Il movimento armato M23 appoggiato dal Ruanda ha conquistato nei giorni scorsi la città di Goma, capitale di una provincia del Congo ricca di minerali essenziali per la produzione di apparecchi elettronici e per questo devastata da una guerra che dura da trent’anni. In Italia, la Repubblica democratica del Congo è stata al centro di alcune attenzioni per pochi giorni nel 2017 quando, vicino alla città di Goma, è stato ucciso Luca Attanasio, e nel 2023 per la visita di Bergoglio. Come ambasciatore Attanasio aveva spesso denunciato il traffico dei minerali e lo sfruttamento dei bambini: la sua morte resta “una grande questione collettiva”, dice in questa intervista Salvatore Attanasio, mentre racconta il figlio

Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, rappresentano una lunga serie di omicidi ignorati dai media internazionali e dal governo centrale di Kinshasa, distante in tutti i sensi dal martoriato Nord Kivu. Attanasio, che come ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo ha spesso denunciato il traffico dei minerali e lo sfruttamento dei bambini, ha creduto in un futuro migliore per quella terra. L’uccisione di Luca Attanasio e delle due persone che lo accompagnavano è “una grande questione collettiva”, dice in questa intervista Salvatore Attanasio, mentre racconta il figlio. Di certo quella morte ha aiutato a smascherare la morte di 6 milioni di persone di una guerra di estrattivismo feroce, finanziata dalle multinazionali.
Intervista a Salvatore Attanasio.
Luca nasce a Saronno il 23 maggio del 1977, ma ha vissuto a Limbiate in provincia di Monza e Brianza. L’infanzia è trascorsa serenamente in famiglia, molto seguito dalla nonna materna Anna. Puoi parlarci di lui?
Luca ragazzo era un sognatore che amava la pittura, la poesia ma non disdegnava i momenti di svago con gli amici di sempre in oratorio. Dopo la scuola media ha frequentato il liceo scientifico Majorana di Desio. Nel rendimento scolastico era nella media, ma la sua curiosità e libertà di pensiero lo mettevano al centro dell’attenzione. Durante il periodo liceale, Luca ha subito una profonda mutazione che da ragazzo un po’ ribelle lo ha trasformato in un giovane pragmatico pronto a discutere per far valere le sue idee.
Dopo il liceo ha deciso di frequentare l’Università Bocconi iscrivendosi alla Facoltà di Economia aziendale. Come ha proseguito gli studi?
Nel 1999 si è trasferito negli Stati Uniti all’Università di Richmond, in Virginia, per il programma di interscambio tra Università. Qui ha frequentato e superato con ottimi voti quattro esami. Rientrato in Italia, ha terminato il ciclo di studi in Bocconi dove si è laureato con il massimo dei voti e lode il 18 aprile 2001.
Luca aveva importanti offerte di lavoro da società di consulenza aziendali e da alcune banche ma voleva essere un Diplomatico. Come è proseguito il suo percorso?
Nel 2002 si è iscritto al Master di Diplomazia Internazionale presso l’ISPI a Milano, corso propedeutico al Concorso di Diplomazia, che superò. Nello stesso anno ha partecipato al Concorso Diplomatico, uno dei più difficili e selettivi della nostra Repubblica, che non ha superato causa la scarsa conoscenza della lingua francese, lingua obbligatoria tra le materie del concorso. Non si è dato per vinto, ha studiato con impegno il francese e l’anno successivo, nel 2003, ha superato il concorso.
In dicembre dello stesso anno entra nell’organico del ministero Affari Esteri, iniziando così la sua carriera diplomatica. Una importante esperienza. Come puoi descriverla?
Ha trascorso i primi due anni lavorando alla Farnesina presso la Direzione Generale per L’Africa dove si è fatto notare per il suo modo propositivo e le sue idee originali, tanto che nel 2006 è stato inviato presso l’Ambasciata d’Italia a Berna in qualità di Responsabile Commerciale anche se non aveva ancora maturato l’anzianità lavorativa sufficiente per tale ruolo. Nei quattro anni di permanenza a Berna si fa apprezzare per le capacità relazionali e la pragmaticità con cui operava.
Nel 2010 viene inviato come Console Generale a Casablanca, in Marocco, anche in questo caso non avendo la sufficiente anzianità per quel ruolo. In che senso Luca rivoluziona letteralmente il consolato?
Negli anni di permanenza in Marocco, Luca rivoluziona il consolato. Lo fa ristrutturare, ammodernare e soprattutto cambia il modo di lavorare negli uffici consolari tanto da far diventare il consolato di Casablanca tra i primi al mondo per efficienza. Si fa finanziare un impianto fotovoltaico che verrà installato al consolato diventando così il primo consolato italiano verde.
