Ci sono libri che ti vengono incontro, occhieggiano in una pila abbondante di una piccola libreria di quartiere, come se i quartieri ancora esistessero e bastasse uscire di casa per andare a comprare un nuovo testo, romanzo o saggio che sia, in una libreria amata che a volte ancora c’è e basta cercarla: per questo testo è andata così, per fortuna. La nuova edizione di un vecchio libro, uscito nel 1938 anche nell’Italia razzista con il titolo sognante I loro occhi guardavano Dio, rende la scrittrice Zora Neale Hurston ancora più preziosa per il nostro oggi. La Tartaruga lo ripropone con il titolo rinnovato Con gli occhi rivolti al cielo, come se fosse stato scritto poco tempo fa, e non in un’America ancora più razzista di oggi, dove essere nera non voleva dire avere la possibilità di scrivere. Non è un caso che la scrittrice è stata riscoperta da autorevoli voci della letteratura afroamericana, come Alice Walker e Toni Morrison, perché il suo essere donna, nera e colta era una triade, ai suoi tempi, impossibile da realizzare: Zora era anche antropologa, e poneva il suo essere e la sua storia nel romanzo e nello scrivere più in generale. La sua scrittura propone l’essere afroamericano quando ancora poteva essere ucciso, minacciato e discriminato perché nero, e se eri donna eri pure violentata e spaventata anche da persone nere come te.
Eppure, il testo parla dell’amore e, ancora di più, dell’amore per se stessa, per il proprio essere unica e diversa da chiunque. La storia di Janie Stark inizia quando finisce l’Ottocento e lo schiavismo ancora era nell’aria, soprattutto dove la bambina è cresciuta da una nonna che già aveva perso la figlia: perché crescere le figlie era pericoloso soprattutto per una donna sola, che aveva dovuto scappare dal padrone bianco che l’aveva stuprata e dalla moglie del padrone, che voleva cancellare e uccidere la colpa di una neonata, quella di essere venuta al mondo. Jamie viene quindi sposata a sedici anni, per non ripetere il destino drammatico di sua madre, ma l’alba e la natura hanno colori così belli, suoni così carezzevoli, che la bellezza entra nella vita dell’adolescente nonostante tutto, per non lasciarla più. Jamie amerà e non sarà amata da uomini che questa bellezza non ce l’hanno e non ce l’avranno mai, così che la ragazza e poi la donna ricominceranno da capo l’esistenza, quasi sempre partendo da zero. E alla fine, Jamie trova il suo amore, continuando a ricordarsi anche dell’amore per sé, per vivere una vita avventurosa e senza risparmiarsi niente di quello che poteva capitarle.
Il romanzo comincia quando Jamie torna laddove aveva casa, ma fino alla fine casa sua non era mai stata fino in fondo. Nei suoi posti, la ragazza aveva sempre posseduto una casa, ma nessuna era stata per lei quella definitiva: ne aveva solo la proprietà, ma non erano state mai veramente il suo rifugio. Cambiare per essere da sé la propria casa, per trovarsi in ogni posto e ogni situazione, diventa l’obiettivo di questa donna rivoluzionaria per essere quello che sente e quello che vuole. Un insegnamento che va oltre il destino già segnato del proprio censo e della propria condizione, un modo di vivere che non si ferma ai confini dati dalla comunità nera e giudicante, punitiva e crudele quanto quella bianca.
Jamie rimarrà una splendida quarantenne, con i capelli morbidi di una ragazza esibiti come un trofeo di quello che lei è sempre stata e sempre sarà, una donna libera nonostante le tante catene da spezzare.
La scrittura del romanzo è apparentemente semplice, diretta e con sempre al centro la protagonista, il suo ambiente e la sua città. La descrizione di uno spaccato di vita reale che per Zora Neale Hurston non era casuale, ma frutto dei suoi studi di antropologia, fatti sul campo affiancando anche il professore Franz Boas e partecipando alla Harlem Renaissance, movimento di cultura afroamericana dell’inizio del Novecento, mettendosi in luce spesso come l’unica donna nera nelle molte esperienze che la giovane faceva. Nel suo scritto più noto, Zora riprende la vita fatta da giovane a Eatonville, la prima città abitata solo da persone afroamericane, di cui suo padre fu sindaco per tre mandati: nel racconto, la vita dei neri nello stesso luogo della sua infanzia è piccola per la protagonista, costretta a non parlare, a non vivere quanto accade perché donna. Alle donne, i mariti e i padri potevano proibire di esistere, perché non era onorevole per gli uomini stessi che loro parlassero in pubblico, uscissero senza il marito, partecipassero ai riti collettivi dove andavano solo gli uomini. Altrimenti erano botte, le donne andavano picchiate come i muli da lavoro, fino a che qualcuna poteva anche rispondere, verbalmente o fisicamente, all’uomo che la maltrattava. Allora l’uomo poteva ucciderla, nessuno avrebbe protestato, oppure la donna fuggiva per cambiare vita: Jamie fa questo, scappa e ricomincia diverse volte, ogni volta che non riusciva più a vedere la bellezza dell’albero e della luce del giorno. Jamie questa volta ritorna, ma finalmente sa che la sua casa è lei stessa, ed è una consapevolezza che trova finalmente la pace.
Questo libro va letto perché fa vivere quello che è essere una donna nera e ribelle, naturalmente femminista senza fronzoli stilistici né letterari, senza addolcire nulla. L’autrice ha pagato, fino ad essere dimenticata e povera, la scelta di scrivere come parlavano veramente i neri e le nere di cui lei scriveva, rendendoli personaggi antropologicamente interessanti ma non socialmente migliori. Le scelte che Zora Neale Hurston ha fatto hanno avuto per lei un caro prezzo, ma che ha sempre accettato di pagare per essere, come Jamie Stark, finalmente se stessa, per essere veramente libera.
ZORA NEALE HURSTON – Con gli occhi rivolti al cielo. La Tartaruga Baldini+Castoldi s.r.l., Milano, 2024 € 20
Il libro è presente in qualche biblioteca anche con edizioni passate, purtroppo solo nelle grandi città.
Questo articolo fa parte di Granai per la mente, uno spazio dedicato ai libri a cura di Cristina Formica (sociologa femminista, da sempre attenta ai temi dell’antifascismo e dell’antirazzismo, è autrice di È capitato anche a me. Diario delle molestie nella vita di una donna, edito da Red Star Press). Cristina Formica ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura.
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