Coma abbiamo fatto più volte nei mesi scorsi abbiamo tradotto la più recente scheda di analisi climatica elaborata da Hansen e Sato, che evidenzia le più recenti mutazioni del clima del pianeta. James Hansen, è forse l’economista più di sinistra degli Stati Uniti, molto noto sia per la sua partecipazione alle lotte contro le imprese fossili che per le sue prese di posizione molto decise di fronte alle maggiori autorità del suo paese e internazionali. In Italia è conosciuto anche per il suo libro del 2010, dal titolo che non lascia spazio a dubbi: “Tempeste” (Edizioni Ambiente, introduzioni di Mercalli e Caserini), dove già allora evidenziava tutti gli aspetti più drammatici della crisi climatica. All’epoca le sue analisi hanno suscitato gli interessi non solo di ambientalisti ma anche di scienziati ed esperti e rileggerlo ancora oggi costituisce uno strumento di grande utilità che richiede solo pochi aggiornamenti dei dati relativi ai principali fenomeni di danno ambientale. Le analisi e le preoccupazioni sono tutte quelle attuali, finora trascurate da governi e organismi internazionali, compresi i principali meccanismi che stanno per superare “il punto di non ritorno” che minacciano la vita sul pianeta

La Temperatura Globale nel 2022
La temperatura superficiale globale nel 2022 è stata di +1.16°C (2.1°F) nelle analisi (1, 2, 3) relative al 1880-1920 del GISS (Goddard Institute for Space Studies della Nasa), che risulta il quinto anno più caldo nel registro strumentale. L’attuale fase fredda del ciclo del El Niño/La Niña – che domina la fluttuazione della temperatura globale anno per anno – ha un effetto rinfrescante annuale che è massimo nel 2022 (Fig.1).
Nonostante ciò, il 2022 è stato all’incirca di ~0.04°C più caldo del 2021, probabilmente a causa dello squilibrio energetico planetario che non ha precedenti (vi è più energia in entrata che in uscita). La Niña, che già dura da tempo, è improbabile che prosegua. Condizioni neutrali tropicali sono previste per la primavera dell’Emisfero Nord, con un continuo riscaldamento nel corso dell’anno. Di conseguenza, il 2023 dovrebbe essere notevolmente più caldo del 2022 e la temperatura globale nel 2024 è probabile che raggiunga +1.4-1.5°C. In tal modo, il nostro primo pagamento faustiano, che è di approssimativamente +0.15°C, è stato effettuato.

- 1 2020 1.29
- 2 2016 1.28
- 3 2019 1.24
- 4 2017 1.19
- 5 2015 1.165
- 5 2022 1.162
- 7 2021 1.12
- 7 2018 1.12
- 9 2014 1.01
- 10 2010 0.99
Classificazione dei dieci anni più caldi nei rilievi strumentali, basati sulle analisi delle temperature del GISS.

I nove anni più caldi nei rilievi dell’GISS (Goddard Institut for Space Studies della Nasa) sono stati gli ultimi nove anni (Tavola 1). Le mappe globali della temperatura relativa alle medie del 1880-1920 di questi nove anni sono indicate cronologicamente nella Figura 1. L’effetto refrigerante di La Niña sull’Oceano Pacifico tropicale ha avuto un massimo nel 2022 (in basso a destra nella mappa della Figura 1), tuttavia la temperatura globale è cresciuta moderatamente nel 2022, invece di essere in calo (Fig.2).
Noi attribuiamo il riscaldamento globale, nonostante il raffreddamento delle aree tropicali, all’attuale squilibrio energetico terrestre (EEI, Earth Energy Imbalance) (Fig. 3).
Il cambiamento della temperatura globale è modesto, in quanto negli ultimissimi anni il raffreddamento tropicale, che è a breve termine, si è contrapposto al riscaldamento causato dall’uomo, che è a lungo termine. La situazione è destinata a cambiare rapidamente nel prossimo biennio. Ci sono due fattori basilari che costituiscono una spinta verso un riscaldamento accelerato.
Il primo, è che vi è un persistente e ampio squilibrio energetico terrestre. Quest’ultimo fluttua anno per anno perché è sensibile alla copertura nuvolosa che, a sua volta, è sensibile alla variabilità dinamica degli oceani. Tuttavia, nell’ultimo decennio la terra si è trovata fuori dall’equilibrio energetico per più di 1 W/m2 (Fig. 3).
Uno squilibrio crescente che velocizza il tasso di crescita netto della forzante climatica creata dall’uomo. (Nota 4).
Durante il periodo che va dal 1970 al 2010, la forzante derivante dai gas serra è aumentata di circa ~0.45 W/m2 per decennio, ma tale riscaldamento è stato parzialmente compensato dall’effetto refrigerante degli aereosol prodotti dall’uomo determinando un incremento netto della forzante di circa ~0.3 W/m2 per decennio. Dal 2010 circa la forzante climatica legata agli aereosol è in calo a causa di una riduzione dell’inquinamento atmosferico in Cina e di una regolamentazione del contenuto di zolfo nei combustibili utilizzati dalle navi.
Il minore raffreddamento dovuto agli aereosol incrementa la crescita netta della forzante a 0.5-0.6 W/m2 che dovrebbe far aumentare il tasso di riscaldamento decennale di almeno il 50%. (4)


