Il 7 ottobre 1989 si svolse a Roma la prima grande manifestazione nazionale contro il razzismo. Il corteo venne aperto da uno striscione che ricordava Jerry Masslo, raccoglitore di pomodori sudafricano ucciso il 25 agosto di quell’anno. Alla manifestazione parteciparono oltre duecentomila persone.
Qualche giorno prima di essere ucciso, Masslo aveva rilasciato un’intervista – qui riproposta – al Tg2 (a Massimo Ghirelli per la rubrica Nonsolonero) nella quale denunciava il razzismo e lo sfruttamento di cui erano vittime le persone nere in Italia. Il 20 settembre 1989 a Villa Literno era stato promosso il primo storico sciopero dei migranti contro il caporalato: l’adesione fu totale, la raccolta dei pomodori bloccata. L’Italia aveva scoperto di essere un paese in cui il razzismo è ben radicato e nello stesso tempo che tanti e tante erano pronti a mettersi in discussione e a lottare insieme.
Quando il 21 marzo 1988 era arrivato a Roma – in fuga dalle barbarie dell’Apartheid – a Masslo era stata negata la possibilità di chiedere il riconoscimento di rifugiato, all’epoca limitato ai cittadini dei paesi dell’Europa dell’est. Dopo diversi giorni di protesta ottenne il permesso a restare in Italia ma senza uno status giuridico definito. Nel 1990 l’Italia approvò una legge che riconosce l’asilo indipendentemente dalla provenienza geografica dei richiedenti.
(Fonte Migr-AzioniTV)
Quel corteo di Roma mi sembra proprio ieri! L’Italia mostrò al mondo un altro viso, quello di volere cambiare le regole, adattandole alle nuove dinamiche migratorie, alle nuove realtà sociali. Gli immigrati erano sostenuti da tantissimi Italiani. Quel giorno, tutti volevano girare pagina, spingendo verso un riconoscimento legale ed umano degli immigrati residenti in Italia. La morte di Jerry Essan Maslo scosse la politica che da lì a poco avrebbe sfornato migliaia di Leggi, decreti e leggine per sostenere la “visibilità” degli immigrati, non più lavoratori “senza faccia”, ma soggetti che partecipano alla crescita del paese con un sostanzioso reddito. Da qui, nacque la Legge 943/86, “norme in materia di collocamento e di trattamento dei lavoratori non comunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine”. Praticamente, era la prima legge che autorizzava gli immigrati a lavorare in Italia. Però, la regina di tutte le misure integrative degli immigrati nella società italiana fu la legge organica 39/90, più conosciuta come Legge Martelli. Secondo la mia personale visione, è da qui che l’Italia perse l’occasione per affrontare con decisione il fenomeno del razzismo. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la Legge Martelli fu oggetto di critiche molto aspre, e gli immigrati non ebbero vita facile. In alcune città, essi ricevettero degli escrementi…via posta. Molti Italiani argomentavano che quella Legge era un’apripista alla grande migrazione straniera. In realtà, occorreva governare meglio il fenomeno dell’immigrazione. Comunque sia, si è visto che tutte le aperture non erano seguite da politiche reali d’integrazione. E dopo tanti anni, siamo ancora qui a parlare di recrudescenza del razzismo. Un razzismo che coinvolge addirittura parte insospettabile della società italiana, ma resta un tabù. Guai a denunciarlo pubblicamente. E questo fatto da l’impressione che la morte, il sacrificio di Jerry Essan Maslo non ha sortito pienamente gli effetti desiderati.