Lo scrittore e giornalista Franco Arminio ci scrive per segnalare con pudore un prezioso appuntamento, in programma tra i calanchi lucani l’8 settembre, e che molto volentieri rilanciamo: è il festival «La luna e i calanchi» (di cui Arminio è direttore artistico), ospitato da Aliano, in provincia di Matera, il paese del «Cristo si è fermato ad Eboli» di Carlo Levi.
In un post pubblicato sul suo blog, Arminio spiega che ad Aliano converranno da vari posti d’Italia molte persone senza che ci sia nulla da fare, non c’è un matrimonio, non c’è un concerto, non c’è un raduno di Alpini, non c’è un raduno politico, non c’è una gara podistica, «si va ad Aliano per unire la nostra crepa alle crepe dei calanchi».
Proprio davanti alla casa di Levi, alle 10 di mattino, parte la passeggiata comunitaria dentro i meravigliosi calanchi. Il cammino sarà accompagnato da poesie e canti lucani, per muovere pensieri e gambe intorno ai temi della paesologia (che non ha nulla a che fare con la paesanologia e meno ancora con l’idolatria del «localismo» reazionario), l’arte di resistere alle mercificazioni delle relazioni e dei luoghi e di sperimentare quello che Arminio chiama il nuovo umanesimo delle montagne. Per il pranzo a base di prodotti tipici ci pensa l’amministrazione comunale, mentre nel pomeriggio prosegue la visita ai luoghi leviani e c’è spazio per qualche conversazione. Insomma, il paese raccontato da Carlo Levi diventa il simbolo di un sud che costruisce nuove storie e cuce tra loro crepe diverse. Un’iniziativa quindi dedicata primo di tutto ai paesi dell‘Appennino, quello che ha accolto molti di noi dal Lazio alla Basilicata durante le vacanze, e che ogni giorno si svuota in silenzio mentre governi tecnici, grilli insopportabili, media e borse bellicose fanno la loro parte in teatrino piuttosto pericoloso.
«La luna e i calanchi è un festival che vuole coagulare intorno a un paese e un luogo preciso il meglio delle tensioni civili e artistiche che si stanno sprigionando nel nostro paese – si legge on line –, con particolare attenzione ovviamente a quello che accade in lucania e nelle regioni vicine». Poeti, politici, geografi, architetti, studenti, contadini, urbanisti, musicisti, attori, artigiani, artisti, fotografi, registi, tutti insieme «per dare vita al nuovo umanesimo delle montagne».
Pare proprio che arriverà tantissima gente a raccontare quel che accade nelle diverse bioregioni d’Italia. Per questo, chi vuole saperne di più e intende partecipare può scrivere direttamente ad Arminio una mail di adesione (). «Qui raccontiamo del Sud che s’oppone alla cancellazione di memoria e luce – scrive Arminio – Narreremo senza abbandonarci alle sirene del lamento. Semmai qui ogni parola è pietra angolare per un laboratorio sul sistema meridiano (…) Ad Aliano andiamo per confrontarci sul trovare il senso delle proprie azioni non nelle merci ma nelle relazioni.(…) Raccontiamoci della terra che non c’appartiene ma a cui apparteniamo».
Che fate l’8 settembre?
Città invisibile è un piccolo collettivo romano attento ai temi sociali e della decrescita. Che crede nel nuovo umanesimo delle montagne.
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