Cambiare il mondo significa attivare spazi dove ognuno ritrovi la propria voce, spazi di comunicazione autentica, non violenta e trasformativa, dove il potere venga ridistribuito a partire dal linguaggio. Distribuire il potere significa attivare modalità di comunicazione in cerchio
“Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo. Ci educhiamo tutti insieme, con la mediazione del mondo”
Paulo Freire
“Dobbiamo cominciare. Il tempo è arrivato. Non dobbiamo rimandare oltre. Possiamo farlo. Insieme non c’è niente che non possiamo fare”
Manitonquat – Medicine Story
Ognuno di noi in qualche momento della propria vita è rimasto senza voce.
Non importa il nostro conto in banca, il colore della nostra pelle, il luogo in cui siamo nati, il nostro titolo di studio, la nostra identità di genere, la nostra ideologia o il dio in cui crediamo.
Forse è accaduto quando nostra madre ci ha tolto il seno per la prima volta perché era impegnata a fare altro, oppure quando nostro padre ci ha privato della sua presenza perché era impegnato a fare carriera, oppure quando la maestra non ha avuto tempo per ascoltare la nostra storia. Oppure è accaduto quando, per la prima volta, abbiamo subito una violenza fisica, psicologica o sessuale.
Da quel giorno siamo diventati Senza Voce. Abbiamo scelto di nascondere le nostre emozioni, i nostri bisogni profondi, i nostri desideri e i nostri sogni. Da allora, ogni volta che si presenti l’occasione, lasciamo che qualcun altro decida al posto nostro qual’è la nostra direzione, permettendo che continuino a privarci della nostra voce. Essere senza voce diventa una condizione sicura perché ci permette di rimanere nella nostra zona di comfort.
Da bambini, abbiamo lasciato che gli adulti decidessero per noi e non abbiamo aperto bocca per paura di perdere il loro Amore. Da adulti, lasciamo che qualcuno continui a decidere al posto nostro perché portiamo con noi la paura di rimanere nella solitudine: il nostro capo al lavoro, il nostro partner, un amico, un poliziotto di frontiera o un ministro esercitano il potere di decidere sulla nostra vita.
Un vero cambiamento delle strutture di potere avviene facendo in modo che tutti possiamo esercitare il nostro potere personale, diventando consapevoli dei talenti e dei doni unici che possediamo e assumendoci la responsabilità di cambiare la nostra vita e di cambiare il mondo.
Cambiare il mondo significa attivare spazi dove ognuno ritrovi la propria voce, spazi di comunicazione autentica, non violenta e trasformativa, dove il potere venga ridistribuito a partire dal linguaggio. Distribuire il potere significa attivare modalità di comunicazione in cerchio.
La comunicazione in cerchio può avvenire in ogni luogo di vita. La famiglia può diventare il luogo di costruzione di identità solide, dove ogni persona possa prepararsi al cambiamento della vita adulta a partire dalle sicurezze che acquista nell’infanzia, un luogo dove il gioco sia il canale di connessione tra genitori e figli, dove le punizioni lascino il luogo agli abbracci e dove la solitudine possa lasciare il posto all’amore. Ogni famiglia può diventare una famiglia in cerchio.
La scuola può diventare il contesto dove ogni persona apprenda ad aprirsi al mondo a partire da una connessione consapevole tra concetti teorici, saperi pratici e territori di vita. Sono sempre più numerosi i progetti di scuole alternative così come i progetti, all’interno della scuola pubblica, che vogliono dare nuova dignità ai nostri figli e alle nostre figlie, riconoscendo in loro la fonte della saggezza, della libertà e della gioia. Le scuole in cerchio stanno nascendo in ogni angolo del nostro paese.
Le aziende possono diventare strumenti di abbondanza, concepita non più come accumulo materiale, ma come il risultato della creazione di prodotti e servizi di valore a partire dalla creazione di relazioni di valore.
