Hanno acceso un proiettore nell’auditorium comunale e per tre giorni hanno raccontato, attraverso corti e incontri, modi diversi di cambiare il mondo. Dietro il Rosarno Film Festival “Fuori dal Ghetto” non c’è neanche un euro ma tante storie straordinarie, come quelle più lontane di Giuseppe Lavorato e Giuseppe Valarioti, quelle più vicine dei migranti in rivolta del 2010 e di Soumayla Sacko, ucciso a San Ferdinando quattro anni fa per le sue lotte sindacali. E ancora: ci sono l’ostinazione con cui piccole aziende agricole, come Sos Rosarno o Equosud, ripensano il lavoro nei campi e inventano filiere, ma anche l’accoglienza dell’ostello sociale Dambe So (Casa della Dignità) messo su da Mediterranean Hope. Sarà per queste ragioni che un festival così bizzarro ha voluto incontrare Blandine Sankarà, sorella del presidente assassinato del Burkina Faso, e ha scelto di premiare uno corto nel quale un gruppo di donne denuncia le condizioni di sfruttamento nelle campagne pugliesi. Un festival che ora vuole diffondersi in tanti territori

Rosarno Film Festival. Fuori dal Ghetto. In piena attesa per il nuovo Governo (14-15-16 ottobre) è l’occasione per ricordare quanta vivacità e ricchezza esista appena ci si allontana dal teatrino della politica. In poco tempo un gruppo di persone si sono unite per organizzare l’evento. Per mesi lo abbiamo chiamato festival sgarrupato, tante idee nessun soldo. Unico concorso cinematografico senza premi in denaro, ma solo prodotti della terra. Unico nell’utilizzare ancora i volantini distribuiti da volontari locandine stampate in casa, appiccicati su spazi liberati. Per mesi WhatsApp ha preso fuoco per il numero di messaggi: manca la prolunga, cerchiamo amplificazione, al Comune chi ci va? Poi tutto magicamente ha funzionato.
Come dice Ibrahim, Diabate Ghanese, operatore di Mediterranean Hope: “Questo festival ci dà la possibilità di dialogare con il territorio e istituzioni. Essere considerati. Dieci anni fa non era possibile”. Il loro punto di vista non viene mai ascoltato. La giuria per il concorso composta da lavoratori braccianti cerca di sanare questa mancanza.


Rosarno, comune di circa 14 mila abitanti nella Piana di Gioia Tauro, viene presentato come un importante snodo ferroviario e autostradale, ma anche come il primo Comune d’Italia a costituirsi parte civile in un processo antimafia ottenendo un risarcimento dei danni patrimoniali, ambientali e morali causati dai mafiosi. Fu l’allora Sindaco Giuseppe Lavorato (futuro Deputato PCI 1987) a ottenere questi risultati. Durante i suoi due mandati da sindaco (1994-2003) lavorò per costruire un dialogo tra i braccianti, (organizzati da caporali) che durante la stagione della raccolta delle arance arrivavano numerosi, e i cittadini. Decenni caratterizzati dal forte condizionamento delle cosche della ‘ndrangheta sulla vita sociale ed economica. L’uccisione del Segretario della Sezione del Partito Comunista di Rosarno, Giuseppe Valarioti (11 giugno del 1980) a colpi di lupara, segnò pesantemente tutto il territorio. Il sindaco Lavorato subì spesso intimidazioni, incendio auto e strutture, rifiutò la scorta. Giorgio Bocca lo incontrò e scrisse:
«Che tristezza ascoltare il compagno Giuseppe Lavorato. È questa punizione dei migliori che incontro in ogni luogo del profondo sud ad angosciarmi, questa umiliazione continua degli onesti, questo tradimento dello Stato verso i suoi cittadini migliori».
Rosarno nel 2010 è stato il teatro della rivolta dei migranti. Nel 2018 a San Ferdinando viene ucciso il sindacalista della USB Soumayla Sacko. Nel complesso l’aria non è cambiata, racconta un giornalista: “le ‘ndrine continuano a comandare, decidono e condizionano”. Il Comune è commissariato. I lavoratori braccianti che sostengono tutta l’economia della Piana con la loro forza lavoro, non hanno garantiti i diritti minimi per vivere dignitosamente.
In questo contesto ci provano alcune aziende agricole, eroiche, come Sos Rosarno o Equosud e altre. “In mezzo alle difficoltà giace l’opportunità”. Ci provano anche gli operatori di Mediterranean Hope progetto delle Federazioni Chiese Evangeliche con un ostello sociale Dambe So (Casa della Dignità): sei appartamenti dove ci sono attualmente dodici persone, una goccia nel mare in confronto alla tendopoli invivibile poco distante, tuttavia un esempio concreto, percorribile.
“Questo festival – commenta Francesco Piobbichi – parla di diritti, di cultura e di lavoro, In un territorio come la Calabria dove vanno via ogni anno migliaia di giovani, e che si riempie di altri giovani che emigrano per cercare migliori condizioni di vita e finiscono sfruttati nelle campagne. Bisogna rimettere al centro la dignità del lavoro e il modo in cui produciamo e consumiamo cibo. Attivare la mutualità e liberarci dalla grande distribuzione”. Per un festival “sgarrupato” temi importanti.

