Un reportage fotografico mostra quello che probabilmente è il territorio più deturpato dalla colonizzazione, cominciata quindici anni fa, delle imprese dell’eolico selvaggio: la Provincia di Benevento. C’è molto da ragionare sull’importanza del risparmio energetico e del paesaggio

Che impatto avranno le tanto auspicate energie green, quello che vengano acclamate e indicate come unica alternativa del fossile per arrivare all’indipendenza energetica? Che ne sarà delle fisionomie e dell’aspetto dei nostri territori, delle forme che la cultura ha impresso sui nostri luoghi? Quali saranno le conseguenze sui nostri paesaggi?
Il paesaggio altro non è che la forma che una determinata civiltà si è data abitando quei determinati luoghi, forma dunque mediata della vita che ci si è svolta, dall’uso del suolo e delle regole di quella comunità, forme che si imprimono, si tramandano e si evolvono ma che restano come testimonianza che identifica una patrimonio di conoscenze. Ecco quindi che il paesaggio diviene imprescindibile dalla cultura: non a caso è tutelato dalla nostra Costituzione, all’articolo 9.
Per capire la portata di questo fenomeno di trasformazione che vede già coinvolte in maniere massiccia le regioni del Sud, ma atteso anche nel resto del paese, basta analizzare questa tabella disponibile sul sito ufficiale Anav (Associazione nazionale energia del vento) che compara la situazione attuale distinta per regione e quella attesa nei prossimi anni. Portento da questi dati risulta ben desumibile la portata della politica energetica che punta molto su questi sistemi in nome di una “transazione verde” che inciderà sui nostri paesaggi in maniera assolutamente consistente cambiando completamente aspetto e uso del suolo.

Questo reportage fotografico prende in considerazione l’area della Provincia di Benevento, da dove già dal 2006, ha preso avvio questa colonizzazione in maniera sempre maggiore ad opera di imprese private. Il racconto fotografico vuole rappresentare l’impatto paesaggistico di queste istallazioni sui territori aperti di montagna, sui terreni agricoli e nelle immediate vicinanze di borghi storici e insediamenti residenziali, evidenziando che non è stato risparmiato nulla, nemmeno il Sic (sito di interesse comunitario) della Leonessa, emergenza territoriale di grande valore storico-ambientale nel comune di Cerreto Sannita, così come paesaggi di crinali, il Monte Coppe o borghi storici, il comune di Pontelandolfo, con installazioni di torri eoliche che arrivano a lambire il paese fino a sfiorare il centro abitato a ridosso delle abitazione (anche sotto i limiti di duecento metri di legge), andando a creare ingenti disagi per le persone esposte a inquinamento acustico e visivo. Così come le aree agricole, nella zona di Baselice, completamente frammentate nella loro continuità, con ripercussioni sulle falde acquifere e sul deflusso della acque profonde oltre che sull’economia rurale, ormai frantumata nell’originario tessuto agrario. Nella Val Fortore è possibile vendere il fenomeno della Forestazione impiantistica con insediamenti che ricoprano intere vallate a completa perdita d’occhio.
Ecco quindi quello che ci appare sotto gli occhi, un paesaggio rinnegato, omologato, uniformato. Ovunque si svolge lo sguardo appiano incombenti questi enormi segni tecnologici, bianchi, taglienti, roteanti, che annullano ogni peculiarità su cui sorgono, rendendo uniforme e banale e rinnegando ogni diversità intesa come segno distintivo e specifico. Il controsenso dunque è ancora più evidente se si pensa che ancora oggi il loro funzionamento risulta molto condizionato dalla discontinuità dovuta dalla fonte energetica discontinua per sua natura – il vento non è sempre costante – e per ovviare a questo si deve comunque ricorrere a sistemi tradizionali alimentati per lo più a gas.
Anche quando sono ferme poi, o per poco o per troppo vento, diventano testimoni ingombranti di un non senso, di disprezzo e noncuranza verso un territorio, quale semplice supporto di queste istallazioni, e su cui le generazioni future dovranno necessariamente fare i conti nel tentativo di rendere un po’ di dignità a una terra deturpata, perché non c’è dubbio che quando questa tecnologia sarà superata, quando i costi di manutenzione supereranno i ricavi, qualcuno o si dovrà far carico del ripristino.
In un’intervista del 1974, spiega Pier Paolo Pasolini:
“Il regime democratico della civiltà dei consumi riesce ad ottenerle l’omologazione distruggendo le varie realtà particolari, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l’Italia ha prodotto in modo storicamente molto differenziato, questa acculturazione sta distruggendo l’Italia (…)”.
Parole profetiche che oggi purtroppo più che mai trovano un senso.













Grazie Silvia Ciucchi, l’impatto della truffa mascherata da green economy non è solo sul paesaggio, ma sulla società e l’economia, gestito ampiamente dalla mafia e dai peggiori speculatori, le stesse grandi compagnie che ci hanno portato al collasso attuale.
E’ ora di dire basta, ovunque, allo spreco, e invece di costruire devastazione evitare gli sprechi.
È quello che pensiamo in tanti. Stanno distruggendo il nostro paesaggio, uno dei pochi beni che ci è rimasto. Ribellarsi è un dovere civico.
Le foto mettono in evidenza il danno Paesagistico e non molto. Queste pale fra qualche anmo verranno smontate e gran parte di questi terreni torneranno allo stato ante opera. Il problema vero di distruzione che non vi sono foto sono le pale eoliche che per la loro costruzione sono state scapitozzate 19 cime riducendo i luoghi a 19 campi sportivi . Scavi e rilevati che mai potranno tornare ad a te opera che erano le premesse per la costruzione delle eoliche.Bisogna dire basta a dare la colpa agli altri.Se si continua con questa cultura avremo , abbiamo , il Sannio devastato dalle multi nazioni. Il sud MATESE e L’ALTA VALLE TAMMARO COMUNE DI MORCONE ED ALTRI SS COSTRUISCONO CAPANNONI DI ALLEVAMENTE DI PULCINI INTENSIVI INQUINANTI’, SI POSSONO COSTRUIRE ANCHE A DUE PIANI. NESSUNO NE PALA. OLTREE FOTO ANDIAMO A VEDERE COSA HANNO SCRITTO SUI PUC ( piani urbanistici comunali) i Sindaci e le associazioni difensori del territorio.La distruzione continuerà perché mandiamo a governare GRUPPI stanziali che hanno la cultura dell’assuefazione del piccolo potere della sopravvivenza.