Che il fiume della capitale sia tanto sporco quanto malato non è certo una novità per nessuno. L’orrendo spettacolo delle migliaia di carcasse dei pesci fotografate nelle tre grandi e morie che si sono susseguite nell’ultimo anno e mezzo lo segnalava in modo eclatante. Sappiamo anche che quella fauna ittica è molto ricca di biodiversità essendo molto differente da quella della gran parte delle acque interne europee. Nella giornata mondiale dell’acqua, l’associazione A Sud ha presentato il dossier “Giù al Tevere”, che contiene i risultati di un anno di monitoraggi sulle acque del fiume. Potete leggerlo nel link pubblicato in fondo all’articolo. Quel che serve subito, di fronte all’immobilismo delle istituzioni, è costruire presidi di controllo permanente e stazioni di early warning organizzati dalla società civile: occorre capire cosa c’è che non va sul Tevere ed occorre farlo tutte e tutti insieme, dicono ad A Sud. In tal senso la citizen science è uno strumento formidabile ed è la maniera attraverso cui si possono rinsaldare quei legami di comunità che da tempo fanno la differenza nella cura del bene comune
In occasione della giornata mondiale dell’acqua esce oggi, pubblicato dall’associazione A Sud, lo studio “Giù al Tevere – Monitoraggio civico ambientale partecipato a Roma ”. Il report è il risultato di un intero anno di monitoraggi e analisi delle acque che ha confermato le criticità ambientali del fiume capitolino, dopo le tre morie di pesci occorse nell’ultimo anno e mezzo.
A Sud ha condotto le analisi in maniera indipendente e partecipata, grazie al coinvolgimento di cittadini e cittadine che hanno monitorato mensilmente il fiume negli 8 punti individuati dal protocollo scientifico, all’interno del tratto urbano di Roma, con lo scopo di cercare sostanze organiche e inorganiche.
Secondo i risultati, la maggiore criticità riguarda la presenza di sostanze organiche come ammoniaca e Escherichia coli, batterio fecale presente in concentrazioni rilevanti. È stato inoltre rilevato, in una unica circostanza, un livello molto alto di glifosato e AMPA, pesticida classificato come probabile cangerogeno. Si tratta di un dato preoccupante, che pur non trovando riscontro nei successivi rilievi, resta da approfondire attraverso ulteriori monitoraggi.
Secondo quanto pubblicato nel 2019 dal Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale, nel Lazio sono destinati all’Arpa e ai sistemi di protezione ambientale appena 36 milioni l’anno, che equivale ad appena 6,2 euro per abitante. Il Lazio è la penultima regione, seguita soltanto dalla Sicilia, per spese in strumenti di protezione ambientale a livello nazionale.
Le cause della presenza di sostante inquinanti e potenzialmente pericolose sono molteplici e l’unico modo per individuarle è svolgere nuovi e continui monitoraggi lungo il corso del fiume.
Per questo, tra le istanze derivanti dalle attività promosse, a cui ha partecipato anche il CRAP, Coordinamento Romano Acqua Pubblica, spicca la richiesta di un maggior impegno nelle attività di controllo svolte dagli enti preposti. Accanto a ciò, l’intensificazione dei controlli (da un punto di vista qualitativo e quantitativo) e la valorizzazione e messa a sistema delle esperienze di monitoraggio civico; assieme alla garanzia di accesso a dati ambientali affidabili, continuativi, interoperabili e aperti sono individuati come pre-condizioni per una piena tutela del territorio e dei diritti connessi
Le attività di monitoraggio, cui hanno partecipato oltre 70 volontari e 24 associazioni, sono state realizzate nell’ambito del progetto RomaUp, Reti Organizzate di Monitoraggio Ambientale Urbano Partecipato, finanziato dal programma periferiacapitale della Fondazione Charlemagne.
Anche nel corso del prossimo anno attivisti e cittadini continueranno a portare avanti monitoraggi indipendente per approfondire i risultati ottenuti e rafforzeranno l’interlocuzione con l’ente regionale e l’ARPA Lazio al fine di mettere in campo virtuose sinergie nel monitoraggio delle acque.
Secondo Bruna Gumiero, ecologa fluviale e docente presso l’Università di Bologna, coordinatrice scientifica delle attività di monitoraggio “occorre continuare a monitorare il fiume non solo per individuare le cause delle morie di pesci, che ricordiamo sono episodi molto gravi e che non dovrebbero accadere in un fiume come il Tevere, ma anche al fine di individuare la localizzazione delle morie”.
I monitoraggi svolti da A Sud insieme alla cittadinanza hanno mostrato due punti critici in particolare: uno sul fiume Aniene e l’altro subito dopo il depuratore di Roma Sud. “È come se il fiume Tevere arrivasse pulito in città e una volta arrivata la confluenza con l’Aniene iniziasse a peggiorare. Subito a valle del depuratore di Roma Sud poi, le condizioni peggiorano nuovamente” spiega Paolo Carsetti del CRAP – Coordinamento Romano Acqua Pubblica. Il valore dello studio non è semplicemente quello di riportare valori elevati di ammoniaca e batteri fecali (nel 79% la concentrazione del batterio eschericha coli è sopra il limite per l’idoneità alla balneazione dei corsi d’acqua dolce) ma di restituire un pezzo di fiume alla cittadinanza. La citizen science e il monitoraggio civico partecipato sono in tal senso strumenti concreti di attivazione e empowerment che possono contribuire a promuovere la cura collettiva dei luoghi.
Il programma periferia capitale ha scelto di investire su questo stumento e di continuare a farlo. Come afferma Stefania Mancini, Consigliera Delegata Fondazione Charlemagne. “il monitoraggio ambientale urbano e la citizen’s science possono essere elementi chiave sia per la messa a punto di servizi in grado di fornire dati sulla base dei quali prendere decisioni, sia per agire in modo corretto con interventi mirati sul territorio”.
“Il nostro obiettivo per il prossimo anno – aggiunge Laura Greco, presidente dell’ dell’Associazione A Sud, è anche quello di costruire presidi di controllo permanente e stazioni di early warning organizzati dalla società civile: occorre capire cosa c’è che non va sul Tevere ed occorre farlo tutte e tutti insieme. In tal senso la citizen science è uno strumento formidabile ed è la maniera attraverso cui A Sud si propone di rinsaldare quei legami di comunità che fanno la differenza nella cura del bene comune”
Stefano Botta dice
Ci sono due ponti che collegherebbero il III municipio con il IV, sull’Aniene, fatti costruire dall’ Acea, per le condutture dell’acqua.
Sarebbe estremamente importante che possano essere utilizzati dalla cittadinanza, a piedi o in bicicletta.