Primo giorno del festival, un bel cellulare di polizia piazzato davanti all’Auditorium comunale fa sentire subito a “casa”. E si comincia. Sulle sedie dei fogli con i nomi dei ragazzi morti. “Con il Rosarno Film Festival abbiamo voluto ricordare i tanti braccianti della piana di Gioia Tauro scomparsi in questi anni – aggiunge Francesco – Uomini e donne invisibili nella vita che appaiono per un attimo solo quando muoiono. Uomini e donne uccisi investiti in una strada, periti nel fuoco della baracca, morti per una fucilata o di freddo”. Durante la pausa della proiezione, una simbolica presa di posizione contro gli accordi con la Libia, il memorandum verrà rinnovato automaticamente il 2 novembre per altri 3 anni. Sottoscritto il crimine contro l’umanità.
Domenica 16 ottobre a San Ferdinando, vicino alla tendopoli è stata l’occasione per ospitare Blandine Sankarà sorella del presidente assassinato del Burkina Faso, Thomas Sankarà.

Nel pomeriggio sono stati resi pubblici i premi. Il primo premio è stato assegnato al corto “La Giornata un corto per Paola Clemente” di Pippo Mezzapesa, prodotto dalla Cgil Puglia. La storia di Paola Clemente, 49 anni morta di fatica sotto il sole nel 2015. Guadagnava due euro all’ora. Per recarsi al lavoro si svegliava all’alba, ore trascorse in pullman per il trasferimento. Nel filmato le parole delle donne compagne di lavoro per denunciare le condizioni di sfruttamento del lavoro. Un film con uno sguardo tutto al femminile ha incontrato lo sguardo di cinque braccianti uomini, provenienti dall’Africa, che hanno deciso di sceglierlo come miglior film. Il secondo vincitore “Dipende tutto da te” di Daniele Ceccarini, la storia di un padre italiano costretto a fare il rider.
Il Rosarno Filmfestival Fuori dal Ghetto, rende disponibili i film per chi volesse organizzare una serata. È stato organizzato da Mediterranean Hope- Federazione Chiese Evangeliche e la Rete delle Comunità Solidali in collaborazione con: RiVolti ai Balcani, Comune-info, Altreconomia, Sos Rosarno, FuoriMercato -autogestione in movimento Sea Watch, ResQ, Confronti, Cinema Metropolis Umbertide, Cinema postmodernissimo Perugia, EquoSud, Acmos.
Tutte attività straordinarie e da diffondere. Grazie