
Anche questo 2024 si è susseguito con una strage dopo l’altra, in cui decine di migliaia di persone in transito hanno perso la vita o risultano disperse lungo il cammino attraverso il Mediterraneo.
Solo ad inizio anno, sulle coste italiane e nordafricane tra Tunisia e Libia, Lampedusa, Calabria e Sardegna si sono verificati numerosi naufragi invisibilizzati dai vuoti numeri, sommati alle liste precedenti, di cui alcuni emersi grazie alle denunce dei familiari.
Il 5 febbraio scorso si registrava la scomparsa di almeno 18 persone, tra cui il piccolo AnasZwebi, a seguito di un naufragio di un gommone partito dalle coste di Biserta, Tunisia e i cui corpi sono stati parzialmente rinvenuti e poi identificati in diverse spiagge del sud Italia lo scorso aprile.
Appena un anno dopo la Strage di Steccato di Cutro di cui ancora portiamo aperta la ferita, altre stragi in mare si sono verificate sotto i nostri occhi ma lontano dall’interesse pubblico che lascia nell’oblio del mare e del lutto delle famiglie innumerevoli vite.
Lo scorso 6 marzo Rahman Farazi, ragazzo 19enne, muore dopo essere stato soccorso in mezzo al Mediterraneo dalla Ong Sea-Watch che lo aveva recuperato in condizioni estremamente critiche a causa dei fumi tossici della benzina che aveva respirato nella stiva della barca partita dalla Libia.
Rasel, il fratello maggiore, ha lottato fino alla fine per poterlo identificare e rimpatriata in Bangladesh. Solo il 6 giugno il corpo di Rahman ha lasciato la camera mortuaria del cimitero di Pozzallo per ritornare in Bangladesh, dove la sua famiglia ha potuto commemorare la sua morte.
Il 17 giugno, un naufragio di un imbarcazione con oltre 70 persone a bordo affondava a circa 120 miglia dalle coste della Calabria, in cui solo 11 persone sopravvissute,
Il naufragio di Roccella Jonica, al contrario di Cutro, è stato completamente ignorato, nessuna notizia o immagine trasmessa, nessun cordoglio delle istituzioni, nessun commento delle cariche di governo e dello Stato,nel tentativo istituzionale di silenziare e frammentare l’accaduto e disperdere le diverse responsabilità che ancora attendiamo vengano condannate anche per Cutro e tutte le altre stragi.
Il medesimo giorno si verificava parallelamente la straordinaria operazione di recupero di 10 corpi privi di vita oltre al soccorso di 51 persone tratte a salvo, da parte della nave Nadir della nave RESQSHIP, tra esse il corpo di Ishtiaq, che si trovava bloccato nel fondo della stiva.
L’equipaggio di Nadir ha dovuto squarciare il legno per estrarre tutte le salme, riportandole sulla terra ferma insieme ai sopravvissuti e così restituire loro un nome e degna sepoltura.
A fine giugno, tra il 29 e 30, veniva recuperato il copro di #IjazFiras, invece, morto durante la traversata dopo esser partito dalla Libia a bordo di un peschereccio con altre 186 persone a bordo, soccorse dalla Ong SOS-Humanity-1.
Il 7 luglio un altra imbarcazione, partita da Zwara con 43 persone a bordo, naufragava nelle acque di Lampedusa a seguito del quale venne rinvenuto il corpo di quello che poi sarà identificato come Youssef Kafafy sulle coste dell’area denominata “Tabaccara”.
Ad agosto e durante l’intera estate si aggiungono i numerosi dispersi di cui non abbiamo notizia: Il 3 agosto, un altro naufragio antestante alle coste di Siracusa, si verifica per una collisione tra un imbarcazione in distress e la nave della guardia costiera uscita a cercarli.
A seguito del naufragio, moltissime persone si sono ritrovate in acqua a causa del violento impatto, poi tutte recuperate, tranne una, #Abdul Rahman, ad oggi disperso. Quella notte di Abdulrahman si sono perse le tracce, mentre altre due persone sono decedute successivamente, Shaouqi durante il trasbordo al porto di siracusa e Abu Hamza dopo il ricovero per le lesioni e fratture riportate.
Il dolore per questi crimini di Stato, la rabbia per l’ingiustizia di tanta violenza la portiamo con noi ogni giorno, insieme a tutte le familiari delle persone che muoiono o scompaiono lungo i confini d’Europa, per essere testimoni di quanto sul finire dell’anno ci sono ancora innumerevoli stragi invisibilizzate che non terminano, che al contrario, aumentano con l’incrementare delle politiche genocidarie.
Siamo al fianco di tutte le persone che si muovono nel mondo mettendo a repentaglio la propria vita cercando di salvarla, accanto alle madri, sorelle, padri e fratelli che ogni giorno di ogni anno fanno i conti con il dolore di un lutto impossibile da elaborare e con la lotta quotidiana per verità e giustizia.
Non abbiamo nulla da celebrare, nostro compito è ricordare che queste stragi non sono imprevedibili né inevitabili. Restiamo qui a denunciare le politiche di morte, le assoluzioni a decreti criminalizzanti, le morti silenziate, la sistematica mancanza di verità, il discorso securitario e punitivo che tenderà a distorcere la storia e le storie, a sopprimere la memoria oltre che la vita.
Vi credete assolti ma siete tutti coinvolti. Noi vi accusiamo e continueremo a sostenere chi lotta ogni giorno per la libertà e ricordare le nostre morti, le morti di tutte!
Con la promessa di essere una sola Memoria Mediterranea su ambe sponde del mare. Il mare non si può recitare, il mare non può dimenticare.
Avremo cura di queste morti, di questi nomi, di queste vite, ogni giorno della nostra.
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