Nel Suo ruolo istituzionale, non mancava quell’umanità e generosità che ha caratterizzato tutta la sua vita. Puoi parlarcene?
Si recava periodicamente nelle carceri marocchine a visitare i nostri connazionali per verificare le condizioni in cui versavano e il trattamento ricevuto, preoccupandosi di dar loro anche un ricovero nel periodo di tempo tra l’uscita dal carcere e il rimpatrio in Italia. Era presente nella comunità italiana molto numerosa in Marocco visitando periodicamente tutte le sedi consolari.
A Casablanca nel 2011 conosce Zakia Seddiki che diventerà sua moglie nel 2015. Un incontro molto importante per la vita di Luca…
Certamente, nel 2013 viene richiamato a Roma per un importante incarico alla Farnesina dove resterà fino a settembre del 2015. Zakia lo ha seguito nella Sua nuova missione e a gennaio del 2015 si sposano con rito civile presso il Comune di Roma. In settembre viene inviato ad Abuja sede dell’Ambasciata d’Italia in Nigeria dove si trasferirà insieme a Zakia con l’incarico di Primo Consigliere d’Ambasciata, di fatto vice ambasciatore.
Luca ovunque si distingue per il suo approccio innovativo. Studia la realtà del territorio e, tra le tante iniziative redige un progetto di cooperazione per contrastare il traffico di esseri umani e la prostituzione proveniente dalla Nigeria. Giusto?
Il progetto ebbe il parere favorevole della rappresentanza UE ad Abuja e sarebbe stato finanziato dall’Europa per circa 50 milioni di euro in tre o quattro anni. Luca lavorò a questo progetto con una passione umanitaria straordinaria.
Nel settembre del 2017 viene nominato Ambasciatore d’Italia a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e qui si è trasferito con la famiglia. Luca ha fatto tanto per quella terra.
Si rende subito conto delle condizioni di miseria della popolazione, soprattutto dei bambini abbandonati che vagano per la città. Di fronte a tanta povertà, insieme a Zakia decide di fondare a Kinshasa l’associazione MamaSofia con lo scopo di dare assistenza sanitaria ai bambini e alle donne. Attua un piano per distribuire del cibo nella città ai poveri. Visita le comunità italiane sparse sul territorio, oltre a Kinshasa, in Congo Centrale, nella regione del Kivu, dando concreto supporto, soprattutto ai missionari che operano nelle zone più sperdute del Congo. Non tralascia il Suo compito istituzionale sviluppando un lavoro di relazioni con il governo congolese poiché l’Ambasciata era priva di Ambasciatore da oltre un anno. Durante la permanenza a Kinshasa è stato apprezzato per il suo impegno sia dagli italiani che dai congolesi.
Che tipo di aiuto possono dare gli ambasciatori alla grande causa della pace tra i popoli?
Gli ambasciatori rappresentano lo stato nei paesi in cui operano. Secondo me, il loro lavoro è fondamentale per costruire relazioni di cooperazione con lo stato ospitante atte a garantire certamente la sicurezza dei connazionali ma anche a contribuire, nel rispetto dei ruoli istituzionali, al benessere del paese ospite, specialmente in quelle terre dove la stabilità e la giustizia sociale sono una chimera. Sarebbe rientrato a Roma con la famiglia nel settembre del 2021. Purtroppo, il 22 febbraio dello stesso anno, un agguato terroristico a Kibumba, a pochi chilometri da Goma, nella regione del Nord Kivu, ha spezzato la sua vita.
Ancora oggi, a distanza di quattro anni dalla scomparsa, numerosi sono i riconoscimenti e le intitolazioni di sedi istituzionali a lui dedicate.
Sì, numerosi in questi anni sono stati i riconoscimenti di istituzioni e organizzazioni umanitarie alla memoria. Luca, ambasciatore a soli quarant’anni, tra i più giovani ambasciatori al mondo, gigante di umanità e generosità, è stato il pioniere di una Diplomazia generativa e innovativa, un vero costruttore di pace. Sognava un mondo migliore, purtroppo il suo sogno è stato interrotto il 22 febbraio del 2021.
Grande, Luca! dovrebbero avere motivazioni simili, oltre ad una forte professionalità, tutti quelli che svolgono cariche istituzionali.
Grande Luca. Ho lavorato come medico in tante attivita’ di cooperazione internazionale e mi viene di paragonarlo a Carlo Urbani che lavorando per la WHO contrasse la SARS e mori’.