A due passi dal Colle dell’Infinito della Recanati di Giacomo Leopardi, c’è uno spazio di vita comunitaria autogestito, Il Galeone, dove si sperimenta un nuovo modo di vivere in campagna tra autodeterminazione alimentare, socialità popolare e solidale, cura dell’ecosistema rurale, educazione libertaria, ma anche antipsichiatria, sostegno alle arti e promozione della transizione ecologica dal basso. Il Galeone, il cui nome deriva dalla forma del casale, ora ha un problema: i proprietari, che finora avevano dato in affitto questo spazio, sono stati contagiati dell’industria del turismo e il Galeone rischia lo sgombero: l’unico modo per dare continuità a questa esperienza è un acquisto collettivo. Per questo è nata una campagna di crowdfunding. Reportage

La cartografia stradale, indica solo quaranta minuti di strada tra Casa Galeone e Ancona; un “tiro di schioppo” dal Colle dell’Infinito della Recanati di Giacomo Leopardi. Eppure, in questa domenica di primo caldo sole, dopo settimane di pioggia, di danni e di tante allerte meteo (nuova liturgia amministrativa del tempo della crisi climatica), il Capoluogo di Regione nel giorno del ballottaggio amministrativo che consegnerà alla destra le chiavi della città dopo trent’anni (come preventivabile da mesi), sembra lontano diversi meridiani.
Anzi, da queste colline marchigiane assolate, in cui molti dei tratti distintivi di quel paesaggio agricolo studiato da Sergio Anselmi e dipinto da Tullio Pericoli, è stato cancellato da distese di pannelli solari, frutti tecnologici di una stagione senza regole per improvvisati im-presari locali delle rinnovabili, le stesse Marche sembrano distanti misure siderali.
La Regione del “laboratorio politico” del partito di Giorgia Meloni, che in due anni ha fatto “cappotto” quasi su tutto, e ora si appresta nel 2024 a una storica marcia su Pesaro, roccaforte al tempo stesso del buongoverno e dell’arroganza del potere piddino; raccogliendo la sfiducia, la rabbia e la delusione, di una popolazione nauseata dalle dinamiche autoriproduttive delle classi dirigenti locali del Pd. Ma anche le Marche portate al collasso economico e sociale dal tentacolare e camaleontico democristianesimo diffuso dell’im-prenditoria familiare dei noti distretti industriali.
Si, a Casa Galeone, esperienza di comunità civile, sociale e agricola, nata otto anni fa, su iniziativa di marchigiani, sembra proprio di stare culturalmente e civilmente da un’altra parte del “globo terracqueo”, per usare un’espressione della presidente del Consiglio, rispolverata da un vecchio dicorso del Duce degli anni Trenta.
Casa Galeone, “è un progetto di vita comunitaria di stampo libertario, nato dall’esigenza di alcunә compagnә di tramutare la lotta e il conflitto politico in pratiche reali di vita quotidiana”, recita il suo Manifesto.

“I motivi del nome del progetto – spiega Alessandro – derivano dalla forma della casa che sfoggia due contrafforti sul lato est, verso il mare, che ricordano proprio le mura di un galeone; inoltre ci riconoscevamo, e ci riconosciamo, nella retorica di una vecchia canzone anarchica, ‘Il Galeone'”:
Ma sorga un dì sui martiri il sol dell’anarchia
Su schiavi all’armi, all’armi
L’onda gorgoglia e sale
Tuoni, balene e fulmini sul galeon fatale
Uno spazio comunitario autogestito, dove si costruisce e sperimenta insieme un nuovo modo di vivere in campagna. Un insieme di pratiche che, riflettendo la trasversalità e inclusività del progetto, vanno dall’autodeterminazione alimentare, alla socialità popolare e solidale, dalla cura dell’ecosistema rurale all’educazione libertaria, dall’antipsichiatria alla lotta contro l’agroindustria, dal sostegno alle arti e alla cultura alternativa fino alla promozione della transizione ecologica dal basso.
L’immaginifico Galeone naviga oggi in una Regione “certificata” dal testimonial turistico pagato 300.000 euro l’anno (messi metà per uno dalla Regione e dalla Camera di Commercio): il ct jesino della Nazionale di calcio Roberto Mancini, filmato a petto in fuori nei nuovi spot promozionali sulla spiaggia di Portonovo; che, da buon marchigiano (basti pensare al “meglio un morto in casa che un marchigiano sulla porta”), i “risparmi” di una vita da campione, li ha investiti nei paradisi fiscali off-shore.
La mission di Casa Galeone non ha niente che vedere con le Marche dell’economia padronale, consegnata oggi in molti casi per fallimento generazionale alle multinazionali; con le politiche culturali e sociali pubbliche, in mano da anni a bramosi e squalificati “cerchi magici”, autorigenerantisi a seconda del vento politico e istituzionale che tira. Basti pensare alla Regione prima di Risorgimarche, il festival di ispirazione piddina di Neri Marcorè, e ora di MarCHESTORIE, a matrice leghista del volto RAI Paolo Notari e del meloniano Pino Insegno (contrattualizzato, in attesa del ritorno in prima serata RAI, dalla Giunta Regionale). E neanche con le Marche del modello agroalimentare degli allevamenti intesivi avicoli Fileni, in cui i miliardari fondi comunitari del PSR (Piano di Sviluppo Rurale), vengono da anni spartiti sempre tra i soliti.

