevedeva 400 mila nuovi abitanti in una città che non cresce più da venti anni). Il pretesto è quello dell’emergenza abitativa: mancano le case per le famiglie più povere e la generosa rendita fondiaria risolverà il problema dei senza tetto a patto di regalargli una plusvalenza di centinaia di milioni di euro. (…) Alemanno è costretto a portare fino in fondo la scellerata proposta: tra pochi mesi inizia la campagna elettorale amministrativa e dopo l’evidente fallimento della sua amministrazione non può permettersi di scontentare i suoi migliori alleati, i costruttori e gli immobiliaristi romani. L’opposizione – fatta eccezione per Alzetta e Azuni – non batte un colpo, prigioniera della mancata riflessione critica sull’approvazione del piano regolatore 2008 che ha provocato il nuovo sacco edilizio. (…)
Accontentare i costruttori e gli speculatori immobiliari è stata da sempre la dissennata “politica” dei nostri sindaci basti ricordare il piano regolatore fatto approvare da Veltroni nel 2008 (forse il suo ultimo atto come amministratore di Roma) e che ha permesso di continuare la cementificazione della parte sud-est della capitale, parte già notevolmente sovrapopolata. Invece di fare un piano di edilizia popolare si continuano ad autare gli amici degli amici impoverendo sempre di più questa città che offre ormai ai suoi cittadini solo una pessima qualità di vita.
Roma non ha bisono di altro cemento e lo conferma l’ultimo censimento.
1981 ab 2.839.000
1991 ab 2.775.000
2001 ab 2.663.000
2011 ab 2.612.000
In tutto questo il territorio cementificato del comune è passato da 11.000 ettari a 50.000. Basta!
Dotiamo la sterminata periferia esistente di servizi verde e ristrutturiamo le borgate. Basta cemento.
http://www.abitarearoma.net/index.php?doc=articolo&id_articolo=25206
Perchè non pubblicate tutto l’articolo?
La riflessione finale di Berdini è molto
importante per le scelte da fare con il
nostro voto per un nuovo Sindaco a Roma.