Il secondo è che i modelli climatici globali attualmente predicono in modo consistente che la fase di La Niña, che incide sulle temperature tropicali del Pacifico, volgerà con rapidità verso un arresto nel 2023 con uno spostamento verso condizioni come quelle di El Niño nella seconda metà del 2023. La Fig. 4 mostra i risultati del modello del NOAA NCEP (National Center for Einvironmental Prediction).
L’anno scorso il modello del NCEP prediceva che La Niña sarebbe continuata (Fig. 4a); questa previsione si è rivelata corretta. Il modello NCEP adesso predice un ritorno a condizioni neutrali nei prossimi mesi a venire (Niño3.4 tra -0.5°C e +0.5°C), con l’ El Niño che probabilmente inizierà nell’ultima metà dell’anno. Altri modelli globali, in media, danno una tendenza più forte per El Niño. (6)
Benché vi sia consenso nei modelli sull’attesa di un El Niño, la dimensione del riscaldamento globale è difficile da prevedere. L’ampiezza della “cresta” delle previsioni per un singolo modello (Fig.4) mostra la difficoltà della previsione dovuta alla variabilità che è intrinseca al sistema dinamico. Al contrario, il ritardo del cambiamento della temperatura globale, che consegue all’inizio del riscaldamento nei tropici, è ragionevolmente coerente con dei El Niño moderati o forti.


La temperatura globale, la temperatura di El Niño3.4,e la temperatura dei 300 m superiori dell’oceano equatoriale (longitudine 100W-180W) sono comparate nella parte superiore della Fig. 5 (nel periodo con la data per tutti e tre).
Il Niño3.4 e le temperature a 300 m sono altamente correlate; la temperatura di El Niño3.4 rallenta per via dei 4 mesi che impiega l’anomalia della temperatura a raggiungere la superficie e raggiungere l’area del Niño3.4. Il Niño3.4 e le temperature a 300 m sono all’incirca egualmente predittori affidabili per la temperatura globale, entrambe con una correlazione che è un po’ meno del 60 %. La temperatura a 300 m richiede un più lungo tempo di risposta per una previsione.
Il costante ritardo della temperatura globale, conseguente la temperatura del Niño3.4 per El Niños modesti o forti, è più chiaro nella Fig. 6. Richiamiamo l’attenzione sul divario tra la temperatura globale durante gli ultimi anni passati e la temperatura “predetta” dal Niño3.4. Ipotizziamo che la consistente differenza tra queste due curve, dal 2015, è un’indicazione dell’effetto sulla temperatura globale causata dalla riduzione della forzante dovuta all’uomo attraverso la produzione di aereosol.
La differenza tra queste due curve offre una misura approssimata di questo presunto effetto aereosol. La grande caratteristica di segno opposto, che si riscontra agli inizi del 1990, è dovuta all’incremento di breve durata degli aereosol nella stratosfera causati dall’eruzione nel clima del Pinatubo.
Il primo pagamento del patto faustiano per quanto riguarda gli aereosol (7) è stato quindi ora effettuato. Tale primo pagamento sembra essere di circa ~0.15°C. Come il Dr. Faust tirato via urlante da Mefistofele, non abbiamo scelta: faremo questo pagamento che, insieme con il riscaldamento di El Niño, probabilmente porterà la temperatura globale nel 2024 a +1.4-1.5°C relativamente al 1880-1920. Nonostante ciò, ci sono rimaste delle opzioni per affrontare tale questione in una prospettiva a lungo termine: di questo ne discuteremo altrove.
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1 Hansen, J., R. Ruedy, M. Sato, and K. Lo, 2010: Global surface temperature change, Rev. Geophys., 48, RG4004, doi:10.1029/2010RG000345.
2 Lenssen, N.J.L., G.A. Schmidt, J.E. Hansen, M.J. Menne, A. Persin, R. Ruedy, and D. Zyss, 2019: Improvements in the GISTEMP uncertainty model (Miglioramenti nel modello sull’incertezza GISTEM) GISTEMP (uncertainty model), J. Geophys. Res. Atmos., 124, no. 12, 6307-6326, 10.1029/2018JD029522.
3 Le analisi attuali del GISS impiegano il NOAA ERSST.v5 per la temperatura sulla superficie del mare, GHCN.v4 per le stazioni metereologiche e per I dati della ricercar della stazione in Antartide, come descritto nelle note 1 e 2.
4 Hansen, J., M. Sato, N. Loeb, L. Simons and K. von Schuckmann, Earth’s energy imbalance and climate response time (Lo squilibrio energetico della terra e tempo di risposta del clima), 22 December 2022.
5 Loeb, N. G., Johnson, G. C., Thorsen, T. J., Lyman, J. M., Rose, F. G., & Kato, S., Satellite and ocean data reveal marked increase in Earth’s heating rate (I dati satellitari e oceanici rivelano un marcato incremento nel tasso di riscaldamento terrestre), Geophys. Res. Lett. 48, e2021GL093047, 2021.
6 Le previsioni (forecasts) del NOAA National Center for Environmental Prediction sono disponibili e aggiornate settimanalmente. Un nuovo insieme di esecuzioni del modello climatico è effettuato ogni settimana. Il grafico 24 del settimanale ENSO Evolution, Status and Prediction mostra la media di altri modelli globali relativi all’atmosfera e all’oceano come il “DYN AVG.”
7 Hansen, J., 2009: Storms of My Grandchildren, Bloomsbury, New York, 320 pagine.
Articolo tradotto per comune info da Susanne Giovannini
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