In alcune aziende, oggi, i dipendenti portano con sé i propri bambini o i propri animali di compagnia in spazi dove il lavoro e la vita quotidiana si intrecciano in maniera armonica. Sono luoghi dove, invece di dirigenti e controllori, l’organizzazione strategica prevede la presenza di piccoli gruppi di persone responsabili di un progetto o di un settore che attivano meccanismi di feedback e di innovazione attraverso relazioni orizzontali ed empatiche. Sono aziende in cerchio.
In Italia stanno crescendo in maniera esponenziale ecovillaggi, cohousing, comunità diffuse ed altri progetti di nuove comunità. Sono luoghi che vogliono re-inventare la quotidianità, costruire nuovi modelli di vita in comune, favorire la produzione e l’economia locale e contribuire alla sostenibilità ambientale. Anche in città abbiamo la possibilità di costruire comunità.
Un condominio, un quartiere, un’associazione, una biblioteca, un centro sociale, possono essere centri di aggregazione e di cambiamento sociale. In ogni luogo possiamo costruire comunità che includano cerchi di donne, cerchi di uomini e cerchi che favoriscano la pace tra il maschile e il femminile, cerchi decisionali e cerchi per la gestione dei conflitti.
Come fare ad attivare cerchi? Come fare ad innescare relazioni trasformative basate su una comunicazione autentica in ogni ambito di vita?
Il primo passo è partire da noi. Ci hanno insegnato ad affermare parole del tipo: “Se fosse differente…Se il mondo fosse differente…Se il vicino di casa fosse differente…Se il mio partner fosse differente…Se il lavoro fosse differente…Se i miei figli fossero differenti…”.
Perché avvenga qualcosa di differente, ciascuno di noi è chiamato a fare il primo passo, a portare il cambiamento che vuole vedere nel mondo. Possiamo iniziare a parlare in maniera empatica, a ringraziare le persone che ci circondano per ciò che sono, a evitare di reagire quando veniamo insultati o riceviamo un’aggressione verbale. Ai componenti della nostra famiglia, ai nostri amici o ai nostri colleghi potremmo proporre di parlare uno alla volta per raccontare cosa si muove dentro, che emozioni sono nascoste nel centro del petto.
Molte persone troveranno scuse per non partecipare a un giro di parola, oppure diranno apertamente che non sono interessate. Oppure continueranno a manifestare sé stesse senza autenticità, criticando ciò che accade fuori di loro. Continueranno ad arrabbiarsi con la propria moglie, con il proprio marito o con il proprio partner, se la prenderanno con i propri figli o con i colleghi al lavoro. Daranno la colpa alla pioggia, al cambiamento climatico o alle epidemie. Parleranno di politica e di economia. Focalizzeranno la loro attenzione su cose importantissime che si trovano al di fuori di loro.
Ma ciò che è importante non potrà mai essere abbastanza importante se non passa per lo spazio del cuore. Lì troveremo tutte le risposte e saremo in grado di rispettare la posizione di ogni essere umano. Faremo del giudizio la nostra guida invece che la nostra condanna. Ci prenderemo la responsabilità della nostra vita e della vita delle persone che ci circondano. Scopriremo che la separazione è un’illusione. Ricorderemo che siamo nati per vivere in unità con tutti gli esseri e con tutte le cose. Potremo ritrovare la nostra voce e aiutare altre persone a ritrovare la propria voce.
La comunicazione in cerchio ha un grande valore politico. Ogni guerra presente nel mondo nasce da una guerra dentro di noi. Solo ritrovando la pace al centro del nostro petto potremo contribuire alla pace nel mondo. Ritornare al cuore è la direzione. Comunicare in cerchio è il cammino.
*Autore del libro “La Comunicazione in Cerchio. Un cammino per ritornare al Cuore”.
Info sull’autore: www.antoniograziano.com
Info sul libro: https://www.gruppomacro.com/prodotti/comunicazione-in-cerchio
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