Niente poi a che fare con un sistema sanitario regionale che sta progressivamente soffocando i presidi territoriali per la salute mentale, per conseguarli alla quasi esclusiva gestione delle strutture private. Ma non è certo un fulmine a ciel sereno, considerato il mentore dell’attuale governo regionale (a detta di tanti il vero presidente regionale), è l’ex missino Carlo Ciccioli (finito spesso alla ribalta nazionale per le sue dichiarazioni su aborto, denatalità, genitorialità, sostituzione etnica, e perfino l’alluvione del settembre 2023 con la frase «Le vittime nel posto sbagliato al momento sbagliato»), psichiatra antibasagliano, e propositore anni fa in parlamento di un disegno di legge volto a riportare la storia della salute mentale a prima della L. 180/78.
In questo, Alessandro, il primo a venire qui, mi spiega sinteticamente il loro lavoro sull’antipsichiatria: “Riteniamo che una delle forme di repressione più pervasiva e perversa sia appunto la psichiatria. La malattia mentale non esiste. Esistono dei comportamenti, delle forme di espressione, delle sofferenze emotive o degli stati eccezionali dell’essere che non devono, solo per il fatto di essere alieni al sistema sociale e di produzione, essere confinati nello spettro delle patologie. Riteniamo che tutti abbiano pari dignità e pari responsabilità a prescindere dalle etichette che l’obbligatorietà di diagnosi e cura ti appiccica addosso. Sostanzialmente Casa Galeone è uno spazio dove lo stigma non esiste, dove le persone, nel totale rispetto della situazione ovviamente, possono esprimersi liberamente. Forniamo materiale di controinformazioni sull’utilizzo degli psicofarmaci, facciamo presentazione di pubblicazioni volte a denunciare le nefandezze della psichiatria, ospitiamo l’assemblea nazionale dei collettivi e delle associazioni che si battono per la tutela delle persone vittime di questa pseudoscienza, diamo rifugio a persone in odore di TSO facendo decadere una delle tre condizioni per le quali si può disporre ovvero l’emergenzialità. Andiamo a trovare i reclusi negli SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura) o repartini che dir si voglia, in modo da creare un deterrente alle violenze degli psichiatri e degli infermieri che spesso si accaniscono soprattutto contro chi è più solo. Raramente riusciamo anche a tirarne fuori qualcuno, ma è molto complicato. Il nostro può sembrare un approccio estremista e ideologico. Non è così, anzi, direi proprio l’opposto”.
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Le produzioni agricole e orticole, che hanno incrociato anche il mondo di “Genuino Clandestino” con l’associazione “SemInterrati”, nel corso degli anni sono state numerose, e fantasiose. Si sono sempre rifiutati di produrre carne che non fosse destinata all’autoconsumo, con l’obbligo da parte del “consumatore” di partecipare alla macellazione. Un “vincolo” che, come raccontano, in effetti ha salvato molte bestiole. I prodotti di Casa Galeone consistono in: miele, propoli, olio, peperoncini e relative trasformazioni, marmellate e mostarde, ortaggi antichi e strani (in particolare pomodori e zucchine), carciofi, succhi di frutta, sciroppi e fermentati, birra, grano (senatore cappelli), pasta semi integrale, ceci e farina di ceci, carbone, uova.


“Diciamo che la casa l’ho affittata io con una compagna di Cesena – mi racconta Alessandro – conscio però di avere dietro un bel gruppo che si sarebbe sicuramente aggiunto, in varie forme, al progetto. Questo perché da un paio d’anni ci si trovava a ragionare sull’esigenza di creare altre forme di lotta ‘extraurbane’. Nel corso degli anni hanno vissuto stabilmente a casa galeone circa quindici persone o poco più. Il numero di persone che invece è passato per un periodo determinato non è quantificabile, ma sono tante”.
Negli ultimi tempi, però, conseguenza di tutte le questioni legate alla casa, le attività e le varie produzioni si sono notevolmente ridotte. Già, perché Casa Galeone ha un problema, che ne mina alla base la sua futura esistenza. Dall’inizio sono in affitto, la proprietà è di un possidente di molti fondi e unità immobiliari del territorio. “Abbiamo lottato con il vecchio Natali – Alessandro ripercorre la vicenda – proprietario di mezza val d’Asola, per ottenere un fazzoletto di due ettari intorno l’abitazione, con l’obbiettivo di tenerci lontani erbicidi e pesticidi spruzzati “a tutto gas” dal suo terzista, Achille Monachesi, al quale recentemente è stata fatta una diffida dal continuare nell’utilizzo sconsiderato dei fitofarmaci. Viste le nostre motivazioni, e la necessità di entrare in possesso di quel terreno anche per l’apertura di una azienda agricola, il Natali ha acconsentito ad affittarcene due ettari, ma al triplo del valore di mercato. Dopo la prima annualità regolarmente pagata, abbiamo stretto un patto per la compensazione dei canoni con una serie di lavori che facevamo per suo conto, tra cui la periodica sistemazione della strada imbrecciata di circa un chilometro che serve le sue proprietà e conduce infine a casa. Ovviamente ogni accordo con il Natali era verbale e ogni tentativo di mettere su carta qualcosa, lo stesso recitava in grassetto: la mia parola vale più di qualsiasi carta scritta. Ma ora, in seguito ad un ictus molto grave che ne ha compromesso le capacità, è stata nominata la figlia come amministratore di sostegno, che a sua volta ha delegato il commercialista Sopranzi, già in affari con il padre, per la gestione del suo sterminato patrimonio. Queste persone, non hanno riconosciuto alcunché dei numerosi patti stretti con il Natali, e alla fine ci hanno contestato la grave inadempienza con sgombero coatto della terra. A oggi siamo in regime di sospensiva in attesa dell’appello presso la Corte di Ancona fissato alla fine di ottobre”.
La figlia tutrice, come nelle Marche accade da anni, è stata anch’essa contagiata dalla fascinazione illusoria dell’industria del turismo, e vorrebbe dare a Casa Galeone una nuova proprietà, che la trasformi in una residenza di vacanza di lusso per stranieri (al riguardo s’era affacciata pure una potenziale acquirente australiana, poi scomparsa). Il contratto d’affitto della casa scadrà a giorni, in giugno, e non c’è alcun segnale da parte della proprietà a concordare il rinnovo. Il che, lascia già prefigurare un’estate di lotta.
Quindi l’unico modo per dare continuità a Casa Galeone è un acquisto collettivo dove il progetto è: creare un’Associazione che gestirà autonomamente gli spazi comuni di Casa Galeone attraverso un’assemblea aperta e orizzontale, la quale porterà avanti le attività legate alla socialità, all’ospitalità popolare, all’ecologia e alla produzione culturale; creare una parte abitativa divisa in due-tre unità da affittare a nuclei che si dedicheranno con costanza alle attività necessarie alla cura e allo sviluppo di Casa Galeone, in particolare alle attività agricole.

L’Assemblea da aprile ha lanciato una campagna di crowdfunding.
La somma raccolta sarà destinata all’acquisto degli spazi comuni e alla copertura delle spese legali per la controversia in corso con la proprietà. Tale somma non riguarda l’acquisto degli spazi abitativi; ma chi fosse interessatә a partecipare alla parte abitativa di Casa Galeone può scrivere a ).
Su schiavi all’armi, all’armi
Pugnam col braccio forte
Giuriam, giuriam giustizia
O libertà o morte
Casa Galeone è, come altri vascelli sparsi nel mare italiano, un’esperienza che va sostenuta e salvaguardata, con una solidarietà, ideale e materiale, collettiva.
In questa terra, di cui già Giacomo Leopardi nel 1817 scriveva al Giordani:
“Qui, amabilissimo Signore mio, tutto è morte, tutto è insensataggine e stupidità. Si meravigliano i forestieri di questo silenzio, di questo sonno universale”,
Casa Galeone è un avamposto di un altro civismo e idea di società; apparentemente ideologica, retorica e nostalgica. Ma, guardando ad alcune dinamiche mondiali, profondamente moderna e profetica per un percorso che riguarda non il necessario ribaltamento del modello economico occidentale, ma la sopravvivenza stessa della specie umana sulla terra.
Ci sono tanti pensieri e pratiche sedicenti libertari. Con l’educazione diffusa siamo in parte dentro le idee di Illich, De Carlo, Ward…con molti distinguo. https://educazionediffusa.net/2023/05/14/fuori-dai-denti/
Quanto alla psichiatria, per una tremenda esperienza familiare posso dire che anche in quel campo esistono diversi distinguo senza semplificazioni.Che dire di Basaglia?
Dell’anarchia ho scritto più volte. https://researt.net/?p=16560